17. Aprile 1821.
[950,3]
Lo Spettatore di
Milano 15. Febbraio 1816. Quaderno
46. p. 244. Parte Straniera, in un articolo estratto dal Leipziger Litter. Zeitung, rendendo
brevissimo conto di un opuscolo
951 tedesco di Pietro Enrico Holthaus,
intitolato Anche nella nostra lingua possiamo e
dobbiamo essere Tedeschi, pubblicato a Schwelm, presso
Scherz, 1814. in 8o. grande, dice che, fra le altre cose, l'autore intende
provare Che il miscuglio di parole
straniere reca nocumento alla chiarezza delle
idee.
*
(L'opuscolo è diretto principalmente contro il
francesismo introdotto e trionfante nella lingua tedesca, come nell'italiana)
Questo sentimento combina con quello che ho svolto in altri pensieri pp.
110-11
p.
808, dove ho detto che le parole greche nelle nostre lingue sono
sempre termini, e così si deve dire
delle altre parole straniere affatto alla nostra lingua; e spiegato che cosa
sieno termini, e come si distinguano
dalle parole. E infatti i termini, e le
parole prese da una lingua straniera del tutto, potranno essere precise, ma non
chiare, e così l'idea che
risvegliano sarà precisa ed esatta, senza esser chiara, perchè quelle parole non
esprimono la natura della cosa per noi, non sono cavate dalle qualità della
cosa, come le parole originali di qualunque lingua, così che l'oggetto che
esprimono, sebbene ci si possa per mezzo loro affacciare alla mente con
precisione e determinazione, non lo potranno però con chiarezza: perchè le
parole non derivanti immediatamente dalle qualità della cosa, o che almeno per
l'assuefazione non ci paiano tali, non hanno forza di suscitare nella nostra
mente un'idea sensibile della cosa, non
hanno
952 forza di farci sentire la cosa in qualunque modo, ma solamente di
darcela precisamente ad intendere, come si fa di quelle cose che non si possono
formalmente esprimere. Che tale appunto è il caso degli oggetti significatici
con parole del tutto straniere. Dal che è manifesto quanto danno riceva sì la
chiarezza delle idee, come la bellezza e la forza del discorso, che consistono
massimamente nella sua vita, e questa vita del discorso, consiste nella
efficacia, vivacità, e sensibilità con
cui esso ci fa concepire le cose di cui tratta. (17. Aprile
1821.).