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Voci e frasi piacevoli e poetiche assolutamente, per l'infinito o indefinito del loro significato, ec.

Words and phrases, pleasant and absolutely poetic, because of the infiniteness or indefiniteness of their meaning, etc.

1534,1 1777,2 1789,1 1798,3 1825,2 1900,12 1930,1 1962,1 1987,1 2251,1 2263,1 2288,1 2350,1 2629,2

[1534,1]  Le parole irrevocabile, irremeabile e altre tali, produrranno sempre una sensazione piacevole (se l'uomo non vi si avvezza troppo), perchè destano un'idea senza limiti, e non possibile a concepirsi interamente. E però saranno sempre poeticissime: e di queste tali parole sa far uso, e giovarsi con grandissimo effetto il vero poeta. (20. Agos. 1821.).

[1777,2]  Quello che ci desta una folla di rimembranze dove il pensiero si confonda, è sempre piacevole. Ciò fanno le immagini de' poeti, le parole dette poetiche ec. fra le quali cose, è notabile che le immagini della vita domestica nella poesia, ne' romanzi, {+pitture ec. ec.} ec. riescono sempre piacevolissime, gratissime amenissime elegantissime e danno qualche bellezza, e ci riconciliano talvolta alle più sciocche composizioni, ed agli scrittori i più incapaci di ben presentarle. Così quelle della vita rustica  1778 ec. il cui grand'effetto deriva in gran parte dalla folla delle rimembranze o delle idee che producono, perocch'elle son cose comuni, a tutti note, ed appartenenti.

[1789,1]  Le parole lontano, antico, e simili sono poeticissime e piacevoli, perchè destano idee vaste, e indefinite, e non determinabili e confuse. Così in quella divina stanza dell'Ariosto (1. 65.)
Quale stordito e stupido aratore,
Poi ch'è passato il fulmine, si leva
Di là dove l'altissimo fragore
Presso a gli uccisi buoi steso l'aveva,
Che mira senza fronde e senza onore
Il pin che di lontan veder soleva;
Tal si levò il Pagano a piè rimaso,
Angelica presente al duro caso. *

Dove l'effetto delle parole di lontano si unisce a quello del soleva, parola di significato egualmente vasto per la copia delle rimembranze che contiene. Togliete queste due parole ed idee; l'effetto di quel verso si perde, e si scema se togliete l'una delle delle due. (25. Sett. 1821.).

[1798,3]  Le parole notte notturno ec. le descrizioni della notte ec. sono poeticissime, perchè la notte confondendo gli oggetti, l'animo non ne concepisce che un'immagine vaga, indistinta, incompleta, sì di essa, che quanto ella contiene. Così oscurità, profondo. ec. ec. (28. Sett. 1821.)

[1825,2]  Le parole che indicano moltitudine, copia, grandezza, lunghezza, larghezza, altezza, vastità ec. ec. sia in estensione, o in forza, intensità ec. ec. sono pure poeticissime, e così le immagini corrispondenti. Come nel Petr.  1826
Te solo aspetto, e quel che tanto amasti
E laggiuso è rimaso, il mio bel velo. *

[1900,2]  Non solo l'eleganza, ma la nobiltà la grandezza, tutte le qualità del linguaggio poetico, anzi il linguaggio poetico esso stesso, consiste, se ben l'osservi, in un modo di parlare indefinito, o non ben definito, o sempre  1901 meno definito del parlar prosaico o volgare. Questo è l'effetto dell'esser diviso dal volgo, e questo è anche il mezzo e il modo di esserlo. Tutto ciò ch'è precisamente definito, potrà bene aver luogo {talvolta} nel linguaggio poetico, giacchè non bisogna considerar la sua natura che nell'insieme, ma certo propriamente parlando, e per se stesso, non è poetico. Lo stesso effetto e la stessa natura si osserva in una prosa che senza esser poetica, sia però sublime, elevata, magnifica, grandiloquente. La {vera} nobiltà dello stile prosaico, consiste essa pure {costantemente} in non so che d'indefinito. Tale suol essere la prosa degli antichi, greci e latini. E v'è non pertanto assai notabile diversità fra l'indefinito del linguaggio poetico, e quello del prosaico, oratorio ec.

