Fanciulli. Come arrivino a formarsi le idee del bello e del brutto.
Children. How they arrive at forming their ideas of the beautiful and the ugly.
1183,2 1379,1 1510,1 1539,1 1718,1 1750,1 1794,2 1914,1 1930,2 1945,1 2965,1[1183,2] Quello che ho detto altrove pp. 481-84
pp.
667-68 intorno alla diversa impressione che fanno ne' fanciulli i nomi
propri (e si può aggiungere le parole di ogni genere), e alle diverse idee che
loro applicano di bellezza o di bruttezza, secondo le circostanze accidentali di
quell'età, serve anche a dimostrare come sia vero che il bello è puramente
relativo, e come l'idea del bello determinato non derivi dalla bellezza propria
ed assoluta di tale o tale altra cosa, ma da circostanze affatto estrinseche al
genere e alla sfera del bello.
[1379,1]
1379 Siccome la parte dell'uomo alla quale più si
attende, è il viso, però il fanciullo non ha quasi mai un'idea formata della
bellezza o bruttezza delle persone, se non quanto al viso, e questa è la prima
idea della bruttezza umana, ch'egli concepisce: su questa idea si giudica per
lungo tempo della bellezza o bruttezza delle persone. Anzi è osservabile che
finchè l'uomo non ha cominciato a sentire distintamente la sensualità, non
concepisce mai un'idea esatta de' pregi o difetti de' personali; che in quel
tempo cominciando ad osservarli, comincia a formarsi un'idea del bello su questo
punto, ma non arriva a compierla se non dopo un certo spazio; che le persone
eccessivamente continenti sono ordinariamente di giudizio così poco sicuro
intorno alla detta bellezza, come quelle eccessivamente incontinenti, secondo ho
detto in altro pensiero; pp.
1256-57
pp. 1315-16 che generalmente le donne siccome pel loro stato sociale
sono necessitate a maggior castità degli uomini, ed hanno un abito esteriore ed
interiore di maggior ritenutezza, e meno rilassatezza ec. perciò sono prese
dalla bellezza del viso degli uomini, rispetto al personale, più di quello che
lo sieno proporzionatamente gli uomini
1380 dal viso
delle donne in comparazione del personale (e similmente dico della bruttezza). È
pure osservabile che dall'assuefazione naturale di osservare il viso più delle
altre parti, deriva in parte 1. l'aver noi {+(1) Bisogna essere artista per avere idee un poco determinate circa la
bellezza del personale, e anche l'artista le ha men sicure e determinate
che circa il viso.} sempre idea più chiara della bellezza o
bruttezza di quello che di queste, o generalmente prese, cioè del personale, o
particolarmente, come delle mani ec. che pur sono ugualmente scoperte. 2. la
preferenza e l'importanza che noi diamo alla bellezza o bruttezza del viso sopra
il resto, e l'attendere massimamente al viso, sia nell'osservare, sia nel
giudicare del bello o del brutto, la quale assuefazione ci dura per tutta la
vita. E che ciò non derivi solamente dalle proprietà naturali del viso,
osservatelo ne' selvaggi che vanno ignudi, e che certo attendono assai più di
noi all'altre parti, e n'hanno più certo, chiaro, e ordinario discernimento di
bello o brutto; osservatelo ne' libidinosi i quali preferiranno sempre una donna
di bel personale ec. e di mediocre viso, o anche non bello, alla più bella
faccia, e mediocre o non bella persona. E la preferenza che si dà
1381 alle forme del viso, e la maggiore o minore
attenzione che {vi} si pone, va sempre in proporzione
della maggiore o minore abitudine di riserva o di licenza, {sì negli uomini sì nelle donne.} E gli amori sentimentali, di cui gli
sfrenati non sono capaci, derivano sempre assai più dalle forme del viso, che
della persona ec. ec. È osservabile finalmente che il giudizio delle donne circa
la bellezza o bruttezza sì del viso come della persona, nel loro sesso, tarda
sempre più a formarsi che quello degli uomini, e non arriva mai a quel punto, e
così degli uomini viceversa. Nel che è pur nuovamente osservabile che quel
giudizio sul bello o brutto umano che possono acquistare i fanciulli prima della
sensualità qualunque, è presso a poco egualmente e indifferentemente formato
circa il loro sesso, che circa l'altro. Dico presso a poco, perchè un{'alquanto} maggiore inclinazione al sesso differente, si
fa sentire all'uomo sino da' primissimi anni, e questa produce sempre in lui
un'alquanto maggiore osservazione circa quel sesso ec. ec. (23. Luglio
1821.).
