[703,3] Allo sviluppo ed esercizio della immaginazione è
necessaria la felicità o abituale o presente e momentanea; del sentimento, la
sventura. Esempio me stesso: e il mio passaggio dalla facoltà immaginativa, alla
sensitiva, essendo quella in me presso ch'estinta. (28. Feb.
1821).
[724,3] I poeti, oratori, storici, scrittori in somma di bella
letteratura, oggidì in italia, non manifestano mai, si
può dire, la menoma forza d'animo (vires animi, e non
intendo dire la magnanimità), ancorchè il soggetto, o l'occasione {ec.} contenga
725 grandissima
forza, sia per stesso fortissimo, abbia gran vita, grande sprone. Ma tutte le
opere letterarie italiane d'oggidì sono inanimate, esangui, senza moto, senza
calore, senza vita (se non altrui). Il più che si possa trovar di vita in
qualcuno, come in qualche poeta, è un poco d'immaginazione. Tale è il pregio del
Monti, e dopo il Monti, ma in assai minor grado,
dell'Arici. Ma oltre che questo
pregio è rarissimo nei nostri odierni o poeti o scrittori, oltre che in questi
rarissimi è anche scarso (perchè il più de' loro pregi appartengono allo stile),
osservo inoltre che non è veramente spontaneo nè di vena, e soggiungo che non
solamente non è, ma non può essere, se non in qualche singolarissima indole.
[1448,1] È vero che la poesia propria de' nostri tempi è la
sentimentale. Pure un uomo di genio, giunto a una certa età, quando ha il cuor
disseccato dall'esperienza e dal sapere, può più facilmente scriver belle poesie
d'immaginazione che di sentimento, perchè quella si può in qualche modo
comandare, questo no, o molto meno. E se il poeta scrivendo non
1449 è riscaldato dall'immaginazione, può felicemente
fingerlo, aiutandosi della rimembranza di quando lo era, e richiamando,
raccogliendo, e dipingendo le sue fantasie passate. Non così facilmente quanto
alla passione. E generalmente io credo che il poeta vecchio sia meglio adattato
alla poesia d'immaginazione, che a quella di sentimento proprio, cioè ben diverso dalla filosofia, dal pensiero
ec. E di ciò si potrebbero forse recare molti esempi di fatto, antichi e
moderni, contro quello che pare a prima vista, perchè l'immaginazione è propria
de' fanciulli, e il sentimento degli adulti. (3. Agosto. 1821.).
{{V. p. 1548.}}
[1860,1] Ho detto pp. 1548-51 che l'immaginazione può risorgere o durare
anche ne' vecchi e disingannati. Aggiungo che l'immaginazione e il piacere che
ne deriva, consistendo in gran parte nelle rimembranze, lo stesso aver perduto
l'abito della continua immaginativa, contribuisce ad accrescere il piacere delle
rimembranze, giacch'elle, se fossero presenti ed abituali, 1. non sarebbero, o
sarebbero meno rimembranze, 2. non sarebbero così dilettevoli, perchè il
presente non illude mai, bensì il lontano, e quanto è più lontano. Onde non è
dubbio che le immagini della vita degli antichi, non riescano più dilettevoli a
noi per cui sono rimembranze lontanissime, che agli stessi antichi per cui erano
o presenze, o ricordanze poco lontane. Del resto la rimembranza quanto più è
lontana, e meno abituale, tanto più innalza, stringe, addolora dolcemente,
diletta
1861 l'anima, e fa più viva, energica,
profonda, sensibile, e fruttuosa
impressione, perch'essendo più lontana, è più sottoposta all'illusione; e non
essendo abituale nè essa individualmente, nè nel suo genere, va esente
dall'influenza dell'assuefazione che indebolisce ogni sensazione. Ciò che dico
dell'immaginativa, si può applicare alla sensibilità. Certo è però che tali
lontane rimembranze, quanto dolci, tanto separate dalla nostra vita presente, e
di genere contrario a quello delle nostre sensazioni abituali, ispirando della
poesia ec. non ponno ispirare che poesia malinconica, come è naturale,
trattandosi di ciò che si è perduto; all'opposto degli antichi a cui tali
immagini, poteano ben far minore effetto a causa dell'abitudine, ma erano sempre
proprie, presenti, si rinnovavano tuttogiorno, nè mai si consideravano come cose
perdute, o riconosciute per vane; quindi la loro poesia dovea esser lieta, come
quella che verteva sopra dei beni e delle dolcezze da
1862 loro ancor possedute, e senza timore. (7. Ott.
