15. Ott. 1823.
[3696,2]
Alla p. 3687.
Che adoleo o certamente il semplice oleo esistesse una volta, v. il Forcell. in Obsolesco,
principio. Dico un oleo e un adoleo diverso
3697 da quelli
che ancora {esistono,} o con diverso significato. Qual
fosse questo significato nol saprei dire. Il
Forc. l. c.
dice cresco, ma questo è il significato de'
derivativi adolesco ec. e proprio del genere e forma
grammaticale d'essi derivativi. Si può anzi dire che il tema che noi cerchiamo
esista ancora; in obsoleo cioè ed in exoleo, de' quali
però v. il Forc. Se obsolesco è da obsoleo, exolesco da exoleo, ciò è lo stesso che dire che adolesco, inolesco ec. sono
da adoleo
inoleo ec. Tutti questi da un medesimo tema, e la
ragion degli uni è quella degli altri. Da ben diverso tema deriva il verbo obsolesco chi lo deriva (e fors'anche obsoleo) da ob e soleo
(Forcell. l. c.). Ma chi fa così mostra non aver considerato
i fratelli carnali di obsolesco ne' quali la prima s non comparisce; nè il verbo exoleo, fratello di obsoleo, il quale non
può esser che da ex e oleo.
Negar che questi verbi sieno fratelli è da stolto. Il significato lo prova. Exolesco e obsolesco
vagliono, si può dire, altrettanto. Gli altri corrispondono, secondo le
preposizioni rispettive.
3698 Di più, soleo ha forse il perfetto solui o solevi? fa forse nel supino soletum? nel participio soletus? Or così fa ed ha obsoleo. {+E se obsoleo non ha che fare con soleo,
come dunque obsolesco? si potrà negare che questo
venga da obsoleo? oltre che ciò è più ch'evidente
per se, e per tanti altri esempi analoghi, nol mostra l'esempio affatto
compagno, di exolesco da exoleo?} Finalmente che la prima s
di obsolesco e di obsoleo
spetti alla preposizione ob, vedi la p. 2996. e le quivi richiamate [p.
3006-7]
[p.
3001.fine]
[p.
3696,1]
[p.
3264]
[p.
3695]
[p.
4004,].
[3698,1] Del resto chi volesse dire che il proprio preterito
perfetto di oleo, adoleo e
simili fosse e dovesse essere olui, adolui ec. onde adolevi
inolevi ec. non sieno propri di adoleo, inoleo (ignoto), ma di adolesco veramente e di inolesco ec., osservi che anche l'altro oleo
ne' composti fa olevi per olui (Forc. in oleo); {# 1. neo - nevi, fleo - flevi ec.
ec.} e che queste desinenze evi ed ui, sono in verità una sola, cioè varie solamente di
pronunzia, perchè gli antichi latini massimamente, e poi anche i non antichi, o
meno antichi, ed anche i moderni ec., confondevano spessissimo l'u e il v
{#2. V. p. 3708..} (che già non ebbero se non un solo e comune
carattere): sicchè olevi è lo stesso che olui, interposta la e per
dolcezza, ovvero olui è lo stesso che olevi, omessa la e per
proprietà di pronunzia. Giacchè il v di questo e l'u di quello non furono mai considerate
3699 da' latini se non come una stessa lettera. Così
nell'ebraico, così nelle lingue moderne, sino agli ultimi tempi, e dura ancora
ne' Dizionari delle nostre lingue (come ne' latini) il costume di ordinar le
parole come se l'u e il v
nell'alfabeto fossero una lettera stessa, ec. ec. ec. Dunque non saprei dire, nè
credo che si possa dire, se il vero e regolare e primitivo perfetto della
seconda coniugazione abbia la desinenza in evi o in
ui, se sia docui o docevi: e piuttosto si dee dire che, se non ambo
primitive, ambo queste desinenze son regolari, anzi che sono ambo una stessa. Io
per me credo che la più antica sia quella in evi,
anticamente ei (conservata nell'italiano: potei, sedei ec. che per
adottata corruzione e passata in regola, si dice anche sedetti
{#1. Tutti i nostri perf. in etti sono primitivamente e veramente in ei, quando anche questa desinenza in molti verbi
non si possa più usare, e sia divenuta irregolare, perchè posta fuori
dall'uso, da quell'altra benchè corrotta e irregolare in origine, come
appunto lo fu evi introdotta per evitar l'iato,
come etti. E qui ancora si osservi la
conservazione dell'antichissimo e vero uso fatta dal volgar latino sempre,
sino a trasmettere a noi i perf. della 2.a in ei.
Puoi vedere la p. 3820.}
ec.), poi per evitar l'iato eϜi, e poi evi (come ho
detto altrove pp. 1126. sgg. del perfetto della prima: amai, conservato nell'italiano ec. ama
ϝ
i, amavi), indi vi (docvi) o ui (docui), ch'è tutt'uno, e
viene a esser contrazione di quella in evi (docevi). Ed è ben consentaneo che da doceo si facesse {primitivamente} nel perfetto, docei,
3700 conservando la e,
lettera caratteristica della 2.da coniugazione come l'a nella prima, onde l'antico amai. Ma l'u com'ebbe luogo nella desinenza de' perfetti della
seconda, essendo una lettera affatto estranea alle radici (come a doceo) ec.? {Impleo (compleo
ec.) - deleo (v. la p. 3702.)
es evi etum. Perchè dunque p. e. dolui e non dolevi? come
delevi che v'è sola una lettera di svario.
