Idee concomitanti alle principali, nel significato delle parole.
Ideas associated with the main ones, in the meaning of words.
1701,1 1777,2 1962,1 2041,1 2468,1 2594,1 3952,1 4117,11[1701,1] Le idee concomitanti che ho detto pp. 109-111 esser destate dalle parole {anche} le più proprie, a differenza dei termini, sono 1. le infinite
idee {ricordanze ec.} annesse a dette parole, derivanti
dal loro uso giornaliero, e indipendenti affatto dalla loro particolare natura,
ma legate all'assuefazione, e alle diversissime circostanze in cui quella parola
si è udita o usata. S'io nomino una pianta o un animale col nome Linneano, invece del
nome usuale, io non desto nessuna di queste idee, benchè dia chiaramente a
conoscer la cosa. Queste idee sono spessissimo legate alla parola (che nella
mente umana è inseparabile dalla cosa, è la sua immagine, il suo corpo, ancorchè
la cosa sia materiale, anzi è un tutto con lei, e si può dir che la lingua
riguardo alla mente di chi l'adopra, contenga non solo i segni delle cose, ma
quasi le cose stesse)
1702 sono dico legate alla parola
più che alla cosa, o legate a tutte due in modo che divisa la cosa dalla parola
(giacchè la parola non si può staccar dalla cosa), la cosa non produce più le
stesse idee. {+Divisa dalla parola, o
dalle parole usuali ec. essa divien quasi straniera alla nostra vita. Una
cosa espressa con un vocabolo tecnico non ha alcuna domestichezza con noi,
{+non ci destano[desta] alcuna delle infinite ricordanze della vita,
ec. ec.} nel modo che le cose ci riescono quasi nuove, {e nude} quando le vediamo espresse in una lingua
straniera e nuova per noi: nè si arriva a gustare perfettamente una tal
lingua, finchè non si penetra in tutte le minuzie e le piccole parti e idee
contenute nelle parole del senso il più semplice.} 2. Le idee
contenute nelle metafore. La massima parte di qualunque linguaggio umano è
composto di metafore, perchè le radici sono pochissime, e il linguaggio si
dilatò massimamente a forza di similitudini e di rapporti. Ma la massima parte
di queste metafore, perduto il primitivo senso, son divenute così proprie, che
la cosa ch'esprimono non può esprimersi, o meglio esprimersi diversamente.
Infinite ancora di queste metafore non ebbero mai altro senso che il presente,
eppur sono metafore, cioè con una piccola modificazione, si fece che una parola
significante una cosa, modificata così ne significasse un'altra di qualche
rapporto colla prima. Questo è il principal modo in cui son cresciute tutte le
lingue. Ora sin tanto che l'etimologie di queste originariamente metafore, ma
oggi, o anche da principio, parole effettivamente proprie, si ravvisano e
sentono, il
1703 accade almeno nella maggior parte
delle parole proprie di una lingua,
l'idea ch'elle destano, è quasi doppia, benchè la parola sia proprissima, e di
più esse producono nella mente, non la sola concezione ma l'immagine della cosa,
ancorchè la più astratta, essendo anche queste in qualsivoglia lingua, sempre in
ultima analisi espresse con metafore prese dal materiale e sensibile (più o men
vivo, ed esprimente e adattato, secondo i caratteri delle lingue e delle nazioni
ec.). Per esempio il nostro costringere che significa
sforzare, serba ancora ben chiara la sua
etimologia, e quindi l'immagine materiale da cui questa che in origine è
metafora, derivò. ec. ec. Il complesso di tali immagini nella scrittura o nel
parlare, massime nella poesia, dove più si attende all'intero valore di ciascuna
parola, e con maggior disposizione a concepire {e
notare} le immagini ch'elle contengono, ec. questo complesso, dico,
forma la bellezza di una lingua, e la differente forza ec. sì delle lingue
rispettivamente a loro, sì dei diversi stili ec. in una stessa lingua. Ma se p.
e. la cosa espressa da costringere, l'esprimessimo
1704 con una parola presa da lingua straniera, e la cui
origine ed etimologia non si sapesse generalmente, o certo non si sentisse,
ella, quando fosse ben intesa, desterebbe bensì l'idea della cosa, ma nessuna
immagine, neppur {quasi} della stessa cosa, benchè
materiale. Così accade in tutte le parole derivate dal greco, delle quali
abbondano le nostre lingue, e massime le nostre nomenclature. Esse, quando siano
usuali, e quotidiane, come filosofo ec.
possono appartenere alla classe che ho notate[notata] nel primo luogo, ma non mai a questa seconda. Esse e le altre
simili prese da qualsivoglia lingua, e non proprie della nostra rispettiva, saranno sempre, come altrove ho detto
pp.
