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Letteratura italiana. Opinioni degli stranieri intorno ad essa.

Italian literature. Foreign opinions about it.

Vedi Lingua italiana. See Italian language. 653,1 970-2 974-5 1003 2312,3 2648,1 3884,1 4234,3 4237,4 4249,1 4267,12

Biblioteca italica, giornale francese di Ginevra sul principio del secolo passato.

Biblioteca italica, a French journal in Geneva from the beginning of the last century.

4234,3

[653,1]  Les femmes apprennent volontiers l'Italien, qui me paroît dangereux, c'est la langue de l'Amour. Les Auteurs Italiens sont peu châtiés; il règne dans leurs ouvrages un jeu de mots, une imagination sans règle, qui s'oppose à la justesse de l'esprit. * Mme Lambert, lieu cité ci-dessus, p. 73 - 74. (13. Feb. 1821.).

[974,2]  Io non intendo con ciò di detrarre, anzi di aggiungere alla gloria di quei dottissimi e sommi letterati francesi che malgrado tutte le dette difficoltà, facendosi scala da una ad altra lingua, mediante lunghi, assidui, profondi studi delle altrui lingue e letterature, mediante i viaggi, le conversazioni ec. sono divenuti così padroni delle lingue e letterature straniere che hanno coltivate, ne hanno penetrato così bene il gusto ec. quanto mai possa fare uno straniero, e forse anche talvolta quanto possa fare un nazionale. (Cosa per altro rara, che, eccetto il Ginguené, non credo che si trovi autore francese, massime oggidì, che abbia saputo {o sappia} giudicare con verità della lingua e letteratura italiana: e così discorrete delle altre) E non ignoro quanto debbano massimamente le lingue e letterature orientali ai  975 dotti francesi di questo e del passato secolo. Ma questi tali dotti presenti o passati hanno parlato o parlano e più modestamente della lingua e letteratura loro, e più cautamente e con più riguardo delle altrui, siccome è costume naturale di chiunque {meglio e} maturamente ed intimamente conosce {ed intende.} (20-22. Aprile. Giorno di Pasqua. 1821). {{V. p. 978. capoverso 3.}}

[1001,2]  Quello che ho detto pp. 970-73 della difficoltà naturale che hanno e debbono avere i francesi a conoscere e molto più a gustare le altrui lingue, cresce se si applica alle lingue antiche, e fra le moderne Europee e colte, alla lingua nostra. Giacchè la lingua  1002 francese è per eccellenza, lingua moderna; vale a dire che occupa l'ultimo degli estremi fra le lingue {nella cui indole ec.} signoreggia l'immaginazione, e quelle dove la ragione. (Intendo la lingua francese qual è ne' suoi classici, qual è oggi, qual è stata sempre da che ha preso una forma stabile, e quale fu ridotta dall'Accademia). Si giudichi dunque quanto ella sia propria a servire d'istrumento per conoscere e gustare le lingue antiche, e molto più a tradurle: e si veda quanto male Mad. di Staël (v. p. 962.) la creda più atta ad esprimere la lingua romana che le altre, perciocch'è nata da lei. Anzi tutto all'opposto, se c'è lingua difficilissima a gustare ai francesi, e impossibile a rendere in francese, è la latina, la quale occupa forse l'altra estremità o grado nella detta scala delle lingue, ristringendoci alle lingue Europee. Giacchè la lingua latina è quella fra le dette lingue (almeno fra le {ben} note, {e colte,} per non parlare adesso della Celtica poco nota ec.) dove meno signoreggia la ragione. Generalmente poi le lingue antiche sono tutte suddite della immaginazione, e però estremamente separate dalla lingua francese. Ed è ben naturale che le lingue antiche fossero signoreggiate dall'immaginazione più che qualunque moderna, e quindi siano senza contrasto, le meno adattabili alla lingua francese, all'indole sua; ed alla conoscenza e molto più al gusto de' francesi.  1003 Nella scala poi e proporzione delle lingue moderne, la lingua italiana, {(alla quale tien subito dietro la Spagnuola)} occupa senza contrasto l'estremità della immaginazione, ed è la più simile alle antiche, ed al carattere antico. Parlo delle lingue moderne colte, se non altro delle Europee: giacchè non voglio entrare nelle Orientali, e nelle incolte regna sempre l'immaginazione più che in qualunque colta, e la ragione vi ha meno parte che in qualunque lingua formata. Proporzionatamente dunque dovremo dire della lingua francese rispetto all'italiana, quello stesso che diciamo rispetto alle antiche. E il fatto lo conferma, giacchè nessuna lingua {moderna colta,} è tanto o ignorata, o malissimo e assurdamente gustata dai francesi, quanto l'italiana: di nessuna essi conoscono meno lo spirito e il genio, che dell'italiana; di nessuna discorrono con tanti spropositi non solo di teorica, ma anche di fatto e di pratica; non ostante che la lingua italiana sia sorella della loro, e similissima ad essa nella più gran parte delle sue radici, e nel materiale delle lettere componenti il radicale delle parole (siano radici, o derivati, o composti); e non ostante che p. e. la lingua inglese e la tedesca, nelle quali essi riescono molto meglio, (anche nel tradurre ec. mentre una traduzione francese dall'italiano dal latino o dal greco non è riconoscibile) appartengano a tutt'altra famiglia di lingue. (1 Maggio 1821). {{V. p. 1007. capoverso 1.}}

