10. Nov. 1823.
[3853,1]
Alla p. 3702.
La considerazione da me altrove fatta pp. 3723-24 che i supini vengono dai
perfetti, facilmente spiega il perchè l'ētum propria e
regolare desinenza della 2. sia stato per lo più cambiato in ĭtum, soppresso poi sovente, e forse il più delle
volte, l'i. La cagione si è che l'ēvi de' perfetti di essa coniugazione fu cangiato in ui, e il come, si è benissimo dichiarato di sopra. Con
ciò si dichiara facilissimamente e bene, il come l'ētum de' supini (che in molti di essi ancor trovasi) sia passato in
ĭtum ec. mutazione che senza ciò difficilmente si
spiegarebbe, non solendo l'ē passare in ĭ ec. Docĭtum per docētum, {+(merĭtum di mereo e
simili che ancor si trovano e sono anche per lo più gli unici supini
superstiti de' rispettivi verbi, o i più usitati ec.)} onde doctum, è da docui per docēvi, come domĭtum per domātum è da domui per domāvi, nè
3854 più nè meno
(v. la p. 3715-7. p. 3723. ec.). E chi vuol vedere la
contrazione di doctum anche ne' supini della prima in
ĭtum, fatti dai perfetti in ui, come è doctum, osservi sectum, nectum da secui, necui, enecui di secare, necare ec. Se il perfetto de' verbi della 2. si
conserva in evi, il supino che ne nasce è in ētum e non altrimenti, come deleo
es evi etum. Se il supino è in ĭtum o
contratto, mentre il preterito è in evi, come abolĭtum di aboleo
abolevi, adultum di adoleo evi (comparato con adolesco: adolesco ha evi, adoleo ha ui), allora esso supino non nasce certo dal perfetto in evi, ma nasce ed è segno certo di un {altro} perfetto noto o ignoto, in ui. Infatti ne' citati esempi, Prisciano riconosce ad aboleo un abolui, e bene: adolui di
adoleo è noto e usitato; è noto anche adolui di adolesco, benchè
rarissimo, dice il Forcell.
{{V. p. 3872.}}
[3854,1] Mi pare che queste osservazioni sieno mirabilmente
utili a scoprire l'analogia, la ragione, le cause della lingua e grammatica
latina, e delle sue apparenti anomalie ec. ec. e a stabilir regola e cagione
dove gli altri non veggono che capriccio, varietà, {disordine, arbitrio} e caso ec. (10. Nov. 1823.).