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Canto e Suono.

Song and Sound.

1721,2 1759,1 1927,2 2017,1 3426,1

[1721,2]  Alla p. 1665. Gli effetti che la detta persona provava riguardo ai suoni, li provava ancora riguardo al canto. Egli non era mosso ordinariamente che dalle vocione stentoree e di gran petto, o talvolta da alcune voci particolari che gli si confacevano all'orecchio. La stessa distinzione che ho fatto pp. 155-58 pp. 1663-66 tra gli effetti dell'armonia, e quelli del suono  1722 in quanto suono, bisogna pur farla in quanto al canto, giacchè la {semplice} voce di chi canta è ben diversa da quella di chi parla. E la natura ha dato al canto umano (parlo indipendentemente dall'armonia e modulazione) una maravigliosa forza sull'animo dell'uomo, e maggiore di quella del suono. (Così l'avrà data al canto degli uccelli 1. sugli uccelli della stessa specie, poi proporzionatamente sugli altri uccelli, ed altre specie analoghe, ed anche su di noi. E viceversa il canto umano fa assai meno effetto sulle bestie che il suono. Tutto ciò è indipendente dall'armonia e convenienza.) Infatti la più bella melodia non commuove eseguita da una vociaccia, per ottimamente eseguita che sia; e viceversa ti sentirai tocco straordinariamente al primo aprir bocca di un cantante di bella voce, soave ec. che eseguisca la melodia più frivola, la meno espressiva, o la più astrusa ec. e l'eseguisca anche male, e stuonando. E l'effetto stesso delle voci che si chiaman belle, è relativo e varia secondo i diversi rapporti delle diverse qualità di voci, cogli organi  1723 de' diversi ascoltanti. Tutto ciò serva di prova che il bello è relativo in ogni cosa, non solo astrattamente, ma anche dopo nata questa tal natura; e che moltissime cose credute e chiamate belle, non appartengono al bello, ma alla inclinazione generale, o individuale, o speciale, alla disposizione degli organi ec. al piacere in quanto piacere, arbitrariamente {o conseguentemente alle altre sue disposizioni} ordinato dalla natura ec. ec. (17. Sett. 1821.). {{V. p. 1758. principio.}}

[1759,1]  La più grande scienza musicale è inutile per dilettare col canto senza una buona voce. Questa può supplire al difetto o scarsezza di quella, ma non già viceversa. Qual è dunque la principale sorgente del piacer musicale? Si suol dire che i bravi compositori di musica non sanno cantare, perchè non sovente si combina la disposizione naturale e acquisita degli organi intellettuali con quella degli organi materiali della voce. E così il più perfetto conoscitore e fabbricatore di armonia e di melodia pel canto, saprebbe bene eseguire l'armonia e la melodia, ma non perciò recare alcun diletto musicale.

[1927,2]  Quello che altrove ho detto pp. 1744-47 sugli effetti della luce, o degli oggetti visibili, in riguardo all'idea dell'infinito, si deve applicare parimente al suono, al canto, a tutto ciò che  1928 spetta all'udito. È piacevole per se stesso, cioè non per altro, se non per un'idea vaga ed indefinita che desta, un canto (il più spregevole) udito da lungi, {o che paia lontano senza esserlo,} o che si vada appoco appoco allontanando, e divenendo insensibile; {+o anche viceversa (ma meno), o che sia così lontano, in apparenza o in verità, che l'orecchio e l'idea quasi lo perda nella vastità degli spazi;} un suono qualunque confuso, massime se ciò è per la lontananza; un canto udito in modo che non si veda il luogo da cui parte; un canto che risuoni per le volte di una stanza ec. dove voi non vi troviate però dentro; il canto degli agricoltori che nella campagna s'ode suonare per le valli, senza però vederli, e così il muggito degli armenti ec. {Stando in casa, e udendo tali canti o suoni per la strada, massime di notte, si è più disposti a questi effetti, perchè nè l'udito nè gli altri sensi non arrivano a determinare nè circoscrivere la sensazione, e le sue concomitanze.} È piacevole qualunque suono (anche vilissimo) che largamente e vastamente si diffonda, come {in} taluno dei detti casi, massime se non si vede l'oggetto da cui parte. A queste considerazioni appartiene il piacere che può dare e dà (quando non sia vinto dalla paura) il fragore del tuono, massime quand'è più sordo, quando è udito  1929 in aperta campagna; lo stormire del vento, massime nei detti casi, quando freme confusamente in una foresta, o tra i vari oggetti di una campagna, o quando è udito da lungi, o dentro una città trovandosi per le strade ec. Perocchè oltre la vastità, e l'incertezza e confusione del suono, non si vede l'oggetto che lo produce, giacchè il tuono e il vento non si vedono. E[È] piacevole un luogo echeggiante, un appartamento ec. che ripeta il calpestio de' piedi, o la voce ec. Perocchè l'eco non si vede ec. E tanto più quanto il luogo e l'eco e[è] più vasto, quanto più l'eco vien da lontano, quanto più si diffonde; e molto più ancora se vi si aggiunge l'oscurità del luogo che non lasci determinare la vastità del suono, nè i punti da cui esso parte ec. ec. E tutte queste immagini in poesia ec. sono sempre bellissime, e tanto più quanto più negligentemente son messe, e toccando il soggetto, senza mostrar  1930 l'intenzione per cui ciò si fa, anzi mostrando d'ignorare l'effetto e le immagini che son per produrre, e di non toccarli se non per ispontanea, e necessaria congiuntura, e indole dell'argomento ec. V. in questo proposito Virg. Eneide 7. v. 8. seqq. La notte, o l'immagine della notte è la più propria ad aiutare, o anche a cagionare i detti effetti del suono. Virgilio da maestro l'ha adoperata. (16. Ott. 1821.).

[2017,1]   2017 La differenza tra il diletto che ci reca il canto, e quello del suono, e la superiorità di quello su questo, è pure affatto indipendente dall'armonia. (30. Ott. 1821.).

[3426,1]  Osservisi che generalmente fa negli uomini molto maggiore effetto la musica vocale che l'istrumentale, la voce di una donna in un uomo che quella di un uomo, e nella donna viceversa; la voce di basso fa forse nella donna maggior effetto che quella di tenore o contralto, e nell'uomo al contrario ec. Così de' diversi istrumenti, quello fa in generale maggior effetto, produce maggior piacere ec.; questo meno. Tutto ciò in parità di circostanze, e trattandosi p. e. d'una medesima melodia ec. Or tali differenze non hanno a far nulla colla convenienza, nulla col bello proprio, sono indipendenti dalla qualità delle melodie, che sole spettano nella musica al discorso del bello; appartengono alle qualità sole de' suoni ec.; sono della stessa categoria che le differenze degli odori e sapori ec. che niuno s'avvisò di chiamar belli nè brutti, bensì più o meno piacevoli o dispiacevoli:  3427 e ciò {non per altro se non} perchè in essi non ha luogo, come non l'ha nel nostro caso, il discorso della convenienza ec. (12. Sett. 1823.).