[1930,1]  Posteri, posterità, (e questo più perchè più generale) futuro, passato, eterno, lungo in fatto di tempo, morte, mortale, immortale, e cento simili, son parole di senso o di significazione quanto indefinita, tanto poetica e nobile, e perciò cagione di nobiltà, di bellezza ec. a tutti gli stili. (16. Ott. 1821.).

[1962,1]  Un des grands avantages des dialectes germaniques en poésie, c'est la variété et la beauté de leurs épithètes. L'allemand sous ce rapport aussi, peut se comparer au grec; l'on sent dans un seul  1963 mot plusieurs images, comme, dans la note fondamentale d'un accord, on entend les autres sons dont il est composé, ou comme de certains couleurs réveillent en nous la sensations de celles qui en dépendent. L'on ne dit en français que ce qu'on veut dire, et l'on ne voit point errer autour des paroles ces nuages à mille formes, qui entourent la poésie des langues du nord, et réveillent une foule de souvenirs. A la liberté de former une seule épithète de deux ou trois, se joint celle d'animer le langage en faisant avec les verbes des noms: * (proprietà egualmente del greco, dell'italiano, e dello spagnuolo) le vivre, le vouloir, le sentir, sont des expressions moins abstraites que la vie, la volonté, le sentiment; et tout ce qui tend à changer la pensée en action donne toujour plus de mouvement au style. La facilité de renverser à son gré la construction  1964 de la phrase * (ho detto altrove pp. 109-11 pp. 950-52 pp. 1226-28 che come le parole, così le frasi e costruzioni ec. possono esser termini, e che quella lingua che più abbonda di termini, {in pregiudizio delle parole,} suole per analogia esser matematica nella frase ec., e che la francese è tutta un gran termine) est aussi très-favorable à la poésie, et permet d'exciter, par les moyens variés de la versification, des impressions analogues à celles de la peinture et de la musique * . (impressioni vaghe.) Enfin l'esprit général des dialectes teutoniques, c'est l'indépendance: les écrivains cherchent avant tout à transmettre ce qu'il sentent; ils diroient volontiers à la poésie comme Héloïse à son amant: S'il y a un mot plus vrai, plus tendre, plus profond encore pour exprimer ce que j'éprouve, c'est celui-là que je veux choisir. Le souvenir des convenances de société poursuit en France le talent *  1965 jusques dans ses émotions les plus intimes; et la crainte du ridicule est l'épée de Damoclès, qu'aucune fête de l'imagination ne peut faire oublier. * De l'Allemagne, tome 1. 2.de part. ch. 9. vers la fin. (21. Ott. 1821.).

[1987,1]  Per la copia e la vivezza ec. delle rimembranze sono piacevolissime e e poeticissime tutte le imagini che tengono del fanciullesco, e tutto ciò che ce le desta (parole, frasi, poesie, pitture, imitazioni o realtà ec.). Nel che tengono il primo luogo gli antichi poeti, e fra questi Omero. Siccome le impressioni, così le ricordanze della fanciullezza in qualunque età, sono più vive che quelle di qualunque altra età. E son piacevoli per la loro vivezza, anche le ricordanze d'immagini e di cose che nella fanciullezza ci erano dolorose, o spaventose ec. E per la stessa ragione ci è piacevole nella vita anche la ricordanza dolorosa, e quando bene la cagion del dolore non sia passata, e quando pure la ricordanza lo cagioni o l'accresca, come nella morte de' nostri  1988 cari, il ricordarsi del passato ec. (25. Ott. 1821.).