{+Perchè dolĭtum e non doletum?} O se
dolui, perchè delevi
e non delui? (v'ha però forse abolui, ed anche adolui ec. p. 3702. e ivi marg.) V. p. 3715.} Si risponde
facilmente se si adottano le cose sopraddette: altrimenti non si può spiegare.
L'u ebbe luogo nella seconda, come il v, ch'è la stessa lettera, ebbe luogo nella prima e
nella quarta: per evitar l'iato. L'u e il v ne' perfetti di queste coniugazioni e nelle
dipendenze de' perfetti sono dunque lettere affatto accidentali, accessorie,
estranee, introdotte dalla proprietà della pronunzia, contro la primitiva forma
d'essi verbi, benchè poi passate in regola nel latino scritto. Passate in regola
nelle due prime. La quarta è l'unica che conservi ancora il suo perfetto
primitivo (come la terza {generalmente e regolarmente,}
che non patì nè poteva patire quest'alterazione) insieme col corrotto: audii, audivi. Il latino
volgare per lo contrario non conservò, e l'italiano non conserva, che i
primitivi: amai, dovei, udii. Queste osservazioni mostrano l'analogia (finora,
3701 credo sconosciuta) che v'ebbe primitivamente
fra la ragion grammaticale, la formazione la desinenza de' perfetti della 1. 2.
e 4. e che v'ha effettivamente fra l'origine delle forme e desinenze di tutti e
tre. Analogia oscurata poscia e resa invisibile dalle alterazioni che dette
desinenze variamente ricevettero nella pronunzia, nell'uso ec., le quali
alterazione[alterazioni] passate in regola,
furono poi credute forme primitive ec. {#2.
Forse la coniugazione in cui più verbi si trovino che abbiano il perfetto (e
sue dipendenze) veramente primitivo, {+e ciò} senz'averlo doppio come que' della
quarta, {+ne' quali l'un de' perfetti
non è primitivo,} si è la 3.a}
[3701,1] Tornando a proposito, adultum
{#1. mutato l'o
in u al solito: volgus -
vulgus ec. come ho detto in 100 altri luoghi
pp. 2195-96
pp. 2325-26. Così da {colo}
colui, colitum - coltum - cultum. Vedi la
pag.
3853-4.} di adolesco e di adoleo è contrazione di adoletum, anzi di adolitum, supino regolare
di adoleo, come docitum di
doceo, poi contratto in doctum. Infatti inolesco (o piuttosto
l'ignoto inoleo) ha inolĭtum
non inoletum. Obsoletum, exoletum e simili, sono irregolari, e corruzioni
dell'ignoto exolitum, obsolitum. Se però docitum non è corruzione
di docētum, che sarebbe regolare come amātum da amare. Ovvero
3702 se doctum non è
contrazione di docetum, come docui di docēvi. Onde il regolare e
primitivo supino della 2. sia in ētum da ēre, come exoletum, netum, {{fletum}}, suetum (dall'ant. sueo) ed altri tali, e come amatum da amāre; e quelli in itum, come exercĭtum, habĭtum ec. sieno corruzioni, come domĭtum e simili sono corruzioni di domātum ec. Io così credo. {{V. p.
3704. e 3853.
3871.}}
[3702,1] Si attribuisce ad adolesco
anche il perfetto adolui. Forc. in adolesco. {+Aboleo es evi
ĭtum pur da oleo. Prisciano ammette anche abolui. Abolesco neutro. Deleo es evi etum pur da oleo. V. Forc. in Deleo e Leo es. Oboleo es ui. Obolitio.
Suboleo es ui - Subolesco
is.}
[3702,2]
Adoleo nel senso nel quale ei può aver generato adolesco si trova veramente ancora. Forc. in Adoleo. Siccome
adolesco trovasi ancora in senso conforme
all'usitato di adoleo. Forc. in adolesco.
[3702,3] Il senso di oleo (diverso
o tutt'uno con l'oleo che ancora abbiamo) dovette
esser poco diverso da cresco. Infatti obsoleo di senso appena {o
nulla} differisce da obsolesco. Così dunque
dovette essere adoleo rispetto a adolesco. ec. V. Forcell. in Adoleo. Il quale forse da bruciare ne'
sacrifizi fu trasferito ad accrescere, come
per lo contrario mactare
3703 da accrescere ad immolare, sacrificare ec. E
similmente si potrà dire di oleo ec. ec. Cioè che il
suo primo significato fosse ulire (com'è oggi), indi
abbruciar cose odorifere ec. (come adoleo), indi accrescere o
crescere, nel qual ultimo senso ei sarà stato
preso ne' composti - derivati, adolesco, exolesco ec. nel composto obsoleo, in exoleo ec. ed avrà prodotto il
derivato olesco, cioè cresco, di cui v. Forcell. e vedilo ancora in macto ec. ec. {+e in
sobolesco.}
(15. Ott. 1823.).