Diversità grande, anche fisica, che è da uomini a uomini.
Great difference, also physical, between humans.
868,1 1568,2 2479,2 2558,1 3466,1 3806,1Diversità grande, di un uomo, massimamente sensibile, da se stesso, in diverse età e tempi.
Great difference, of an extremely sensitive man from himself in different ages and times.
4064,1[868,1] Quella sentenza che gli uomini sono sempre i medesimi
in tutti i tempi {e paesi,} non è vera se non in questo
senso. I periodi che l'uomo percorre, {e quelli di ciascuna nazione
paragonati insieme, come i periodi de' tempi fra loro,}
sono sempre appresso a poco uguali o somigliantissimi; ma le diverse epoche che
compongono questi periodi, sono fra loro diversissime, e quindi anche gli uomini
di quest'epoca, rispetto a quelli di quell'altra, {e questa nazione oggi
trovandosi in un'epoca, rispetto a quell'altra nazione che si trova in
altra epoca.} Come chi dicesse che l'orbita de' pianeti è
sempre la stessa, non però verrebbe a dire che il punto, l'apparenza in cui essi
si trovano, fosse sempre una. I periodi della società si rassomigliano in tutti
i tempi. Questo è un vero assioma. E l'eccessiva civiltà avendo sempre condotto
i popoli alla barbarie, anzi precedutala immediatamente, anzi partecipato di
essa; così accadrà anche ora, o il detto assioma riuscirà falso per la prima
volta. Del resto che gli uomini sieno gli stessi in tutti i tempi, a non volerlo
intendere, o emendare come io dico, è proposizione o falsa o ridicola. Falsa se
si vuole estendere agli effetti delle facoltà umane, che ora sviluppate, ora
869 no, ora più, ora meno, ora attivissime, ora così
sepolte nel fondo dell'animo da non lasciarsi scoprire nemmeno ai filosofi (come
p. e. la sensibilità odierna negli antichi, e peggio ne' primitivi, la ragione
ec. ec.); hanno diversificato la faccia del mondo in maniera infinita, e in
moltissime guise. Domando io se questi italiani d'oggi sono o paiono i medesimi
che gli antichi; se il secolo presente si rassomiglia a quello delle guerre
Persiane, o peggio, della Troiana. Domando se i selvaggi si rassomigliano ai
francesi, se Adamo ci riconoscerebbe
per uomini, e suoi discendenti ec. Ridicola se non vuole significare fuorchè
questo, che l'uomo fu sempre composto degli stessi elementi e fisici e morali in
tutti i tempi. (ma elementi diversamente sviluppati e combinati, come i fisici,
così i morali). Cosa che tutti sanno. Le qualità essenziali non sono mutate,
{nè mutabili,} dal principio della natura in poi,
in nessuna creatura, bensì le accidentali, e queste per la diversa disposizione
delle essenziali, che partorisce una diversità
870
rilevantissima, e quanto possa esser, notabile, in quelle cose, che sole
naturalmente, possono variare. Questa proposizione dunque in quest'ultimo senso,
sarebbe tanto importante quanto il dire che il mare, il sole, la luna sono le
stesse in tutti i tempi ec. (lasciando ora una fisica trascendente che potrebbe
negarlo, e ponendolo per vero, com'è conforme all'opinione universale).
(25. Marzo 1821.)
[1568,2] La massima conformabilità dell'uomo rispetto a tutte
le altre creature note, fa che si
1569 trovino assai
maggiori e più numerose differenze fra gl'individui umani, e fra le successive
condizioni di uno stesso individuo, che in qualunque altra specie di esseri.
(27. Agosto 1821.).
[2479,2] Molto ragionevolmente s'ammira la ritirata dei
diecimila greci, eseguita per lunghissimo tratto d'un immenso paese nemico, e
impegnato invano ad impedirla; dal core del
2480 regno,
a' suoi ultimi confini. ec. Or che si dovrà dire di una non ritirata, ma
conquista di un regno anch'esso immenso, qual era quello del
Messico, eseguita non da diecimila, ma da mille, o
poco più spagnuoli, e in tanta maggior lontananza dal loro paese, {e questa, di mare, ec.} ec.? Quanto più corre il tempo,
tanto più cresce la differenza ch'è tra uomini e uomini, e la superiorità
degl'inciviliti sui barbari. Non erano così differenti i Persiani dai greci,
benchè differentissimi, nè così inferiori, benchè sommamente inferiori, quanto i
Messicani (benchè non privi nè di leggi, nè di ordini cittadineschi e sociali,
nè di regolato governo, nè anche di scienza politica e militare ridotta a certi
principii) per rispetto degli spagnuoli. E principalmente nelle armi, i Persiani
e i greci non differivano gran cosa, laddove gli spagnuoli dai Messicani
moltissimo. E così rispettivamente nella Tattica. (16. Giugno. Domenica.
