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10. Sett. 1821.

[1663,2]  Ho detto altrove pp. 155-56 pp. 157-58 che bisogna distinguere nella musica l'effetto dell'armonia, da quelli del suono che non hanno a fare col bello, come non vi ha che fare il colore per se stesso, non trattandosi di convenienza. Ho detto che quello che ha di singolare l'effetto della musica sull'animo, appartiene in massima  1664 parte al puro suono. Infatti qual differenza fra {l'effetto di} un suono, {di} uno strumento dolce, penetrante, ec. ed un altro ruvido, non penetrante ec. Analizzate bene l'effetto della musica sul vostro cuore, e vedrete che l'effetto suo singolare deriva precisamente dalla natura del suono e varia secondo le di lui differenze. L'armonia, la melodia la più melodiosa, o armonica, eseguita su d'uno strumento vile, ec. in suoni rozzi ec. non vi tocca non vi muove, non v'innalza punto. Ho conosciuto una persona che passava e si teneva essa stessa per inarmonica, non essendo nè commossa nè dilettata da quasi veruna musica. Frattanto egli notava che una stessa armonia eseguita in certi tali strumenti lo toccava vivamente, in altri niente affatto. Egli amava molto, e provava tutti gli effetti della musica, quando udiva suoni forti, di gran voce, strumenti arditi, orchestre numerose, e strepitose. Quest'era dunque una particolare disposizione de' suoi organi, inclinati a que' tali suoni, che lo dilettavano: {+ovvero una rozzezza o poca delicatezza, bisognosa di suoni forti per essere scossa.} Questo diletto era dunque  1665 nella sostanza dipendente dal suono, e indipendente dall'accordo, dall'armonia, e quindi dal bello. Il suono dà piacere all'uomo, perchè la natura gli ha dato, o ha dato a noi (e ad altri animali) questa proprietà. Così i cibi dolci, i colori vivi ec. Tutto ciò non appartiene al bello, non essendo convenienza. {{V. p. 1721. capoverso 2.}}
[1665,1]  Una notabile sorgente di piacere nella musica, è pur l'espressione, la significazione, l'imitazione. Questo neppure spetta al bello, come ho detto in proposito della fisonomia umana pp. 1191. sgg. pp. 1510-13 pp. 1529-30 pp. 1576-79. Or questo è di tanto rilievo, che una musica non significante non diletta se non gl'intendenti, i quali si fanno mediante l'assuefazione, de' particolari generi e fonti di piacere. E se l'uomo udendo una musica espressiva o no, non l'applica seco stesso a qualche significazione, o se l'applica ad una significazione che non le conviene, egli ne proverà o nessun diletto, o minore proporzionatamente. Questo è costante e universale. E però gli animi non  1666 sensibili poco son dilettati dalla musica. Tanto è vero che il di lei singolare effetto non deriva dall'armonia in quanto armonia, ma da cagioni estranee alla essenza dell'armonia, e quindi alla teoria della convenienza, e del bello. (10. Sett. 1821.).