[819,1]
819 Che cosa è barbarie in una lingua? Forse quello che
si oppone all'uso corrente di essa? Dunque una lingua non imbarbarisce mai,
perchè ogni volta ch'ella imbarbarisse, quella barbarie non potendo essere in
altro che nell'uso corrente (altrimenti sarà barbarie parziale di questo o di
quello, e non della lingua), non sarebbe barbarie essendo conforme all'uso.
Barbaro nella lingua non è dunque altro se non quello che si oppone all'indole
sua primitiva: e chiunque ponga mente, converrà in questo: giacchè in fatti una
parola, uno scrittore barbaro ordinarissimamente sono conformi all'uso di quel
tempo, lo seguono, ne derivano, e così accade oggidì nella lingua italiana. Di
più, nessun secolo sarebbe mai, o sarebbe
820 mai stato
barbaro per nessuna lingua. Al più si potrebbe dire se quella lingua di quel tal
secolo fosse più o meno bella, ricca, buona, ec. confrontando fra loro i secoli
di una stessa lingua, come si confrontano le diverse lingue fra loro, delle
quali se questa o quella si giudica men pregevole, non perciò si giudica
barbara. Anzi si chiamerebbe barbara se contro l'indole sua, volesse adottare e
accomodarsi all'andamento di una lingua migliore più bella ec. come se la lingua
inglese volesse adottare le forme della greca ec. Insomma barbarie in qualunque
lingua non è nè la mancanza di qualsivoglia pregio, nè quello che contraddice
all'uso corrente, ma quello solo che contraddice all'indole sua primitiva, per
conservar la quale ella deve conservarsi anche meno pregevole, se tale è la sua
natura, perchè i pregi essendo relativi, sarebbe vizio {e
bruttezza} in lei, quello ch'è virtù e bellezza in un'altra, se si
oppone alla sua natura in cui consiste la perfezion vera
821 (benchè relativa) non solo di una llngua, ma di ciascuna cosa che
sia.
[863,1] Come la proprietà delle parole è ben altro che la
secchezza e nudità di ciascuna, così anche la semplicità e naturalezza e
facilità della struttura di una lingua e di un discorso, è ben altro che
l'aridità e geometrica esattezza di esso. Così distinguete il carattere
dell'ottima e antica scrittura greca da quello della moderna e riformata
francese. Così quello dell'ottima e antica e propria lingua e scrittura
italiana, sì da quello della
864 francese, sì da quello
dell'odierna italiana. La quale quando anche non fosse barbara per le parole,
modi ec. è barbara pel geometrico, sterile, secco, esatto dell'andamento e del
carattere. Barbara per questo, tanto assolutamente, quanto relativamente
all'essere del tutto straniera e francese, e diversa dall'indole della nostra
lingua; ben altra cosa che lo straniero de' vocaboli o frasi, le quali ancorchè
straniere non sono essenzialmente inammissibili, nè cagione assoluta di
barbarie; bensì l'indole straniera in qualunque lingua è sostanzialmente
barbara, e la vera cagione della barbarie di una lingua, che non può non esser
barbara, quando si allontana, non dalle frasi o parole, ma dal carattere e
dall'indole sua. E tanto più barbaro è l'odierno italiano scritto, quanto il
sapore italiano di certi vocaboli e modi per lo più ricercati ed antichi, e la
cui italianità risalta e dà negli occhi; contrasta colla innazionalità ed anche
coll'assoluta differenza del carattere totale della scrittura. (24. Marzo
1821.).
[952,1]
Lo stesso autore nel medesimo opuscolo,
come si vede nel luogo citato, alla fine della detta pag. 244, critica Herder che tante parole ha introdotto
tolte dal latino e dal greco.
