12. Ott. 1821.
[1900,2] Non solo l'eleganza, ma la nobiltà la grandezza,
tutte le qualità del linguaggio poetico, anzi il linguaggio poetico esso stesso,
consiste, se ben l'osservi, in un modo di parlare indefinito, o non ben
definito, o sempre
1901 meno definito del parlar
prosaico o volgare. Questo è l'effetto dell'esser diviso dal volgo, e questo è
anche il mezzo e il modo di esserlo. Tutto ciò ch'è precisamente definito, potrà
bene aver luogo {talvolta} nel linguaggio poetico,
giacchè non bisogna considerar la sua natura che nell'insieme, ma certo
propriamente parlando, e per se stesso, non è poetico. Lo stesso effetto e la
stessa natura si osserva in una prosa che senza esser poetica, sia però sublime,
elevata, magnifica, grandiloquente. La {vera} nobiltà
dello stile prosaico, consiste essa pure {costantemente} in non so che d'indefinito. Tale suol essere la prosa
degli antichi, greci e latini. E v'è non pertanto assai notabile diversità fra
l'indefinito del linguaggio poetico, e quello del prosaico, oratorio ec.
[1901,1] Quindi si veda come sia per sua natura incapace di
poesia la lingua francese, la quale è incapacissima d'indefinito, e dove anche
ne' più sublimi stili, non
1902 trovi mai altro che
perpetua, ed intera definitezza.
[1902,1] Anche il non aver la lingua francese un linguaggio
diviso dal volgo, la rende incapace d'indefinito, e quindi di linguaggio
poetico, e poichè la lingua è quasi tutt'uno colle cose, incapace anche di {vera} poesia.
[1902,2] Nè solo di linguaggio poetico, ma anche di quel
nobile e maestoso linguaggio prosaico, ch'è proprio degli antichi, e fra tutti i
moderni degl'italiani (degli spagnuoli ancora, e de' francesi prima della
riforma), e che ho specificato qui dietro. (12. Ott. 1821.).