9-10. Luglio 1822.
[2558,1] Quanto gli uomini sieno allontanati dalla vera loro
natura, dalle qualità e distintivi destinati alla loro specie, l'osservo anche
nella gran differenza fisica che s'incontra fra gli uomini da individuo a
individuo. Lascio i mostri, difettosi ec. dalla nascita, o dopo la nascita, che
sono infiniti presso gli uomini; e fra qualunque genere d'animali appena se ne
troverà uno per mille dei nostri, in proporzione della numerosità della specie:
anche escludendo affatto quelli che tra gli uomini hanno contratto imperfezioni
fisiche, per cause accidentali, visibili,
2559 e se non
facili, almeno possibili ad evitarsi. Lascio gli Etiopi, gli Americani che non
avevano barba, certe differenze di costruzione negli Ottentotti, i Patagoni (se
ve n'ha), i Lapponi (che forse nascono e
vivono in un clima non destinato dalla natura alla specie umana, come a
tante altre specie d'animali, piante ec. ha negato questo o quel clima, o paese
ec. o tutti i climi e paesi, fuorchè un solo.). Tutto ciò si potrà considerare
come differenze delle varie specie tra loro, dentro uno stesso genere, nel modo
che p. e. il genere dei cani ha diversissime specie, e diverse o in uno stesso
clima, e paese, o in diversi climi destinati a tale o tal altra di esse ec.
[2559,1] Ma che in un medesimo clima, in un medesimo paese,
da due medesimi genitori, nascano dei figli così differenti fisicamente, come
accade tra gli uomini, che
2560 di due concittadini, di
due fratelli, l'uno {sarà} p. e. di statura gigantesca,
e di temperamento robustissimo, l'altro fiacchissimo e piccolissimo; e che
questo accada indipendentemente da ogni causa visibile, o accidentale, o
amovibile; che accada nonostante una medesimissima educazione ed esercizio
fisico; che accada e resti manifestamente determinato fin dalla nascita dell'uno
e dell'altro; questo, dico io, in qual altra specie d'animali si trova? Specie,
dico, e non genere, perchè p. e. diverse specie di cani sono diversissime di
grandezza, ma non così gl'individui di ciascuna d'esse specie fra se stessi,
neppur pigliandoli da diverse famiglie, da diverse patrie, da diversi paesi, da
diversi climi.
[2560,1] E fermandomi e ristringendomi alla differenza che
passa fra le proporzioni fisiche degl'individui umani, io dico che i
2561 due estremi di questa differenza sono così
lontani, che niun'altra specie d'animali, considerata nelle stesse circostanze
di famiglia, patria, clima ec. offre {+di
grandissima lunga} due individui così differenti di grandezza come
sono gl'individui umani tutto giorno, e massimamente pigliandoli da' due
sopraddetti estremi.
[2561,1] Certo è che la natura a ciascuna specie d'animali
(come anche di piante ec.) ha assegnato certe proporzioni nè tanto strette che
l'uno individuo sia precisamente della misura dell'altro, nè tanto larghe che
non si possa quasi definir nemmeno lassamente la grandezza propria
degl'individui di quella specie. Ora di qualunque specie d'animali vi discorra
un naturalista, ve ne dirà presso a poco la grandezza, e qualunque individuo voi
ne veggiate, corrisponderà, o si
2562 discosterà poco
da quella, e in somma la misura della grandezza sarà sempre per voi una qualità
distintiva di quella specie d'animali,
e pigliandola a un dipresso, {+(tanto più
a un dipresso quanto la loro grandezza {specifica}
è maggiore assolutamente)} non t'ingannerà mai. Poniamo anche caso che
d'una specie tu non abbia veduto se non un solo individuo, e che questo sia
l'estremo o della grandezza o della piccolezza della specie. Ancorchè tu ti
formi l'idea della grandezza di quella specie sopra quel solo individuo,
vedendone poi degli altri, non ti trovi ingannato gran cosa, nè
sproporzionatamente lontano dalla tua idea, nè per causa della differente
grandezza (purchè siano in fatto della medesima specie), ti accade di non riconoscerli per individui di
quella tale specie, o di dubitare che non lo sieno. E ciò quando anche fossero
gli estremi contrari del primo individuo da te veduto.
[2563,1]
2563 Questo pensiero, considerate ben le cose, trovo
che non è vero, e però lo lascio a mezzo. La differenza delle proporzioni
fisiche tra gl'individui umani, ci par maggiore che nell'altre cose, per le
ragioni ch'ho detto altrove [pp. 1194. sgg.]
[p.
1243]
[pp.
1259-60]
[pp.
1306-307]
[pp.
1437-38]
[pp.
1589-90]
[pp.
1793-94]. Ma in realtà non è maggiore nè sproporzionata relativamente,
e n'esiste altrettanta fra gli altri individui animali, in proporzione della
loro maggiore o minor grandezza specifica, e parlando sempre, come si deve, a un
dipresso: benchè in essi animali non ci dia così nell'occhio e non ci paia
tanta. Ma colla misura facilmente si scopre che la detta differenza negli
animali è maggiore, e negli uomini è minore ch'a noi non sembra. (9-10.
Luglio 1822.).