*
Questa critica è
{forse} giusta anche rispetto al latino, nella
lingua tedesca, la quale non si trova nella circostanza della italiana, non
essendo figlia, come questa, della latina; come neanche rispetto alla francese,
non essendole sorella, come la nostra. {+E
quanto alla latina, le deve bastare quello che per le circostanze de' tempi
antichi ec. ella ne ha tolto, colle comunicazioni avute coi romani ec. ma
questa fonte si deve ora ben ragionevolmente stimar chiusa per lei, come
quella che non ne deriva originariamente, e vi ha solo attinto per cause
accidentali.} La lingua inglese sarebbe la più atta a comunicare le
sue fonti colla tedesca, e viceversa. {V. p. 1011. capoverso
2.} Ma rispetto alla lingua italiana, la cosa sta
diversamente, perchè derivando {ella} dalla latina, non
si dee stimare che la fonte sia chiusa, mentre il fiume corre e non istagna.
Anzi non volendo che stagni e impaludi, bisogna riguardare soprattutto di non
chiudergli la sorgente; che questo è il mezzo più sicuro e più breve di farlo
corrompere e inaridire. Quella lingua che ha prodotta, {+e non solo prodotta, ma formata e cresciuta sì
largamente} la nostra, come si
953 dovrà
stimare che non possa nutrirla ed accrescerla, che non abbia più niente che le
convenga di ricavarne? Quel terreno che ha prodotto una pianta della sua
proprio[propria] sostanza, e del proprio
succo, {+e di più
l'ha allevata, e condotta a perfettissima maturità e robustezza e vigore
ec.} come si dovrà credere e affermare che non sia adattato
a nutrirla e crescerla mentre ella non è spiantata? che il di lui succo non sia
conveniente nè vitale nè nutritivo nè sano a quella pianta, mentre il terreno
abbia ancora succo, e in abbondanza? Perchè poi vorremmo spiantare la nostra
lingua? Forse perch'ella non possa più nutrirsi, e le sue radici non le servano
più, e così venga ad inaridire? O forse per trapiantarla? E dove? in qual
terreno migliore, e più appropriato di quello che l'ha prodotta e cresciuta a
tanta grandezza, prosperità, floridezza ec?
[985,1] La soverchia ristrettezza e superstizione e tirannia
in ordine alla purità della lingua, ne produce dirittamente la barbarie e
licenza, come la eccessiva servitù produce la soverchia e smoderata libertà dei
popoli. I quali ora perciò non divengono liberi, perchè non
986 sono eccessivamente servi, e perchè la tirannia è perfetta, e
peggiore che mai fosse, essendo più moderata che fosse mai. (25. Aprile
1821.).
[1263,1]
1263
Alla p. 1205
marg. Queste differenze s'incontrano a ogni passo dentro una medesima
nazione, secondo i dialetti ec. Ed osserviamo ancora come l'assuefazione e l'uso
ci renda naturale, bella ec. una parola che se è nuova, o da noi non mai intesa
ci parrà {bruttissima}
{deforme, sconveniente in se stessa e riguardo alla lingua,
mostruosa,} durissima, asprissima e barbara. Per es. se io dicessi precisazione moverei le risa: perchè? non già per la
natura della parola, ma perchè non siamo assuefatti ad udirla. E così le parole
barbare divengono buone coll'uso; e così le lingue si cambiano, e i presenti
italiani parlano in maniera che avrebbe stomacato i nostri antenati; e così
l'uso è riconosciuto per sovrano signore delle favelle ec. (2. Luglio
1821.).
[4120,20] Non solo, come ho detto altrove p.
646, nessun secolo barbaro si credette esser tale, ma ogni secolo si
credette e si crede essere il non plus ultra dei
progressi dello spirito umano, e che le sue cognizioni, scoperte ec. e massime
la sua civilizzazione difficilmente o in niun modo possano essere superate dai
posteri, {+certo non dai passati.}
(10. Ott. Domenica. 1824.).
{V. la p. 4124.} Così non
v'è nazione nè popoletto così barbaro e selvaggio che
4121 non si creda la prima delle nazioni, e il suo stato, il più
perfetto, civile, felice, e quel delle altre tanto peggiore quanto più diverso
dal proprio. V. Robertson
Stor. d'America,
Venez. 1794. t. 2. p. 126. 232-33. Così le
nazioni mezzo civili, o imperfette, anche in europa ec. E
così sempre fu. (15. Ottobre. Festa di Santa Teresa di Gesù. 1824.).

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