1821.).
[3154,1] 2. Poco ai tempi d'Omero valeva ed operava quello che negli uomini si chiama cuore,
moltissimo l'immaginazione. Oggi per lo contrario (e così a' tempi di Virgilio) l'immaginazione
3155 è generalmente sopita, agghiacciata, intorpidita,
estinta; difficilissimo è ravvivarla anche al gran poeta, il quale altresì
difficilmente può esser oggi gagliardamente ispirato dalla immaginativa, ed
esser grande per quella parte che propriamente spetta all'immaginazione e per
ciò che da lei deriva, come furono Omero
e Dante. Se l'animo degli uomini colti è
ancor capace d'alcuna impressione, d'alcun sentimento vivo, sublime e poetico,
questo appartien propriamente al cuore. Ed infatti oggidì appresso gli altri
poeti di verso e di prosa, il cuore è sottentrato universalmente e quasi del
tutto all'immaginazione, quello gl'ispira, quello essi mirano a commuovere, e su
quello realmente operano sempre ch'ei sono atti a riuscire nel loro intento. I
poeti d'immaginazione oggidì, manifestano sempre lo stento e lo sforzo e la
ricerca, e siccome non fu la immaginazione che li mosse a poetare, ma essi che
si espressero dal cervello e dall'ingegno,
3156 e si crearono e fabbricarono
una immaginazione artefatta, così di rado o non mai riescono a risuscitare e
riaccendere la vera immaginazione, già morta, nell'animo de' lettori, e non
fanno alcun buono effetto. Così dico di quelle parti che ne' moderni {scrittori} sono di pura immaginazione. Lord Byron è un'eccezione di regola,
forse unica, per se stesso. {V. p. 3477.} Quanto all'effetto
delle sue poesie sopra i lettori, dubito ch'elle debbano essere eccettuate dal
numero delle altre poesie d'immaginazione. {V. p. 3821.} L'animo nostro è
troppo diverso dal suo. Male ei ci può restituire quella immaginativa ch'egli ha
conservata, ma che noi abbiamo per sempre perduta. {#1. Anche Omero e
Dante hanno assai che fare per
ridestar la nostra immaginazione. Contuttociò, quantunque la fantasia di
L. Byron sia
certo naturalmente straordinaria, nondimeno è pur vero che anch'ella è in
grandissima parte artefatta, o vogliamo dire spremuta a forza, onde si vede
chiaramente che il più delle poesie di L. Byr. vengono dalla volontà e da un abito
contratto dal suo ingegno, piuttosto che da ispirazione e da fantasia
spontaneamente mossa.} Ora tra i poeti epici egli è pure strano che
Omero antichissimo abbia tanto
mirato al cuore, e che Virgilio e i
moderni non si sieno proposti per oggetto finale ed essenziale de' loro poemi
che di muovere l'immaginazione. Perocchè il soggetto essenziale e unico
principale de' loro poemi si è un Eroe felice e un'impresa felicemente
3157 terminata. Ora la felicità non vale che per la
maraviglia, la quale spetta all'immaginazione e nulla al cuore. Tanto possono
fare errare i più grandi spiriti le regole e l'arte, e tanto nascondere la
natura dell'uomo, de' tempi, delle cose, traviarli dal vero, travisar loro e
occultare il proprio scopo e la propria essenza di quelle cose medesime ch'essi
intraprendono ed alle quali esse regole appartengono. {Veramente di tutti i poemi epici, il più antico, cioè
l'iliade, è, quanto all'insieme, allo scopo totale e non
parziale, al tutto e non alle parti, all'intenzion finale e primaria, non
episodica, addiettiva e secondaria e quasi estrinseca, accidentale ec.; è,
dico il più sentimentale, anzi il solo sentimentale; cosa veramente strana a
dirsi, e che par contraddittoria ne' termini, ed è infatti mostruosa ed
opposta alla natura de' progressi e della storia dello spirito umano e degli
uomini, e delle differenze de' tempi, alla natura rispettivamente
dell'antico al moderno, e viceversa ec. È anche il poema più Cristiano.
Poichè interessa pel nemico, pel misero ec. ec.}
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