1822.).
[2558,1] Quanto gli uomini sieno allontanati dalla vera loro
natura, dalle qualità e distintivi destinati alla loro specie, l'osservo anche
nella gran differenza fisica che s'incontra fra gli uomini da individuo a
individuo. Lascio i mostri, difettosi ec. dalla nascita, o dopo la nascita, che
sono infiniti presso gli uomini; e fra qualunque genere d'animali appena se ne
troverà uno per mille dei nostri, in proporzione della numerosità della specie:
anche escludendo affatto quelli che tra gli uomini hanno contratto imperfezioni
fisiche, per cause accidentali, visibili,
2559 e se non
facili, almeno possibili ad evitarsi. Lascio gli Etiopi, gli Americani che non
avevano barba, certe differenze di costruzione negli Ottentotti, i Patagoni (se
ve n'ha), i Lapponi (che forse nascono e
vivono in un clima non destinato dalla natura alla specie umana, come a
tante altre specie d'animali, piante ec. ha negato questo o quel clima, o paese
ec. o tutti i climi e paesi, fuorchè un solo.). Tutto ciò si potrà considerare
come differenze delle varie specie tra loro, dentro uno stesso genere, nel modo
che p. e. il genere dei cani ha diversissime specie, e diverse o in uno stesso
clima, e paese, o in diversi climi destinati a tale o tal altra di esse ec.
[3466,1]
Ces hommes qui existent
ainsi
*
(les Chartreux de Rome) sont pourtant les mêmes à qui la guerre et toute son
activité suffiraient à peine s'ils s'y étaient accoutumés. C'est un
sujet inépuisable de réflexion que
3467 les
différentes combinaisons de la destinée humaine sur la terre. Il se
passe dans l'intérieur de l'ame mille accidents, il se forme mille
habitudes qui font de chaque individu un monde et son histoire.
Connaître un autre parfaitement serait l'étude d'une vie entière;
qu'est-ce donc qu'on entend par connaître les hommes? les gouverner,
cela se peut, mais les comprendre, Dieu seul le fait.
*
Corinne, livre 10. Chap. 1. t. 2. p.
114. Ciò vuol dire che l'uomo è sommamente e infinitamente o
indeterminatamente conformabile, e non è possibile conoscer mai tutti i modi e
tutte le differenze in cui lo spirito degl'individui, secondo la diversità delle
circostanze (ch'è infinita o indeterminabile), si conforma o si può conformare;
per la stessa ragione per cui non si possono conoscere tutte le circostanze
possibili ad aver luogo, che possono influire sullo spirito degl'individui, nè
tutte quelle che hanno effettivamente influito su tale o tale individuo
determinato, nè le loro combinazioni scambievoli, nè le loro minute diversità
che producono non piccole differenze di carattere ec.
3468 La maggior cognizione adunque che si possa avere dell'uomo è
quella di sapere perfettamente e ragionatamente che gli uomini non si possono
mai ben conoscere, perchè l'uomo è indefinitamente variabile negl'individui, e
l'individuo stesso per se. E il più certo segno di tal cognizione si è quello di
non maravigliarsi mai un punto, e di esser bene e ragionatamente e veramente
disposto a non maravigliarsi di qualunque strana {e inaudita
e nuova} indole, carattere, qualità, facoltà, azione di qualunque
individuo umano noto o ignoto ci possa venire agli orecchi o agli occhi, ci
accada o possa accader d'intendere o di vedere, {+in bene o in male.} Chi è veramente giunto a
questa disposizione, e l'ha in se ben perfetta, radicata e costante, ed
efficace, può dire di conoscer l'uomo il più ch'è possibile all'uomo.
È[E] più infatti non può se non Dio, come
ben dice la Staël, perchè Dio solo può
conoscere e conosce tutti i possibili. Or gli uomini non si possono
perfettamente {conoscere,} chi non conosca poco men che
tutti i possibili, dico, i possibili di questa natura e di questa terra.
(19. Sett. 1823.).