109-111
pp. 951-52, parole tecniche, e di significato nudo ec. Similmente le
parole moderne, che o si derivano da parole già stanziate nella nostra lingua,
ma d'etimologia pellegrina, o si derivano da parole anche proprie della lingua;
essendo per lo più, stante la natura del tempo, assai più lontane dal materiale
e sensibile che non sono le antiche, e di un carattere più spirituale, sono
quindi ordinariamente termini e non parole, non destando verun'
1705 immagine concomitante, nè avendo nulla di vivo.
ec. Tali sono i termini de' quali altrove ho detto pp. 109-110
p. 1226,1 che abbonda la lingua francese, massime la moderna, e ciò
non solo per natura del tempo, ma anche per la natura di essa lingua, e del suo
carattere e forma.
[1777,2] Quello che ci desta una folla di rimembranze dove il
pensiero si confonda, è sempre piacevole. Ciò fanno le immagini de' poeti, le
parole dette poetiche ec. fra le quali cose, è notabile che le immagini della
vita domestica nella poesia, ne' romanzi, {+pitture ec. ec.} ec. riescono sempre
piacevolissime, gratissime amenissime elegantissime e danno qualche bellezza, e
ci riconciliano talvolta alle più sciocche composizioni, ed agli scrittori i più
incapaci di ben presentarle. Così quelle della vita rustica
1778 ec. il cui grand'effetto deriva in gran parte dalla folla delle
rimembranze o delle idee che producono, perocch'elle son cose comuni, a tutti
note, ed appartenenti.
[1962,1]
Un des grands avantages
des dialectes germaniques en
poésie, c'est la variété et la beauté de leurs épithètes. L'allemand
sous ce rapport aussi, peut se comparer au grec; l'on sent dans un seul
1963
mot plusieurs images, comme, dans la note fondamentale d'un
accord, on entend les autres sons dont il est composé, ou comme de
certains couleurs réveillent en nous la sensations de celles qui en
dépendent. L'on ne dit en français
que ce qu'on veut dire, et l'on ne voit point errer autour des
paroles ces nuages à mille formes, qui entourent la poésie des langues
du nord, et réveillent une foule de souvenirs. A la liberté de former une seule épithète de deux
ou trois, se joint celle d'animer le langage en faisant avec
les verbes des noms:
*
(proprietà egualmente del greco, dell'italiano, e dello spagnuolo) le vivre, le vouloir, le sentir, sont des expressions
moins abstraites que la vie, la volonté, le sentiment; et tout ce qui
tend à changer la pensée en action donne toujour plus de mouvement au
style. La facilité de renverser à son gré la construction
1964 de la phrase
*
(ho detto altrove
pp. 109-11
pp.
950-52
pp. 1226-28 che come le parole, così le frasi e costruzioni ec.
possono esser termini, e che quella
lingua che più abbonda di termini,
{in pregiudizio delle parole,} suole per
analogia esser matematica nella frase ec., e che la francese è tutta un gran
termine) est aussi très-favorable à la poésie, et permet d'exciter, par les
moyens variés de la versification, des impressions analogues à celles de la peinture et de la
musique
*
. (impressioni vaghe.) Enfin l'esprit général des dialectes teutoniques, c'est l'indépendance:
les écrivains cherchent avant tout à
transmettre ce qu'il sentent; ils diroient volontiers à la
poésie comme Héloïse à son amant: S'il
y a un mot plus vrai, plus tendre, plus profond encore pour exprimer
ce que j'éprouve, c'est celui-là que je veux choisir. Le
souvenir des convenances de société poursuit en
France le talent
*
1965
jusques dans ses émotions les plus intimes; et la
crainte du ridicule est l'épée de Damoclès, qu'aucune fête
de l'imagination ne peut faire oublier.
