[345,1] Tutte le cose vengono a noia colla durata, anche i
diletti più grandi: lo dice Omero, lo vediamo tuttogiorno. La monotonia è
insoffribile. Ma un grande e forse sommo rimedio di questo male, è lo scopo.
Quando l'uomo si
346 propone uno scopo o dell'azione, o
anche dell'inazione, trova diletto anche nelle cose non dilettevoli, anche nelle
spiacevoli, quasi anche nella stessa monotonia; e quanto alle cose dilettevoli,
l'uniformità e durata loro non nuoce al piacere di chi le dirigge a un fine. Io
non credo che per altra più capitale, universale ed intima ragione, gli studi
sieno agli studiosi come un'eccezione dalla regola generale, cioè la
continuazione di essi non pregiudichi quasi mai al piacere. Vedete tutto giorno
delle persone che non leggono per altro fine che di passare il tempo, trovar
gran diletto nelle prime pagine di un libro, e non poterne arrivare al fine
senza noia, quando anche quel libro abbia per se stesso tutti i mezzi per
dilettare in seguito come nel principio. Ma l'uniformità del diletto, senza uno
scopo, produce inevitabilmente la noia, e perciò queste tali persone che leggono
per solo divertimento, si stancano così presto, che non sanno concepire come
nella lettura si trovi tanto divertimento, e cercano del continuo di variare e
passare nauseosamente da un libro a un altro, senza trovar mai diletto in
veruno, se non lieve e passeggero. Al contrario lo studioso che della lettura si
prefigge sempre uno scopo, quando anche leggesse per ozio e passatempo. E così
tutte le altre occupazioni
347 a cui l'uomo si
affeziona, applicandoci un interesse, e uno scopo più o meno determinato, e più
o meno grave e importante; dove la continuazione, la lunghezza e la monotonia
non arrivano mai ad annoiare. (22. Nov. 1820.). {{V. p. 359. capoverso 1.}}
[368,1] Si suol dire che la monotonia fa parere i giorni più
lunghi. Così è quanto alle parti del tempo considerate separatamente. Ma quanto
al complesso è tutto l'opposto, perchè un giorno pieno di varietà, terminato che
sia ti parrà lunghissimo, anzi spesso ti avverrà di credere a prima giunta che
una cosa fatta, accaduta, veduta, ec. oggi, appartenga al giorno di ieri o ier
l'altro, perchè la moltiplicità delle cose allunga nella tua memora lo spazio, e
il maggior numero degli accidenti, accresce l'apparenza del tempo. All'opposto
in una vita tutta uniforme, spesso ti avverrà (e m'è avvenuto) di credere che
l'accaduto ieri o ier l'altro appartenga al giorno d'oggi, o quello di più
giorni fa, al giorno di ieri. E ciò per la ragione contraria, {e perchè l'uniformità impiccolisce l'immagine delle
distanze.} Così la monotonia
369 prolunga la
vita in quanto la lunghezza è penosa, e l'abbrevia in quanto la lunghezza è
piacevole e desiderata; e la tua vita passata nell'uniformità ti par brevissima
e momentanea, quando ne sei giunto al fine. (1. Dec. 1820.).
[1588,1]
La manière de vivre des
Chartreux suppose, dans les hommes qui son[sont] capables de la mener, ou un esprit extrêmement borné,
ou la plus noble et la plus continuelle exaltation des sentiments
religieux.
*
(Corinne. lieu cité
ci-dessus. p. 113.). Così è: l'inattività e la monotonia non conviene
che agli spiriti menomi
1589 o sommi. Gli uni e gli
altri per diversissima ragione cercano il metodo e il riposo. Gli uni per sopire
i desiderii che li tormentano, gli altri perchè non ne hanno. Gli uni perchè la
vita non basta loro, si rifuggono alla morte, gli altri perchè il loro animo non
vive. Gli uni ancora perchè non hanno bisogno di vita esterna, vivendo assai
internamente, gli altri perchè non abbisognano d'alcuna vita. Gli spiriti
mediocri, cioè la massima parte degli uomini, sono incompatibili con questo
stato, e infelicissimi in esso, o in altro che lo somigli. V. la p. 1584. fine. (30. Agos.
1821.).
