Lingua italiana, studiata già dagli stranieri ec.
Italian language, previousy studied by foreigners, etc.
Vedi Letteratura italiana. See Italian literature. 653,1 990,1 1581,3 3066,1 3070,1 4234,3 4237,4 4243,2Lingua italiana, disprezzata dai dotti nel tre, quattro e cinquecento.
Italian language, disdained by the learned in the 14th, 15th and 16th centuries.
2693,2 3741,1Lingua italiana, non mai applicata alla filosofia moderna propria.
Italian language, was never applied to its own modern philosophy.
Vedi Letteratura e lingua italiana See Italian literature and language. 1316,1.[653,1]
Les femmes apprennent volontiers l'Italien,
qui me paroît dangereux, c'est la langue de l'Amour. Les Auteurs
Italiens sont peu châtiés; il règne dans leurs ouvrages un jeu de mots,
une imagination sans règle, qui s'oppose à la justesse de
l'esprit.
*
Mme Lambert, lieu cité ci-dessus, p. 73 - 74.
(13. Feb. 1821.).
[990,1] Le stesse cose appresso a poco si possono notare
avvenute a noi riguardo al francese. Giacchè fino a tanto che la nostra
letteratura prevalse o per merito reale, o per continuazione di fama e di
opinione generale, e la nostra lingua era per tutti i versi più studiata, più
conosciuta, più dilatata fra i francesi ed altrove, e la nostra letteratura
parimente, sì nella nazione, che fra' suoi letterati e scrittori; e si trovarono
di quei francesi che scrivevano in ambedue le lingue francese e italiana. Ora
accade tutto l'opposto: e si trovano degl'italiani, come anche {non pochi} d'altre nazioni, che scrivono e stampano così
nella lingua francese, come nella loro: libri, parole, testi francesi si
allegano continuamente in tutti i paesi di europa: non
così viceversa in Francia, dove difficilmente si troverà
un francese che sappia scrivere altra lingua che la sua, e scrivendo a'
forestieri scriveranno in francese, e riceveranno risposta nella stessa lingua;
e dove è più necessario che in qualunque altro paese colto, che i passi o parole
che si citano di libri forestieri, (e massime italiani) si citino in francese,
{o se n'aggiunga la traduzione.}
[1581,3] La letteratura italiana fu per alcun tempo
universale in modo che per cagione di essa si studiava {e
sapeva} la nostra lingua nelle altre nazioni civili, anche dalle
donne, come oggi il
1582 francese. E nondimeno la
lingua italiana ha bensì lasciato alle altre parecchie voci spettanti alla
nomenclatura di quelle scienze o arti che l'italia ha
comunicato agli stranieri, ma poche o quasi nessuna appartenente alla
letteratura. Questo accade perchè la lingua italiana non è stata mai universale
se non a causa della letteratura, e in quanto letterata. Ed è una nuova prova
che la letteratura è debolissima fonte di universalità. Le altre lingue
letterate, state universali non per questa sola, ma per altre cagioni insieme,
hanno introdotto e introducono, hanno perpetuato ec. nelle altre lingue non
poche voci e modi spettanti alla letteratura. Forse anche il detto effetto
deriva dal poco tempo che durò l'influenza della letteratura italiana, dalla
poca coltura delle nazioni che la risentirono, dal poco stretto commercio delle
nazioni in que' tempi, dallo scarso numero de' letterati che v'avevano allora
tra' forestieri, e quindi di coloro che coltivarono la nostra lingua ec. sebbene
ho detto ch'ell'era coltivata anche dalle donne, e ciò fino al tempo di Luigi 14. I costumi sono la principal
1583 fonte della universalità di una lingua. La
letteratura può servire a introdurre i costumi e le opinioni ec. Senza ciò, la
lingua per mezzo suo poco si propaga. E piuttosto rimangono alle altre lingue
qualche voce spettante a qualche costume ec. ec. venuto di qua più o meno
anticamente, che alla nostra letteratura. (28. Agos. 1821.).
[3066,1] Che la lingua italiana mediante la letteratura sia
stata per più secoli divulgatissima in europa, e più
divulgata che niun'altra moderna a quei tempi, o certo per più lungo spazio
(perchè la lingua spagnuola per un certo tempo lo fu forse altrettanto, e in
italia nel 600 trovo stampate le
Novelle di Cervantes
in ispagnuolo, mentre oggi in tanta diffusione della lingua francese, che niuno
è che non la intenda, è ben difficile che tra noi si ristampi un libro francese
di letteratura o divertimento in lingua francese), raccogliesi da parecchi
luoghi e notizie da me segnate qua e là p. 242
pp. 1581-83, e da molte altre che si possono facilmente raccorre.
