Società degli animali.
Society of animals.
287,1 591,1 536,1 540,1 542,1 1760,1 1767,21787,2 3773,1 3919-20[287,1] Anche gli animali si associano in molti casi, e sempre
per lo vantaggio comune. Oltre le formiche e le api che ho notate altrove, p.
210 si può osservare
288 la così detta ruota che fanno i cavalli e altri animali per
difendersi da comuni aggressori. Dalla quale s'inferisce ancora che gli animali
hanno idee sufficienti di ordinanza o tattica, cioè del modo di accrescere e
rendere più profittevoli le forze individuali 1. coll'unione di molti individui,
2. colla disposizione e figura di tutta la torma, 3. colla conveniente
collocazione degl'individui. Di tali società guerruere[guerriere] offensive e difensive, credo che la storia naturale
fornisca moltissimi esempi. Come anche in altri casi; per es. se è vero quello
che si racconta dell'ordinanza delle grù nei viaggi che fanno, della sentinella
o svegliatrice che tengono. Così la catena delle scimmie per passare i fiumi,
così cento altri esempi dell'aiuto scambievole che le bestie si prestano per
vantaggio comune, e forse anche talvolta per vantaggio del solo bisognoso e
aiutato.
[591,1]
Quod si hoc apparet in
bestiis, volucribus, nantibus, agrestibus, cicuribus, feris, primum ut
se ipsae diligant; (id enim pariter cum omni animante
nascitur)
*
(dunque Cicerone riconosceva le bestie per dotate di libertà) deinde, ut requirant,
atque appetant, ad quas se applicent, eiusdem generis animantes; idque
faciunt cum desiderio, et cum quadam similitudine amoris humani: quanto
id magis in homine fit natura, qui et se ipse diligit, et alterum
anquirit, cuius animum
592 ita cum suo misceat,
ut efficiat paene unum ex duobus?
*
Cic.
Lael. sive de
Amicit. c. 21. fine.
[536,1]
Nihil est enim
appetentius similium sui, nihil rapacius, quam natura.
*
Cic.
Lael. sive de Amicit. c. 14.
(21. Gen. 1821.).
[540,1]
Sic enim mihi perspicere
videor, ita natos esse nos,
541 ut inter omnes
esset societas quaedam
*
; (ecco l'amore universale, notato
anche da Cicerone, e naturale, perchè la
natura, e tutti gli animali tendono più che ad altro al loro simile;
preferiscono nella inclinazione, nell'amore, nella società, il loro simile, allo
straniero e diverso. Questo è il vero confine dell'amore universale secondo
natura, non quelli che gli assegnano i nostri filosofi. Ma seguitiamo) maior autem, ut quisque
proxime accederet. Itaque cives, potiores, quam peregrini; et propinqui
quam alieni.
*
(Così che nel conflitto degl'interessi di
coloro che nobis proxime accedunt,
*
cogl'interessi
degli stranieri, alieni, lontani, quelli vincono nell'animo, nella inclinazione,
e nella natura nostra: e non già nella sola parità di circostanze, ma quando
anche o il bene, o la salute e incolumità de' vicini, porti agli strani un danno
sproporzionato; quando anche si tratti di un solo o pochi vicini, e di molti
lontani; quando si tratti della sola sua patria in comparazione di tutto il
mondo. E tali sono realmente gli effetti e la misura dell'amore dei bruti verso
i loro
542 figli ec. rispetto agli altri loro simili:
delle api di un alveare, rispetto alle altre ec. E v. il pensiero seguente.) Cum his enim
amicitiam natura
ipsa peperit.
*
Cic., Lael.
sive de Amicitia c. 5. sulla fine.
(22. Gen. 1821.).
[542,1]
Quapropter a natura mihi
videtur potius, quam ab indigentia, orta amicitia, et applicatione magis
animi cum quodam sensu amandi, quam cogitatione, quantum illa res
utilitatis esset habitura. Quod quidem quale sit, etiam in bestiis
quibusdam animadverti potest; quae ex se natos ita amant ad quoddam
tempus, et ab eis ita amantur, ut facile earum sensus appareat. Quod in
homine multo est evidentius.
