21. Luglio. 1823.
[3000,2]
Alla p. 2922.
fine. Alcune volte noi diciamo volere anche di cose animate, anche degli uomini, ma relativamente a
ciò che non dipende dalla lor volontà, o che non può dipender da volontà, o che
anche è contrario affatto alla lor volontà; e lo diciamo non solo per ischerzo,
ma eziandio seriamente, in virtù dell'idiotismo che ho preso a illustrare. P. e.
il tale non vuole ancora guarire, cioè, ancor non guarisce: e
il verbo volere ridonda. Qua si dee riferire un luogo di Platone nel Sofista
ed. Astii t. 2. p.
246.
3001 v. 7. A. dove οὐδέποτ᾽ ἂν
ἐϑέλειν μαϑεῖν è lo stesso {{che}} οὐδέποτ᾽ ἂν μαϑεῖν, e
ben lo rende l'Astio
{nec} numquã fore ut discat,
ridondando elegantemente ἐϑέλειν. Se però non si vuol dire che in questo luogo
equivalga a μέλλειν, appunto come il nostro volere nei
casi specificati di sopra, e in ciò pure sarà notabile la conformità del nostro
idiotismo coll'attico. (21. Luglio. 1823.).