[2312,3]  I greci conoscevano la letteratura latina appresso a poco come i francesi conoscono oggidì le letterature straniere (specialmente l'italiana), e com'essi le hanno conosciute da poi che la lingua letteratura e costumi loro sono stati  2313 pienamente formati. Eccetto quella differenza che è prodotta dalla diversità de' tempi e del commercio fra le nazioni, per cui la Francia conosce certo più le letterature forestiere, di quel che la Grecia conoscesse la latina. Ma parlo proporzionatamente. E non è questa la sola somiglianza (estrinseca però) che passa fra lo spirito, il costume, la letteratura francese, e la greca. (31 Dic. 1821.).

[2648,1]  La formation d'une langue est l'oeuvre des grands écrivains; l'Italie en compte trop peu: plus de la moitié de l'esprit et du coeur humain n'a pas encore passé sous la plume des Italiens, et par conséquent dans leur langue. * Lettres sur l'Italie par Dupaty en 1785. {let. 41.} Tome 1. à Gênes 1810. p. 185. Non solo dello spirito e del cuore umano, ma neppur la metà delle cognizioni che sopra queste materie s'avevano al tempo di Dupaty, e molto meno di quelle che s'hanno presentemente. (30. Nov. 1822. Roma.).

[3884,1]  Les Dames vous devront ce que la langue italienne devait au Tasse; cette langue d'ailleurs molle et dépourvue de force, prenait un air mâle et de l'énergie lorsqu'elle etait maniée par cet habile poëte. * Così scriveva il principe reale di Prussia poi Federico II alla Marchesa du Châtelet, da Rémusberg agli 9. Nov. 1738. (Oeuvres complettes de Frédéric II. Roi de Prusse. 1790. tome 16. Lettres du Roi de Prusse et de la Marquise du Châtelet. Lettre 5.e p. 307.) E nóto queste parole perchè si veda l'esattezza del giudizio degli stranieri sulla nostra letteratura, e la verità della material cognizione ch'essi ne hanno. Lascio quello che Federico dice in generale sulla nostra lingua, ma il particolare del Tasso, ch'è un fatto, e che poco si richiedeva a essere istruito come stésse, non è egli tutto il contrario del vero? Federico dice del Tasso quel ch'è vero di Dante, del quale il Tasso è tutto il contrario, anche più dell'Ariosto, e quasi dello stesso Petrarca ec. {+V. p. 3900.} (14. Nov. 1823.). Eccetto se Federico non considera o non intende di parlare del Tasso in comparazione del Metastasio, e più se de' frugoniani, degli arcadici de' nostri poeti e prosatori sia puristi sia barbaristi del  3885 passato secolo, insomma di quelli che nè scrissero nè seppero l'italiano; nel qual caso il suo detto è certamente esente da ogni rimprovero e controversia. (15. Nov. 1823.). {{V. p. 3949.}}