*
Cic., Lael.
sive de Amicitia c. 8.
(22. Gen. 1821.).
[1760,1]
Quanto più io gli dava di sprone
*
(dice
il Rocca di un mulo spagnuolo
ch'egli fu obbligato a cavalcare una volta in
Ispagna), tanto più raddoppiava i calci; io lo batteva, lo ingiuriava, ma le
mie minacce in francese non facevano che irritarlo. Io non sapeva il
suo nome, ed ignorava ancora in quel tempo che ogni mulo in
Ispagna
1761 avesse un nome particolare, e che per
farlo andare fosse necessario dirgli nella propria lingua: Via, mulo, via su, capitano, via,
aragonese, ec.
*
Memorie intorno alla Guerra de' Francesi in
Ispagna del Sig. di
Rocca. Parte I. Milano.
Pirotta. presso A. F. Stella. 1816. p. 55. V. ancora alcune
importanti notizie sui costumi e la società dei cavalli selvaggi ec. p. 134-37. Parte
II.
[1787,2] Egli notava ancora che quell'uno in quell'atto non era stato veduto dagli altri.
Linguaggio di società fra gli animali. (24. Sett. 1821.).
[3773,1]
3773 Vogliono che l'uomo per natura sia più sociale di
tutti gli altri viventi. Io dico che lo è men di tutti, perchè avendo più
vitalità, ha più amor proprio, e quindi necessariamente ciascun individuo umano
ha più odio verso gli altri individui sì della sua specie sì dell'altre, secondo
i principii da me in più luoghi sviluppati p. 55
pp. 872. sgg.
pp.
1078-79
pp.
1083-84
pp.
2204-206
p.
2644
pp. 2736. sgg.
p.
3291. Or qual altra qualità è più antisociale, più esclusiva per sua
natura dello spirito di società, che l'amore estremo verso se stesso, l'appetito
estremo di tirar tutto a se, e l'odio estremo verso gli altri tutti? Questi
estremi si trovano tutti nell'uomo. Queste qualità sono naturalmente nell'uomo
in assai maggior grado che in alcun'altra specie di viventi. Egli occupa nella
natura terrestre il sommo grado per queste parti, siccome generalmente egli
tiene la sommità fra gli esseri terrestri.
[3918,1] 2. Le dette osservazioni servono d'altro esempio
confermante la prima mia proposizione, cioè quante {passioni} sentimenti ec. {anche tenerissimi
ec.} che paiono assolutamente naturali, {+anzi pure quante specie di passioni assolutamente e per
origine e principio} sieno puri effetti di circostanze, opinioni ec. e
di accidenti che in natura non avrebbero avuto luogo. Infatti questo amor
fraterno o paterno ec. verso individui d'altro sesso, così vivo per una parte, e
per l'altra così distinto dagli altri amori verso il sesso differente, anche da'
più puri, sembra bensì la più natural cosa del mondo, eppure è mero effetto
delle circostanze, delle opinioni, delle leggi, le quali sono le vere madri di
questa sorta di amore, che non par poter essere altro che opera e figlia della
natura, e questa averla messa negli animi di propria mano, laddove senza le
opinioni, costumi e leggi essa sorta di amore non avrebbe esistito, almeno in
quel tal grado ec., e il genere umano ne sarebbe al tutto inesperto, e non
saprebbe che cosa ella si fosse. Siccome accade veramente ne' selvaggi ec. che
non abbiano leggi o costumi relativi ec. i quali non faranno mai difficoltà di
usare colle sorelle, e amandole vivamente ciò non
3919
sarà in altra guisa che carnalmente (poichè essi non sono capaci nemmeno degli
altri amori sentimentali), altrimenti non le ameranno, o solo leggermente e
senza trasporto, e come e in quanto compagne abituate fin dalla nascita a