Vedi in particolare
Andrès, Stor. della letterat. parte
2. l. 1. poesia inglese, ed. Ven. del Loschi, t. 4. p. 116. 117.
119., la Vita di Milton, l'Orazione di Alberto Lollio in lode della lingua toscana, nelle
prose
fiorentine, part. 2. vol. 6. ed. Ven.
1730-43. p. 38-39, dov'è un passo molto interessante a questo
proposito. Ma si noti che in altre edizioni come in quella
3067 della Raccolta di prose ad uso delle regie
scuole, ed. 3.a Torino, 1753. p. 309. questo
passo, siccome tutta l'orazione, è notabilissimamente mutato; e
veggasi la prefazione al citato vol. delle
prose fior. p. X-XI.
{#1. Veggasi ancora Speroni Oraz. in morte del Bembo nelle Orazioni stampate in
Ven. 1596. p. 44-5.}
La
Canzone de' Gigli del Caro, mandata in Francia, e fatta
apposta per colà, come anche il Commento alla medesima secondo che
dice il Caro in una delle sue lettere al Varchi, il conto fattone in
Francia ec. (v. la Vita del Caro); la
Canzone del Filicaia per la liberazione di
Vienna, mandata in
Germania, e credo anche in
Polonia, e colà molto lodata, come si vede nelle lettere del Redi; {#2. V. p.
3816.}
i poemi dell'Alamanni fatti in
Francia ad istanza di quei principi ec. e colà
stampati (v. Mazzucchelli, Vita
dell'Alamanni), siccome molti altri libri italiani
originali o tradotti si pubblicavano allora o si ristampavano fuor
d'Italia, nella quale certo niun libro francese,
inglese, tedesco si pubblicava o ristampava originale, e ben pochissimi tradotti
(francesi o spagnuoli); tutte queste cose, e cento altre simili {notizie e indizi} di cui son pieni
3068 i libri del 500, del 600, e anche de' principii del 700,
dimostrano quanto la lingua italiana fosse divulgata. Nondimeno ella ha lasciato
ben poche o niuna parola agli stranieri (eccetto alcune tecniche, militari, di
belle arti ec. che spettano ad altro discorso) mentre la lingua francese tanti
vocaboli e frasi e modi e forme ha comunicato e comunica a tutte le lingue colte
d'europa, e in esse le {ha}
radicate e naturalizzate per sempre, e continuamente ne radica e naturalizza.
Segno che la letteratura è debol fonte e cagione e soggetto di universalità per
una lingua, perocchè una lingua universale per la sola letteratura (e per questo
lato fu veramente universale l'italiana a que' tempi, quanto mai lo sia stato
alcun'altra fra le nazioni civili) non rende διγλώττους le nazioni in ch'ella si spande, e non è mai se non materia
di studio e di erudizione (παιδείας). Quindi poco profonde radici mettono
nell'altre lingue le sue parole: e terminata l'influenza della sua letteratura
3069 termina la sua universalità (non così,
terminata l'influenza della nazion francese è terminata nè terminerà
l'universalità della sua lingua, nè così della greca ec.), e si dimenticano e
disusano ben presto quelle parole e modi che lo studio e l'imitazione della sua
letteratura aveva forse introdotto nelle letterature straniere, ma non più oltre
che nelle letterature. Quando in Francia a tempo di Caterina de' Medici, la nostra lingua
si divulgò per altro che per la letteratura, allora l'italianismo nel francese
non appartenne alla letteratura sola, e in questa medesima {eziandio} fu maggiore assai che negli altri tempi o circostanze,
onde, non so qual degli Stefani,
scrisse quel dialogo satirico del quale ho detto altrove più volte.
[3070,1]
Benedetto Buommattei nell'Orazione delle lodi della lingua
toscana detta da lui l'anno 1623. nell'Accademia Fiorentina
(Vita del Buommatt. in fronte alla sua
Grammat. ed. Napoli 1733. p. 22.
princ.), verso il fine, cioè nella succitata Raccolta di
Torino p. 299. fine - 300. e appiè
della sua Gramatica, edizione cit. p. 273. fine, dice
della universal
3071 diffusione della lingua toscana a quel tempo ciò che ivi puoi vedere.
(30. Luglio. 1823.).
