22. Gen. 1821.
[540,1]
Sic
enim mihi perspicere videor, ita natos esse nos,
541 ut inter omnes esset societas quaedam
*
; (ecco
l'amore universale, notato anche da Cicerone, e naturale, perchè la natura, e tutti gli animali tendono
più che ad altro al loro simile; preferiscono nella inclinazione, nell'amore,
nella società, il loro simile, allo straniero e diverso. Questo è il vero
confine dell'amore universale secondo natura, non quelli che gli assegnano i
nostri filosofi. Ma seguitiamo) maior autem, ut quisque proxime
accederet. Itaque cives, potiores, quam peregrini; et propinqui quam
alieni.
*
(Così che nel conflitto degl'interessi di coloro
che nobis proxime accedunt,
*
cogl'interessi degli stranieri, alieni, lontani, quelli vincono nell'animo,
nella inclinazione, e nella natura nostra: e non già nella sola parità di
circostanze, ma quando anche o il bene, o la salute e incolumità de' vicini,
porti agli strani un danno sproporzionato; quando anche si tratti di un solo o
pochi vicini, e di molti lontani; quando si tratti della sola sua patria in
comparazione di tutto il mondo. E tali sono realmente gli effetti e la misura
dell'amore dei bruti verso i loro
542 figli ec. rispetto
agli altri loro simili: delle api di un alveare, rispetto alle altre ec. E v.
il pensiero seguente.) Cum his enim amicitiam natura
ipsa peperit.
*
Cic., Lael.
sive de Amicitia c. 5. sulla fine.
(22. Gen. 1821.).