[1655,1]
1655 L'uomo si addomestica alla continua novità come alla uniformità, e allora l'oggetto
nuovo gli è tanto familiare, quanto un oggetto vecchio, e la novità in genere
gli è più familiare e ordinaria, che la uniformità. ec. (8. Sett.
1821.).
[1736,1] La monotonia della vita contribuisce pure alla
memoria, perch'ella giova all'attendere, escludendo l'abito delle distrazioni,
{+(come anche la troppa moltitudine e
varietà delle rimembranze che si pregiudicano l'una l'altra, sebbene anche
queste si facilitano a proporzione dell'assuefazione)} e giova alla
memoria tanto delle cose giornaliere, quanto e molto più, delle straordinarie,
perchè ogni piccolo straordinario è raro, e quindi fa notabile impressione in
chi è avvezzo all'uniformità.
[3676,1]
3676
Alla p. 3349.
Non è da trascurare una differenza che si trova fra il carattere, {il costume ec.} degli antichi settentrionali e abitatori
de' paesi freddi, e quel de' moderni; differenza maggior di quella che suol
trovarsi generalmente dagli antichi ai moderni. Perocchè gli antichi
settentrionali ci sono dipinti dagli storici per ferocissimi, inquietissimi,
attivissimi non solo di carattere, ma di fatto, {+per impazienti del giogo, sempre vaghi di novità, sempre
macchinanti, sempre ricalcitranti e insorgenti,} e per quasi
assolutamente indomabili e indomiti. Germani, Sciti ec. I moderni al contrario
sono così domabili, che certo niun popolo meridionale lo è altrettanto. E tanto
son lungi dalla ferocia, che non v'ha gente più buona, più mansueta, più
ubbidiente, più tollerante di loro. E se v'ha parte
d'europa dove meno si macchini, e si ricalcitri al
comando, e si desideri novità e si odi la soggezione, ciò è per l'appunto fra i
popoli settentrionali. In questa tanta diversità di effetti hanno certamente
gran parte da un lato la diversità de' governi antico e moderno, dall'altro la
poca coltura del popolo nelle regioni settentrionali. Ma grandissima parte v'ha
certamente ancora la differenza materiale della vita. Gli antichi
3677 settentrionali, mal difesi contra le inclemenze
dell'aria dalle spelonche, proccurantisi il vitto colla caccia (Georg. 3. 370. sqq.
etc.), alcuni anche erranti e senza tetto, come gli Sciti ec., erano
anche più ὑπαίθριοι di vita, che non sono i meridionali oggidì. Introdotti gli
usi e i comodi sociali, i popoli {civilizzati} del Nord
divennero naturalmente i più casalinghi della terra. Niuna cosa rende
maggiormente quiete e pacifiche sì le nazioni che gl'individui, niuna men
cupidi, anzi più nemici di novità, che la vita casalinga e le abitudini
domestiche, le quali affezionano al metodo, rendono contenti del presente ec.
come ho detto ne' pensieri citati in quello a cui questo si riferisce pp. 2752-55
pp. 2926-28. Quindi è
seguíto che non per sole circostanze passeggere e accidentali, come la maggiore
o più divulgata e comune coltura di spirito ec. ma naturalmente e costantemente,
nel sistema di vita sociale, e dopo resa la civiltà comune al nord come al sud,
i popoli del mezzogiorno, come meno casalinghi, sieno
stati, sieno, ed abbiano a essere più inquieti e più attivi di quelli del settentrione, sì d'animo, sì di fatti,
3678 al contrario di quello che porterebbe la pura
natura degli uni e degli altri comparativamente considerata. Ond'è che i
settentrionali moderni e civili sieno in verità molto più diversi e mutati da'
loro antichi, che non sono i meridionali dagli antichi loro, sì di carattere, sì
di usi, di azioni ec.
Related Themes
Memorie della mia vita. (pnr) (4)
Varietà e monotonia. (danno) (2)
Varietà. (1827) (2)
Manuale di filosofia pratica. (pnr) (2)
Solitudine. (1827) (1)
Civiltà. Incivilimento. (1827) (1)
Casalinga (vita). (1827) (1)
Caratteri meridionali e settentrionali. (1827) (1)
Antichi. (1827) (1)
Novità continua divien monotonia. (1827) (1)
Novità, piacevole per se. (1827) (1)
Paradossi. (danno) (1)
Gloria letteraria. (danno) (1)
Della natura degli uomini e delle cose. (pnr) (1)