[3806,1]
Amongst unequals no society,
*
dice Milton, cioè fra
disuguali non è società ec. ec. {Puoi vedere la p. 3891.}
Or quello che si suol dire dell'amicizia e delle secondarie società fra gli
uomini, io lo trasporto, e dee parimente valere circa la società del genere
umano generalmente
3807 considerata. Di tutte le specie
d'animali (così degli altri esseri) l'umana è quella i cui individui sono, non
solo accidentalmente, ma naturalmente, constante e inevitabilmente, più vari tra
loro. Come l'uomo è di gran lunga più conformabile d'ogni altro animale, e
quindi più modificabile, ogni menoma circostanza, ogni menomo accidente (sia
individuale, sia nazionale ec. {+sia
fisico sia morale ec.}) basta a produrre tra l'uno uomo e l'altro
{+(e così fra l'una nazione e
l'altra)} notabilissime diversità. E come è assolutamente inevitabile
la menoma varietà delle menome circostanze e accidenti, così è inevitabile la
diversità degli umani individui ec. che ne deriva. Inevitabile si è l'una e
l'altra in tutte le specie di animali, ma la seconda è molto maggiore nell'uomo
perchè dal poco diverso nasce in lui il diversissimo, stante la sua somma
modificabilità estremamente moltiplice, e la somma delicatezza e quindi
suscettibilità della sua natura rispetto agli altri animali, come si è detto.
Nel modo che la specie umana è divenuta, per la sua conformabilità, più diversa
da tutte l'altre specie animali {+e da
ciascuna di loro,} che non è veruna di queste rispetto {ad altra} veruna di esse; e nel modo che l'uomo nelle
sue diverse età, e in diversi tempi, anche naturalmente, è più diverso da se
medesimo che niuno altro animale; più diverso l'uomo giovane da se stesso
fanciullo, che non è niuno animale decrepito da se stesso appena nato; tanto che
{un} uomo in diverse età {+o in diverse circostanze naturali o accidentali, locali,
fisiche, morali, ec. di clima ec. native, cioè di nascita ec. o avventizie
ec. volontarie o no ec.} appena si può dire esser lo stesso
3808 uomo, ed il genere umano universalmente in diverse
età, o in diverse circostanze naturali o accidentali, locali ec. appena si può
dire esser lo stesso genere; nel modo stesso gl'individui di nostra specie sono
per natura di essa specie molto più vari tra loro che non son quelli di
verun'altra. Ciò accade ancora, ed inevitabilmente, e naturalmente, nell'uomo
naturale, nel selvaggio ec. Onde anche considerando l'uomo in natura, si può,
eziandio per questa parte, conchiudere che la sua specie è meno di verun'altra,
disposta a società, perchè composta d'individui naturalmente più diversi tra
loro, che non son quelli d'altra specie veruna. Ma come la società introduce e
porta al colmo tra gli uomini quella disuguaglianza che si considera negli
stati, nelle fortune, nelle professioni ec. così ella accresce a mille doppi,
promuove inevitabilmente e porta per sua natura al colmo la diversità sì fisica
sì morale, di facoltà, d'inclinazioni, di carattere, di forze, corpo ec. ec.
degl'individui, delle nazioni, de' tempi, delle varie età di un individuo ec.
ec. Ella accresce le diversità naturali ed ingenite di uomo ad uomo, ed altre
infinite e grandissime che nello stato naturale dell'uomo non avrebbero avuto
luogo, necessariamente e per sua natura ne introduce e cagiona. Ella distrugge
mille conformità e somiglianze naturali di uomo ad uomo. La natura è un canone
generale e costante, indipendente dall'arbitrio, poco soggetta agli
3809 accidenti (rispetto alla dipendenza che hanno
dagli accidenti e circostanze le opere ec. dell'uomo), una da per tutto, una
sempre rispetto a ciascuna specie, consistente in leggi certe ed eterne, ec. La
società, opera dell'uomo, dipendente dalla volontà che non ha niuna legge certa,
altrimenti non sarebbe volontà, arbitraria, incostante, varia secondo gli
accidenti e le circostanze de' tempi, de' luoghi, de' voleri, delle mille cose
che la cagionano e che determinano la sua forma e il modo del suo essere, non è
una in se stessa, perchè ha avuto ed ha necessariamente infinite forme, e queste
sempre variabili e variate; non è una in nessuna delle sue forme, perchè in
ciascuna di queste v'ha mille varietà che diversificano l'una dall'altra
necessariamente le parti che la compongono, chi comanda da chi ubbidisce, chi
consiglia da chi è consigliato, ec. ec. Nella società l'uomo perde {quanto è possibile} l'impronta della natura. Perduta
questa, ch'è la sola cosa stabile nel mondo, la sola universale, o comune al