*
De l'Allemagne, tome 1. 2.de part. ch. 9.
vers la fin.
(21. Ott. 1821.).
[2041,1] La rapidità e la concisione dello stile, piace
perchè presenta all'anima una folla d'idee simultanee, o così rapidamente
succedentisi, che paiono simultanee, e fanno ondeggiar l'anima in una tale
abbondanza di pensieri, o d'immagini e sensazioni spirituali, ch'ella o non è
capace di abbracciarle tutte, e pienamente ciascuna, o non ha tempo di restare
in ozio, e priva di sensazioni.
2042 La forza dello
stile poetico, che in gran parte è tutt'uno colla rapidità, non è piacevole per
altro che per questi effetti, e non consiste in altro. L'eccitamento d'idee
simultanee, può derivare e da ciascuna parola isolata, o propria o metaforica, e
dalla loro collocazione, e dal giro della frase, e dalla soppressione stessa di
altre parole o frasi ec. Perchè è debole lo stile di Ovidio, e però non molto piacevole, quantunque egli sia
un fedelissimo pittore degli oggetti, ed un ostinatissimo e acutissimo
cacciatore d'immagini? Perchè queste immagini risultano in lui da una copia di
parole e di versi, che non destano l'immagine senza lungo circuito, e così poco
o nulla v'ha di simultaneo, giacchè anzi lo spirito è condotto a veder gli
oggetti appoco appoco per le loro parti. Perchè lo stile di Dante è il più forte che mai si possa concepire, e per
questa parte il più bello e dilettevole possibile? Perchè ogni
2043 parola presso lui è un'immagine ec. ec. V. il mio discorso sui romantici. Qua
si possono riferire la debolezza essenziale, e la ingenita sazietà della poesia
descrittiva, (assurda in stessa) e quell'antico precetto che il poeta (o lo
scrittore) non si fermi troppo in una descrizione. Qua la bellezza dello stile
di Orazio (rapidissimo, e pieno
d'immagini per ciascuna parola, o costruzione, o inversione, o traslazione di
significato ec.),
{V. p. 2049.} e quanto al pensiero, quella dello
stile di Tacito. ec.
(3. Nov. 1821.). {{V. p. 2239.}}

[2468,1]
Nelle annotazioni alle mie Canzoni (Canzone 6. stanza 3. verso 1)
ho detto e mostrato che la metafora raddoppia o moltiplica l'idea rappresentata
dal vocabolo. Questa è una delle principali cagioni per cui la metafora è una
figura così bella, così poetica, e annoverata da tutti i maestri fra le parti e
gl'istrumenti principalissimi dello stile poetico, o anche prosaico ornato e
sublime ec. Voglio dire ch'ella è così piacevole perchè rappresenta più idee in
un tempo stesso (al contrario dei termini). E però ancora si raccomanda al poeta (ed è effetto e segno
notabilissimo della sua vena ed entusiasmo e natura poetica, e facoltà
inventrice e creatrice) la novità delle metafore. Perchè grandissima, anzi
infinita parte del nostro discorso è metaforica, e non perciò quelle metafore di
cui ordinariamente si compone risvegliano più d'una semplice idea.
2469 Giacchè l'idea primitiva significata propriamente
da quei vocaboli traslati è mangiata a lungo andare dal significato metaforico
il quale solo rimane, come ho pur detto l. c. E ciò quando anche la stessa
parola non abbia perduto affatto, anzi punto, il suo suo significato proprio, ma
lo conservi e lo porti a suo tempo. P. e. accendere ha
tuttavia la forza sua propria. Ma s'io dico accender
l'animo, l'ira ec. che sono metafore, l'idea che risvegliano è una,
cioè la metaforica, perchè il lungo uso ha fatto che in queste tali metafore non
si senta più il significato proprio di accendere, ma
solo il traslato. E così queste tali voci vengono ad aver più significazioni
quasi al tutto separate l'una dall'altra, quasi affatto semplici, e che tutte si
possono {omai} chiamare ugualmente proprie. Il che non può accadere nelle metafore nuove,
nelle quali la moltiplicità delle idee resta, e si sente tutto il diletto della
metafora: massime s'ell'è ardita, cioè se non è presa sì da vicino che le idee,
benchè diverse,
2470 pur quasi si confondano insieme, e
la mente del lettore o uditore non sia obbligata a nessun'azione ed energia più
che ordinaria per trovare e vedere in un tratto la relazione il legame
l'affinità la corrispondenza d'esse idee, e per correr velocemente e come in un
punto solo dall'una all'altra; in che consiste il piacere della loro
moltiplicità. Siccome per lo contrario le metafore troppo lontane stancano, o il
lettore non arriva ad abbracciare lo spazio che è tra l'una e l'altra idea
rappresentata dalla metafora; o non ci arriva in un punto, ma dopo un certo
tempo; e così la moltiplicità simultanea delle idee, nel che consiste il
piacere, non ha più luogo. (10. Giugno 1822.). {{V. p.