[4234,3] Quanta fosse fin nel principio del secolo addietro
la fama della letteratura italiana, e lo studio che vi mettevano gli stranieri
si può conoscere anche da questo fatto, poco noto oggidì, che come nel fine di
detto secolo si pubblicò in Ginevra
il famoso Giornale della Bibliothèque britannique, espressamente
per far conoscere e tenere al corrente l'europa, dei
progressi ec. della letteratura inglese, così nel principio di esso secolo,
usciva a Ginevra altresì, un Giornale intitolato Bibliothèque italique, ou histoire littéraire de
l'Italie, il quale
aveva lo stesso scopo, rispetto all'Italia. Di tanto
ancora era stimata degna la nostra letteratura. V. le opp. del Maffei ed. del Rubbi vol. 4. p. 7. {segg.} dove questo Giornale è chiamato un'opera che nacque in
Francia con sommo credito, perchè
composta da sette sapienti
*
, e se ne citano gli
estratti della Verona
illustrata presi dal tomo 15. 16. e 17. di esso
giornale; e il tomo 21. p. 8. dove si cita l'anno 1728. del medesimo Giornale.
{{V. p. 4264. fin.}}
[4237,4] Studio e pregio in cui era la lingua italiana presso
gli stranieri nel Secolo 17.o V. Dati, loc. citato qui sopra, p.
630: e nella medesima Raccolta citata qui sopra, v. le Orazioni del Lollio e del Buommattei e del Salvini
in lode della lingua toscana.
(Recanati. 20. Dic. 1826.).
[4243,2] Della diffusione della lingua italiana presso gli
stranieri nel 500. v. anche Speroni
Oraz. in lode del Bembo.
Tasso
opp. ed. del Mauro, t. 9. p. 148. lett. 238.
{Lettere di Principi o a Principi
Ven. 1573. carta 226. versa.}
[2693,2] Del disprezzo in cui fu tenuta dai dotti la lingua
italiana (detta volgare) nel 300, nel 400 e nel 500, a paragone della latina,
vedi Perticari loc. cit. capo 34. (16.
Maggio 1823.). Vedi anche il
fine della Lezione dell'ordine dell'Universo di Pier Francesco Giambullari nelle Prose
Fiorentine par. 2. vol. 2. (Venez. 1735.
t. 3. par. 2. p. 24. fine - 25.).
(17. Maggio 1823.). {+V. altresì Perticari
Degli Scritt. del 300. l. 1. c. 13. p. 77. c. 16. p. 88.
segg. c. ult. fine. p. 98. l. 2. c. 9. p. 163.
}
[3741,1] Della bassa opinione in cui fino nel 500 era tenuta
la lingua italiana (detta allora, quasi per disprezzo, volgare) e la sua
capacità {e nobiltà e degnità ed efficacia e ricchezza}
e potenza e possibilità di crescere ec. e il suo stato d'allora (ch'era pur
certo assai più potente {ed efficace e forte ed espressivo e
ricco} e nobile e capace ed idoneo, che non fu {prima nè} poscia e non è oggi, {+dopo sì lungo tempo e tanto accrescimento del numero e
varietà degli scrittori che la trattarono, e delle materie che vi si
trattarono, e delle idee che vi furono e sono, tuttodì in maggior copia e
varietà, significate.} non solo rispetto a letteratura, ma a filosofia
e politica, e maneggi e trattati civili, e storie, ed arti e scienze d'ogni
maniera; onde questa lingua in quel tempo fu meno stimata in ch'ella più valse
per ogni verso che in qualsivoglia altra età e ch'ella sia forse mai per
valere), vedi il Dialogo delle Lingue dello Speroni, tutto, ma particolarmente
dal principio del Discorso tra il Lascari e il Peretto,
sino al fine del Dialogo. (20. Ott. 1823.).
[1316,1] La nostra lingua ha, si può dire, esempi di tutti
gli stili, e del modo nel quale può essere applicata a tutti i generi di
scrittura: fuorchè al genere filosofico moderno e preciso. Perchè vogliamo noi
ch'ella manchi e debba mancare di questo, contro la sua natura, ch'è di essere
adattata anche a questo, perchè è adatta a tutti gli stili? Ma nel vero,
quantunque l'esito sia certo, non s'è fatta mai la prova di applicare la buona
lingua italiana al detto genere, eccetto ad alcuni generi scientifici
1317 negli scritti del Galilei del Redi, e pochi
altri; ed alla politica, negli scritti del Machiavelli, e di qualche altro antico, riusciti perfettamente quanto
alla lingua, ed in ordine alla materia, quanto comportavano i tempi e le
cognizioni d'allora. Ma a {quel} genere filosofico che
possiamo generalmente chiamare metafisico, e che abbraccia la morale,
l'ideologia, la psicologia (scienza de' sentimenti, {delle
passioni} e del cuore umano) {+la logica, la politica più sottile,} ec. non è stata mai applicata la
buona lingua italiana. Ora questo genere è la parte principalissima e quasi il
tutto degli studi e della vita d'oggidì. (13. Luglio 1821.).
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