[2251,1]  Alla p. 2243. Tutto ciò che è finito, tutto ciò che è ultimo, desta sempre naturalmente nell'uomo un sentimento di dolore, e di malinconia. Nel tempo stesso eccita un sentimento piacevole, e piacevole nel medesimo dolore, e ciò a causa dell'infinità dell'idea che si contiene in queste parole finito, ultimo ec. (le quali però sono di lor natura, e saranno sempre poeticissime, per usuali e volgari che sieno, in qualunque lingua e stile. E tali son pure  2252 in qualsivoglia lingua ec. quelle altre parole e idee, che ho notate in vari luoghi p. 1534 p. 1789 pp. 1825-26 pp. 1927-30, come poetiche per se, e per l'infinità che essenzialmente contengono.) (13. Dic. 1821.). {{V. p. 2451.}}

[2263,1]  Antichi, antico, antichità; posteri, posterità sono parole poeticissime ec. perchè contengono un'idea 1. vasta, 2. indefinita ed incerta, massime posterità della quale non sappiamo nulla, ed antichità similmente è cosa oscurissima per noi. Del resto tutte le parole che esprimono generalità, o una cosa in generale, appartengono a queste considerazioni. (20. Dic. 1821.).

[2288,1]  La lingua latina così esatta, così regolata, e definita, ha nondimeno moltissime frasi ec. che per la stessa natura loro, e del linguaggio latino, sono di significato così vago, che a determinarlo, e renderlo preciso non basta qualsivoglia scienza di latino, e non avrebbe bastato l'esser nato latino, perocch'elle son vaghe per se medesime, e quella tal frase e la vaghezza della significazione sono per essenza loro inseparabili, nè quella può sussistere senza questa. Come Georg. 1. 44. et Zephyro putris se gleba resolvit. * Quest'è una frase regolarissima, e nondimeno regolarmente e gramaticalmente indefinita di significazione, perocchè nessuno potrà dire se quel Zephyro significhi al zefiro, per lo zefiro,  2289 col zefiro ec. Così quell'altra: Sunt lacrimę rerum * ec. della quale altrove ho parlato p. 1337. E cento mila di questa e simili nature, regolarissime, latinissime, conformissime alla gramatica, e alla costruzione latina, prive o affatto, o quasi affatto d'ogni figura di dizione, e tuttavolta vaghissime e indefinibili di significato, non solo a noi, ma agli stessi latini. Di tali frasi abbonda assai più la lingua greca. Vedete come dovevano esser poetiche le lingue antiche: anche le più colte, raffinate, adoperate, regolate. Qual è la lingua moderna, che abbia o possa ricevere non dico molte, ma qualche frasi ec. di significato indefinibile, e per la sua propria natura vago, senz'alcuna offesa ec. della gramatica? La italiana forse alcun poco, ma molto al di sotto della latina. La tedesca credo che in questa facoltà vinca la nostra, e tutte le altre moderne. Ma ciò solo perch'ella non  2290 è ancora bastantemente o pienamente formata; perch'ella stessa non è definita, è capace di locuzioni indefinite, anzi, volendo, non potrebbe mancarne. Così accade in qualunque lingua, nè solo nelle locuzioni, ma nelle parole. La vaghezza di queste va in ragion diretta della poca formazione, {+uniformità, unità ec.} della lingua, e questa, della letteratura e conversazione, e queste, della nazione. Ho notato altrove pp. 1953-57 pp. 2080. sgg. pp. 2087-89 pp. 2177-78 come la letteratura tedesca non avendo alcuna unità, non abbia forma, giacchè per confessione dei conoscitori, il di lei carattere è appunto il non aver carattere. Non si può dunque dir nulla circa le facoltà del tedesco, che non può esser formato nè definito, non essendo tale la letteratura, (per vastissima ch'ella sia, e fosse anche il decuplo di quel che è) e mancando affatto la conversazione. Quindi anche le loro parole e frasi denno per necessità avere (come hanno) moltissimo d'indefinito.  2291 (26. Dic. 1821.).

[2350,1]   2350 Alto, altezza e simili sono parole e idee poetiche ec. per le ragioni accennate altrove, {(p. 2257.)} e così le immagini che spettano a questa qualità. (14. Gen. 1822.)

[2629,2]  A ciò che ho detto altrove delle voci ermo, eremo, romito, hermite, hermitage, hermita ec. tutte fatte dal greco ἔρημος, aggiungi lo spagnuolo ermo, ed ermar (con ermador ec.) che significa desolare, vastare, appunto come il greco ἐρημόω. (3. Ottobre. 1822.). {+Queste voci e simili sono tutte poetiche per l'infinità o vastità dell'idea ec. ec. Così la deserta notte, e tali immagini di solitudine, silenzio ec.}