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Gesti.

Gestures.

68,1 141,1.3 206,3 1607,1

Gesti nella recitazione o lettura: passi che non si possono quasi leggere senza far gesti.

Gestures in reciting or reading; passages that almost cannot be read without making gestures.

4222,1

[68,1]  Guardate di dietro due, tre, o più persone delle quali una parli. Voi discernete subito qual è quella che parla, ma se non le vedrete, con tutto che siate alla stessa distanza, non la discernerete punto, quando non la conosciate alla voce o per altra circostanza ec. E questo è accaduto a me di non discernerla non vedendola, e discernerla {poi} al primo sguardo {veduta di dietro.} Tanto è vero che il parlare anche delle persone più modeste (com'era questa) è sempre accompagnata[accompagnato] dai moti del corpo. {{V. p. 206.}}

[141,1]  La parola è un'arte imparata dagli uomini. Lo prova la varietà delle lingue. Il gesto è cosa naturale e insegnata dalla natura. Un'arte 1. non può mai uguagliar la natura, 2. per quanto sia familiare agli uomini, si danno certi momenti in cui questi non la sanno adoperare. Perciò negli accessi delle grandi passioni, {1.} come la forza della natura è straordinaria, quella della parola non arriva ad esprimerla, 2. l'uomo è così occupato, che l'uso di un'arte per quanto familiarissima,  142 gli è impossibile. Ma il gesto essendo naturale, lo vedrete facilmente dar segno di quello che prova con gesti e moti spesso vivissimi, o con grida inarticolate, fremiti, muggiti ec. che {non hanno che fare colla parola, e} si possono considerare come gesti. Eccetto se quella passione non produrrà in lui l'immobilità che suol essere effetto delle grandi passioni ne' primi momenti in cui egli non è buono a nessun'azione. Nei momenti successivi non essendo buono all'uso della parola cioè dell'arte, pur è capace degli atti e del movimento. Del resto lo vedrete sempre in silenzio. Il silenzio è il linguaggio di tutte le forti passioni, dell'amore (anche nei momenti dolci) dell'ira, della maraviglia, del timore ec. (27. Giugno 1820.). V. al fine della pagina.

[206,3]  In proposito di quello che ho detto p. 68. nel pensiero, Guardate, Chilone, dice il Laerz. προσέταττε... λέγοντα μὴ κινεῖν τὴν χεῖρα∙ μανικὸν γὰρ * . {V. la nota d'Is. Casaubono al Laerz. Vit. Polemon. l. 4. segm. 16.}

[1607,1]  I moti e gli atti degli uomini (e de' viventi in proporzione delle rispettive qualità) sono naturalmente vivissimi, specialmente nella passione. La civiltà gli raddolcisce, gli modera, e va tanto innanzi che oramai gran parte del bel trattare consiste nel non muoversi, siccome nel parlare a voce bassa ec. e l'uomo appassionato quasi non {si} distingue dall'indifferente per verun segno esterno. L'individuo civilizzato copia in se stesso lo stato a cui la società è ridotta dall'incivilimento {+come una camera oscura ricopia un[in] piccolissimo una vasta prospettiva.} Non più moto nè in questa nè in  1608 quello. Questa corrispondenza non è nè casuale nè frivola. E ben importante l'osservare come i menomi effetti derivino dalle grandi cagioni, come armonizzino insieme le cose grandi e le piccole, come la natura del secolo influisca sulle menome parti de' costumi, come dalle piccolissime e giornaliere osservazioni si possa rimontare alle grandissime e generali. L'animo e il corpo dell'uomo civile si rende appoco appoco immobile in ragione de' progressi della civiltà: e si va quasi distruggendo (gran perfezionamento dell'uomo!) la principal distinzione che la natura ha posto fra le cose animate e inanimate, fra la vita e la morte, cioè la facoltà del movimento. (2 Sett. 1821.).

[4222,1]  Alla p. 4217. Lo stesso Demetrio ha nondimeno una bella osservazione sect. 197. ᾽Eναγώνιος * (apta contentionibus. Gale.). μὲν οὖν ἴσως μᾶλλον ἡ διαλελυμένη λέξις * (la dicitura senza congiunzioni, σύνδεσμοι): ἡ δ᾽ αὐτὴ καὶ ὑποκριτικὴ * (histrionica. Gale.) καλεῖται. κινεῖ γὰρ ὑπόκρισιν ἡ λύσις∙ γραϕικὴ * (idonea scriptonibus. Gale) δὲ λέξις ἡ εὐανάγνωστος∙ * (quę facile legi potest.) αὕτη δέ[δ᾽] ἐστιν[ἐστὶν] ἡ συνηρτημένη καὶ οἷον ἠσϕαλισμένη * (connexa et tanquam munita) τoῖς συνδέσμοις. διά τοῦτο δὲ καὶ Mένανδρον ὑπoκρίνονται * (in Menandro actorum opera utuntur), λελυμένον ἐν τoῖς πλείστοις. Φιλήμονα δὲ ἀναγινώσκoυσιν. * Veramente ci sono alcuni scrittori, libri, o passi, che leggendoli, massime ad alta voce, pare che chiamino il gesto, e ci vuol tutta la forza dell'assuefazione e delle regole di civiltà francese per astenersene. E questi tali passi sono appunto, almeno  4223 il più delle volte, o forse sempre slegati. Ma però la causa del detto effetto non è mica la slegatura, ma quella che lo stesso Demetrio accenna più sotto, cioè la passione. Perocchè alle riferite parole egli immediatamente soggiunge, sect. 198. ῞Οτι δὲ ὑποψριτικὸν * (accommodata actori res) ἡ λύσις, παράδειγμα ἐγκείσϑω τόδε * . E qui recato un esempio che fa poco o nulla al caso (ἐδεξάμην, ἔτικτον, ἐκτρέφω ϕίλε), come sono quasi tutti gli esempi di cui Demetrio si serve (talora ei n'adopra un medesimo per due {osservazioni, casi o precetti} contrarii), ripiglia: οὕτως γὰρ λελυμένον ἀναγκάσει καὶ τòν μὲν[μὴ] ϑέλοντα, ὑποκρίνεσϑαι * (actu adiuvare), διὰ τὴν λύσιν. εἰ δὲ συνδήσας εἴποις, Ἐδεξάμην καὶ ἔτικτον καὶ ἐκτρέϕω, πολλὴν ἀπάϑειαν * (vacuitatem ab actione) τοῖς συνδέσμοις * (insieme colle congiunzioni) συμβαλεῖς. πᾶν δὲ τò ἀπαϑὲς, ἀνυπóκριτον * (remotum ab actione).