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21. Luglio. 1823.

[3001,3]  Alla p. 2996. fine. Che obstino venga da obs e teneo v. Forcell. in obstinatus princip. e in obscenus princip. Se anche obscenus viene da obs, notisi l'analogia. Perocchè nella composizione, alle parole  3002 comincianti p. c, q, t non si premette mai la prep. a o ab ma sempre abs. Così dunque se obscenus viene da cano o da caenum, bene sta che non si dica obcenus ma obscenus. {#1. Oscillo, secondo me, è da obs e cillo as, e vale quasi obciere, obmovere, obcire. Dico poi cillo as, non cillo is come il Forc., perchè è chiaro che nel luogo di Festo cillent (optativ.) è voce della prima; perchè cillo dev'essere stato un diminutivo di cio o di cieo, come conscribillo ec. (v. la p. 2986.) che sono della prima, benchè conscribo ec. sieno della 3.a; perchè veggo oscillans, oscillatio, e il nostro oscillare ec. e lo stesso Forc. dice oscillo as, non is. V. in Forc. tutte queste voci e oscillum e cilleo. Se oscillo as fosse fatto da cillo is o cilleo es, esso apparterrebbe a questa nostra categoria, come obstino as, da teneo es, ec. Non pare che il Forc. si sia accorto che cilleo o cillo spetta indubitatamente a cio, o cieo.} E così dunque altresì ben si dice ostendo cioè obstendo, obstino non obtino. I {più} moderni trascurarono questa regola e dissero obtendo, obtineo ec. In luogo del qual ultimo verbo pare che gli antichi dicessero obstineo, in significato però di ostendo. V. Forcell. in obstinet. E forse molti verbi o voci latine composte comincianti per os, le quali si dicono formate dal nome os, non lo sono infatti che da obs, come p. e. oscen inis che si dice fatto da os e cano (quasi si cantasse {mai} con altro che con la bocca), viene {forse} veramente da obs e cano. Infatti occinere cioè obcinere (che secondo l'antica regola sarebbe stato obscinere, e quindi oscinere come ostendere, il quale anch'essi[esso] da taluno è scioccamente derivato da os, in manifesto dispetto del significato) si diceva degli uccelli d'augurio, e dal modo in cui Livio l'adopra par che questa voce fosse solenne in tal  3003 proposito. V. Forcell. in occino, occento, occentus, {occano, obcantatus, obcanto.} Io dubito anche molto che quelle voci che si dicono derivate da sursum contratto in sus (eccetto susque) come sustineo, sustollo, suspendo, suspicio ec. ec. vengano infatti da sub (terza prepos. terminata in b, come ob ed ab), e sieno originariamente substineo, substollo ec. introdotta la s per proprietà di lingua; e vagliano tener di sotto, innalzar di sotto, cioè esprimano l'azione che si fa di sotto in su, come in ispagn. subir non vale già scendere o andar sotto, ma salire, cioè andare di sotto in su. Così spesso il latino subire. V. Forcell. nel quale troverai ancora subvenio per supervenio. {{V. p. 3558.}} {Subrepere nel luogo di Plinio cit. dal Forc. v. Sauroctonus, non è propriamente altro che repere di sotto in su, poichè questo è (s'io ben mi ricordo) quel che fa la lucerta nell'Apollo Saurottono del museo pio-clement., la quale non repit clam, ma scopertamente, {e non iscende, ma} salisce su per un albero. Plinio poi usò il tema repere come appropriato alla lucerta, ch'è quasi un reptile. Il detto Apollo è certo una copia di quel di Prassitele, di cui Plinio.} Del resto l'inserimento della s trovasi ancora dopo altre preposizioni, ed appunto al caso nostro fanno destino e praestino fratelli carnali di obstino, fatti da de o prae e da teneo (v. Forc. in Destino e Praestino) e non già da un sognato stino, come vogliono alcuni. E questi due verbi eziandio, spettano alla categoria di cui parliamo, massime che essi, e  3004 specialmente destino hanno forza tutta continuativa. (21. Luglio. 1823.).