2663.}}
[2594,1] Ho detto altrove p. 111
pp. 950-52
pp. 1704 che le voci greche nelle lingue nostre non sono altro che
termini (in proporzione però del tempo da ch'elle vi sono introdotte: p. e. filosofia e tali altre voci greche venuteci mediante
il latino, sono alquanto più che termini), cioè ch'elle non esprimono se non se
una pura idea, senz'alcun'altra concomitante. Per questa ragione appunto, oltre
le altre notate altrove, le voci greche sono infinitamente a proposito nelle
nostre scuole e scienze, perocch'elle rappresentano costantemente e
schiettamente quella nuda, secca e semplicissima idea alla quale sono state
appropriate; e perciò servono alla precisione
2595
molto meglio di quello che possano mai fare le voci tolte dalle proprie lingue,
le quali voci benchè fossero formate, composte ec. di nuovo, sempre porterebbero
seco qualche idea concomitante. Ma per questa medesima ragione le voci greche
sono intollerabili nella bella letteratura (barbare poi nella poesia, benchè i
francesi si facciano un pregio, un vezzo e una galanteria d'introdurcele), dove
intollerabili sono le idee secche e nude, o la secca e nuda espressione delle
idee. (6. Agosto 1822.).
[3952,1]
3952 Dal detto altrove pp. 109-11
pp. 1234-36
pp. 1701-706 circa le
idee concomitanti annesse alla significazione o anche al suono stesso e ad altre
qualità delle parole, le quali idee hanno tanta parte nell'effetto, massimamente
poetico ovvero oratorio ec., delle scritture, ne risulta che necessariamente
l'effetto d'una stessa poesia, orazione, verso, frase, espressione, parte
qualunque, maggiore o minore, di scrittura, è, massime quanto al poetico,
infinitamente vario, secondo gli uditori o lettori, e secondo le occasioni e
circostanze anche passeggere e mutabili in cui ciascuno di questi si trova.
Perocchè quelle idee concomitanti, indipendentemente ancora affatto dalla parola
o frase per se, sono differentissime per mille rispetti, secondo le dette
differenze appartenenti alle persone. Siccome anche gli effetti poetici {ec.} di mille altre cose, anzi forse di tutte le cose,
variano infinitamente secondo la varietà e delle persone e delle circostanze
loro, abituali o passeggere o qualunque. Per es. una medesima scena della natura
diversissime sorte d'impressioni può produrre e produce negli spettatori secondo
le dette differenze; come dire se quel luogo è natio, e quella scena collegata
colle reminiscenze dell'infanzia ec. ec. se lo spettatore si trova in istato di
tale o tal passione, ec. ec. E molte volte non produce impressione alcuna in un
tale, al tempo stesso che in un altro la fa grandissima. Così discorrasi delle
parole e dello stile che n'è composto e ne risulta, e sue qualità e differenze
ec. e questa similitudine è molto a proposito.
[4117,11] Delle idee concomitanti annesse a certe parole,
del che dico altrove pp. 109-11
pp. 1701-706
pp. 1234-36
pp. 3952-54 , v. Thomas, Essai sur les Éloges,
ch. 9. fin. p. 78. œuvres t. 1. Amst.
1774. Dell'influenza della letteratura e filosofia sulla lingua, e
della formazione della lingua latina. ib. p. 112-6. chap. 10. (25.
Agosto. Festa di S. Bartolomeo Apostolo. 1824.). e {{p. 214-15.}}
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