convivere seco loro, come accade anche agli altri animali verso i loro abituali
compagni, senza alcuna relazione alla conformità del sangue, e senza che questa
abbia alcuna parte nel produrre quell'affezione, eccetto in quanto ella può
esser causa di somiglianza ec. che serve all'amicizia, e in quanto ad altre
circostanze estrinseche, e in somma diverse dalla semplice e propria
consanguineità per se stessa, benchè sieno anche suoi effetti. E tale non calda
amicizia avrà luogo, come tra gli animali, così tra' selvaggi (ed anche tra
noi), più tra' compagni abituati a vivere insieme, che tra' fratelli, o tra
padri e figli, posto il caso che questi non abbiano avuto o non abbiano tale
abitudine, ed altri ed alieni sì. Perocchè essa amicizia è tra loro in quanto
compagni abituati (accidente, e cosa {i cui effetti
appartengono} all'assuefazione), non in quanto consanguinei, o in
quanto simili di naturale, di carattere, inclinazioni, {età} ec., non in quanto consanguinei. ec. ec. Del resto quel che ho
detto dell'amor fraterno o paterno {ec.} tra individui
di sesso diverso si stenda ancora a quello tra fratello e fratello, padre e
figlio ec., chè anch'esso in grandissima parte è opera ed assoluta creatura, o
delle leggi, costumi, opinioni ec. o dell'assuefazioni, del convitto, della
somiglianza, e {di} cose diverse insomma dalla
consanguineità per se stessa. Massime un amor vivo, {sentimentale, tenero, fervido} ec. Il quale parimente non suol
3920 aver luogo che ne' civili ec. Tra' selvaggi, come
tra gli animali, l'amore, o almeno l'amor vivo tra' genitori e' figliuoli, anzi
de' genitori verso i figliuoli, non dura se non quanto è bisogno alla
conservazione di questi ec. In quel tempo egli è veramente naturale e d'istinto
ec. Ma i selvaggi per barbarie non lasciano di avere talora anche in costume di
abbandonare i figli appena nati, {o poco appresso ec.}
di esporli ec. ec., come anche usavano molti antichi civili, e come pur troppo
s'usa anche oggi tra noi in mille casi ec. ec. e Rousseau espose o tutti o non pochi de' figli che
ricevette dalla sua Teresa Levasseur
ec., cose tutte ignote in qualunqu'altra specie di animali, e contro natura se
altra mai, e di cui non è capace se non l'uomo ridotto comunque in società, cioè
corrotto, e perniciose di lor natura alla specie ec. ec. {Puoi vedere a questo proposito le pagg. 3797-802. e sopra alcune anche
più orribili barbarie, uno o due de'
luoghi del Cieça citati a p. 3796.}
Puoi vedere Aristot.
Polit.
Florent. 1576. lib. 7. p. 638-40. dove si dà
per legge conveniente e necessaria alle repubbliche l'esposizione dei figli, non
solo imperfetti, come in Lacedemone, ma eziandio generati
dopo una certa età ec., e di più dove l'esposizione per legge non sia permessa,
si consiglia e prescrive da quel filosofo l'ἄμβλωσις {+artificiale e volontaria,} ec. E vedi anche i commentari del Vettori ai detti luoghi.
(26. Nov. 1823.).
Related Themes
Amore dei propri simili. (1827) (3)
Della natura degli uomini e delle cose. (pnr) (2)
Amor patrio. (1827) (2)
Amor proprio. (1827) (1)
Civiltà. Incivilimento. (1827) (1)
Governi. (1827) (1)
Odio verso i nostri simili. (1827) (1)
Perfettibilità o Perfezione umana. (1827) (1)
Politica. (1827) (1)
Sapienza umana. Sua vanità e stoltezza. (1827) (1)
Doveri morali. (1827) (1)
Uomo, se sia il più sociale de' viventi. (1827) (1)