genere o specie, non v'ha altra regola, {filo,} canone,
tipo, forma, che possa essere stabile e comune, alla quale tutti gl'individui
agguagliandosi, sieno conformi tra loro ec. ec. La società rende gli uomini, non
pur diversi e disuguali tra loro, quali essi sono in natura, ma dissimili. Onde
anche per questo argomento si conchiude che l'essenza e natura della società,
{massime umana,} contiene contraddizione in se
stessa; perocchè la società umana naturalmente distrugge il più necessario
elemento,
3810 mezzo, nodo, vincolo della società, ch'è
l'uguaglianza e parità scambievole degl'individui che l'hanno a comporre; o
vogliamo dire accresce per proprietà sua la naturale disparità de' suoi
subbietti, e l'accresce tanto che li rende affatto incapaci di società
scambievole, di quella medesima società che gli ha così diversificati, anzi
d'ogni società, anche di quella che per natura sarebbe stata loro e possibile e
destinata e propria; insomma, per tornare al principio di questo discorso, rende
i suoi soggetti quali son quelli tra' quali naturalmente no society,
*
anzi fa più, perchè se la
società, secondo Milton, è impossibile
tra disuguali, essa li rende dissimili. E in verità niuno animale meno che
l'uomo ha ragion di chiamare suoi
simili gl'individui della sua specie, nè ha più ragione di trattarli
come dissimili, e come individui di specie diversa. Il che egli non manca di
fare. E il farlo, com'ei lo fa ordinariamente, massime nella società, è ben
prova {effettiva} del sopraddetto ec. ec. (25-30.
Ottobre. 1823.).
[4064,1] Ciascuno, e massimamente gli spiriti più delicati,
sensibili e suscettibili, pervenuto a una certa età ha fatto esperienza in se
stesso di più e più caratteri. Le circostanze fisiche, morali e intellettuali,
cambiandosi continuamente nello spazio della vita di un uomo, e nelle sue
diverse età, cambiandosi, dico, per rispetto a lui, cambiano continuamente il
suo carattere, di modo che di tempo in tempo egli è uomo veramente nuovo di
spirito, come dicono i fisici che di sette in sette anni (se non erro) egli è
rinnovato di corpo. Gli uomini sensibili in particolare non solo cambiano
carattere e più rapidamente degli altri, ma facilmente e ordinariamente
acquistano caratteri contrari tra se, e massime a quel primo carattere che si
sviluppò in essi, a quello più conforme alla loro natura, a quello che il primo
potè in loro esser chiamato carattere. La coltura dell'intelletto fra l'altre
cose cagiona in una persona stessa a proporzione de' suoi progressi, e
coll'andar del tempo, una
4065 variazione singolarmente
rapida e singolarmente grande. Chi non sa quanto i principii, le opinioni e le
persuasioni influiscano e determinino i caratteri degli uomini? Ora ciascuno
individuo quando nasce è precisamente, quanto all'intelletto nello stato
medesimo in cui fu il primo uomo. Quegl'individui che coll'andar del tempo si
sono posti a livello delle cognizioni del nostro tempo, sono necessariamente
passati per tutti quegli stati per cui lo spirito umano è passato dal principio
del mondo fino al dì d'oggi (almeno per quei gradi per cui egli è passato
progredendo e avanzando), e ha sperimentato in se tutti gli avvenimenti
dell'intelletto che il genere umano ha sperimentato in tanti secoli quanti sono
corsi dalla sua origine insino a ora. La storia del suo intelletto è quella
appunto di tutti questi secoli {ristretta e} compresa
in venti o trent'anni di tempo. Laonde da tutti i cambiamenti che il suo
intelletto ha provati, cambiamenti che più volte l'hanno portato a persuasioni e
stati contrarissimi ai passati, e in ultimo a un sistema di persuasioni ed a uno
stato contrarissimo al suo primitivo; da tutti questi cambiamenti, dico,
deggiono di necessità essere risultate in lui tante diversità e successivi
cambiamenti di carattere, quanti ne sono stati prodotti nelle nazioni e nel
genere umano in generale dai diversi principii e opinioni e dal diverso {progresso e} stato di cognizioni in tutto il tempo che
ci è bisognato per portarlo dal suo primitivo stato al presente. (8.
Aprile. 1824.) Onde questo tale individuo rinchiude e compendia in
se, non solo la storia dello spirito umano, ma quella eziandio de' caratteri
{successivi} delle nazioni, in quanto essi ebbero
origine e dipendenza dalle opinioni e conoscenze, che certo è grandissima e
forse la massima parte. (8. Aprile. 1824.).
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