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Recanati. 29. Marzo. 1827.

[4264,1]  Alla p. 4234. V. ancora la lettera del Manfredi, nelle Considerazioni sopra la Maniera di ben pensare ec. dell'Orsi, Modena 1735. tom. 1. p. 686. fin. e l'Orazione di Girolamo Gigli in lode della toscana favella, che sta colle sue Lezioni di lingua toscana, Ven. 1744. 3.a edizione
[4264,2]  Alla p. 4194. A questo genere appartiene, cred'io, quell'aneddoto della femmina  4265 spagnuola di Buenos-Ayres in America, per nome Maldonata (avrà voluto dir Maldonada) alimentata lungo tempo, e poi casualmente salvata da una leonessa, da lei già beneficata, nel secolo decimosesto. Benchè questa istorietta sia riferita seriamente e con belle riflessioni filosofiche dal Raynal (Leçons de {littérature} et de morale, cioè Antologia francese, par MM. Noël et Delaplace, 4me édit. Paris 1810. tome 1. p. 16-18.) Ma essa, mutatis mutandis, è la stessissima che quella (ben più antichetta) dello schiavo fuggitivo per nome Androdo, alimentato in Numidia, e poi salvato da morte in Roma, da un leone, da lui beneficato. (Gell. N. Att. l. 5. c. 14. Aelian. hist. animal. l. 7. c. 48.) Nè ardisco già dire che questa sia stata il primo e original tipo di questa favola. {+(Anzi ella mi ha sembianza di esser d'origine greca.} Vedi {altre} simili storielle, {appunto greche,} in Plinio, l. 8. c. 16. {(che sono come primi abbozzi di questa.)} Dico poi favola, sì per il sospetto, troppo fondato, d'imitazione; e sì perchè si sa molto bene che in America non sono e non furono mai leoni: e però, s'io non erro, nè anche leonesse; (Recanati. 29. Marzo. 1827.) {{dico di quelle nate quivi da se, e viventi nelle foreste e nelle caverne, come era quella; non trasportate d'altronde, e mantenute in gabbie e in serragli.}}