[4234,3]  Quanta fosse fin nel principio del secolo addietro la fama della letteratura italiana, e lo studio che vi mettevano gli stranieri si può conoscere anche da questo fatto, poco noto oggidì, che come nel fine di detto secolo si pubblicò in Ginevra il famoso Giornale della Bibliothèque britannique, espressamente per far conoscere e tenere al corrente l'europa, dei progressi ec. della letteratura inglese, così nel principio di esso secolo, usciva a Ginevra altresì, un Giornale intitolato Bibliothèque italique, ou histoire littéraire de l'Italie, il quale aveva lo stesso scopo, rispetto all'Italia. Di tanto ancora era stimata degna la nostra letteratura. V. le opp. del Maffei ed. del Rubbi vol. 4. p. 7. {segg.} dove questo Giornale è chiamato un'opera che nacque in Francia con sommo credito, perchè composta da sette sapienti * , e se ne citano gli estratti della Verona illustrata presi dal tomo 15. 16. e 17. di esso giornale; e il tomo 21. p. 8. dove si cita l'anno 1728. del medesimo Giornale. {{V. p. 4264. fin.}}

[4237,4]  Studio e pregio in cui era la lingua italiana presso gli stranieri nel Secolo 17.o V. Dati, loc. citato qui sopra, p. 630: e nella medesima Raccolta citata qui sopra, v. le Orazioni del Lollio e del Buommattei e del Salvini in lode della lingua toscana. (Recanati. 20. Dic. 1826.).

[4249,1]   4249 Giuoco di mano, giuoco di villano, is a very true saying, among the few true sayings of the Italians. * Chesterfield Letters to his son, lett. 259. Il conte di Chesterfield era veramente molto pratico e della lingua, ed anche dei particolari e minuti detti usuali nel nostro parlar familiare. Nè io disapproverei molti de' suoi giudizi circa la letteratura e le cose nostre, come p. e. quello circa il Petrarca (lett. 217.), simile al parer del Sismondi: Petrarca is, in my mind, a sing-song love-sick Poet; much admired, however, by the Italians: but an Italian, who should think no better of him than I do, would certainly say, that he deserved his Laura better than his Lauro * (alludendo alla coronazione del Poeta in Roma); and that wretched quibble would be reckoned an excellent piece of Italian wit. * {+V. qui sotto [p. 4249,4].} Il qual giudizio troverà pochi approvatori in Italia fuori di me. Ma quello dei nostri detti e proverbi, è certamente falso ec. (Può servire per un articolo sopra i proverbi). (Recanati 27. Feb. ult. di Carnovale. 1827.).

[4267,2]  Quegli tra gli stranieri che più onorano l'italia della loro stima, che sono quei che la riguardano come terra classica, non considerano l'italia presente, cioè noi italiani moderni e viventi, se non come tanti custodi di un museo, di un gabinetto e simili; e ci hanno quella stima che si suole avere a questo genere di persone; quella che noi abbiamo in Roma agli usufruttuarii, per così dire, delle diverse antichità, luoghi, ruine, musei ec. (31. Marzo. 1827.)

[4234,3]  Quanta fosse fin nel principio del secolo addietro la fama della letteratura italiana, e lo studio che vi mettevano gli stranieri si può conoscere anche da questo fatto, poco noto oggidì, che come nel fine di detto secolo si pubblicò in Ginevra il famoso Giornale della Bibliothèque britannique, espressamente per far conoscere e tenere al corrente l'europa, dei progressi ec. della letteratura inglese, così nel principio di esso secolo, usciva a Ginevra altresì, un Giornale intitolato Bibliothèque italique, ou histoire littéraire de l'Italie, il quale aveva lo stesso scopo, rispetto all'Italia. Di tanto ancora era stimata degna la nostra letteratura. V. le opp. del Maffei ed. del Rubbi vol. 4. p. 7. {segg.} dove questo Giornale è chiamato un'opera che nacque in Francia con sommo credito, perchè composta da sette sapienti * , e se ne citano gli estratti della Verona illustrata presi dal tomo 15. 16. e 17. di esso giornale; e il tomo 21. p. 8. dove si cita l'anno 1728. del medesimo Giornale. {{V. p. 4264. fin.}}