20. Sett. 1823.
[3477,4]
Alla p. 3156.
Si potrebbe aggiungere il nostro Monti, nel quale tutto è immaginazione, e nulla parte ha il sentimento,
come n'ha grandissima nel più delle poesie di Lord Byron (se però quel di Lord
Byron è ben significato
3478 col nome di
sentimento). Certo è che il Monti
benchè d'immaginazione senz'alcun confronto inferiore a quella di Lord Byron, e benchè non abbia di poetico
che l'immaginazione (sì nelle cose sì nello stile), si lascia leggere non senza
piacere, nè senza effetto poetico, e l'immaginoso in lui comparisce molto più
spontaneo e men comandato che in Lord
Byron. Ed è forse al contrario, perchè Lord Byron è veramente un uomo di caldissima fantasia
naturale, e Monti, qualch'egli sia per
se stesso, nelle sue composizioni non è che un buono e valente traduttore di
Omero, Virgilio, Orazio, Ovidio ed altri poeti
antichi, e imitatore, anzi spesso copista, di Dante, Ariosto e degli altri
nostri classici. Sicchè Lord Byron tira
le immagini dal suo fondo, e Monti
dall'altrui. E se nell'uno ha dell'impoetico lo sforzo che suo poetare
apparisce, nell'altro è veramente impoetico l'imitare e il copiare che però
nella sua stessa poesia intrinsecamente non si lascia scorgere. Ond'è che le
poesie di Lord Byron sieno meno
poetiche, considerate in se stesse, che quelle di Monti. Mentre però questi è infinitamente meno poeta
di quello.
3479 E si conchiude che le poesie dell'uno
sieno impoetiche, e che l'altro non sia poeta. E l'effetto poetico delle poesie
di Monti spetta più agli antichi che a
lui, ed è piuttosto come di poesia e d'immaginazione antica, che di moderna. Nel
sentimento poi la vena del Monti è al
tutto secca, e provandocisi, il che egli fa ben di rado, non ci riesce punto,
come nel Bardo. (20. Sett.
1823.).