[1510,1] Il bambino non ha idea veruna di quello che
significhino le fisonomie degli uomini, ma cominciando a impararlo
coll'esperienza, comincia a giudicar bella quella fisonomia che indica un
carattere o un costume piacevole ec. e viceversa. E bene spesso s'inganna
giudicando bella e bellissima una fisonomia d'espressione piacevole, ma per se
bruttissima, e dura in questo inganno lunghissimo tempo, e forse sempre (a causa
della prima impressione); e non s'inganna per altro se non perchè ancora non ha
punto l'idea distinta ed esatta del bello, e del regolare, cioè di quello ch'è
universale, il che egli ancora non può conoscere. Frattanto questa
significazione delle fisonomie, ch'è del tutto diversa dalla bellezza assoluta,
e non è altro che un rapporto messo
1511 dalla natura
fra l'interno e l'esterno, fra le abitudini ec. e la figura; questa
significazione dico, è una parte principalissima della bellezza, una delle
capitali ragioni per cui questa fisonomia ci produce la sensazione del bello, e
quella il contrario. Non è mai bella fisonomia veruna, che {non} significhi qualche cosa di piacevole (non dico di buono nè di
cattivo, e il piacevole può bene spesso, secondo i gusti, e le diverse
modificazioni dello spirito, del giudizio, e delle inclinazioni umane esser
anche cattivo): ed è sempre brutta quella fisonomia che indica cose
dispiacevoli, fosse anche regolarissima. Si conosce ch'ella è regolare, cioè
conforme alle proporzioni universali ed a cui siamo avvezzi, e nondimeno si
sente che non è bella. Ma ordinariamente, com'è naturale, la regolarità perfetta
della fisonomia indica qualità piacevoli, a causa della corrispondenza che la
natura ha posto fra la regolarità interna e l'esterna. Ed è quasi certo che una
tal fisonomia appartiene sempre a persona di carattere naturalmente perfetto ec.
Ma siccome
1512 l'interno degli uomini perde il suo
stato naturale, e l'esterno più o meno lo conserva, perciò la significazione del
viso è per lo più falsa; e noi sapendo ben questo allorchè vediamo un bel viso,
e nondimeno sentendocene egualmente dilettati (e forse talvolta egualmente
commossi), crediamo che questo effetto sia del tutto indipendente dalla
significazione di quel viso, e derivi da una causa del tutto segregata ed
astratta, che chiamiamo bellezza. E c'inganniamo interamente perchè l'effetto
{particolare} della bellezza umana sull'uomo {+(parlo specialmente del viso che n'è la
parte principale, e v. ciò che ho detto altrove in tal proposito pp.
1379-81)} deriva sempre essenzialmente dalla significazione
ch'ella contiene, e ch'è del tutto indipendente dalla sfera del bello, e per
niente astratta nè assoluta: perchè se le qualità piacevoli fossero naturalmente
dinotate da tutt'altra ed anche contraria forma di fisonomia, questa ci parrebbe
bella, e brutta quella che ora ci pare l'opposto. Ciò è tanto vero che, siccome
l'interno dell'uomo, come ho detto, si cambia, e la fisonomia non corrisponde
alle sue qualità (per la maggior parte acquisite), perciò accade che quella tal
fisonomia irregolare
1513 irregolare in se, ma che ha
acquistata o per arte, o per altro, una significazione piacevole, ci piace, e ci
par più bella di un'altra regolarissima che per contrarie circostanze abbia
acquistata una significazione non piacevole; nel qual caso ella può anche
arrivarci a dispiacere e parer brutta. E se una fisonomia è fortemente
irregolare, ma o per natura (che talvolta ha eccezioni e fenomeni, come accade
in un sì vasto sistema), o per arte, o per la effettiva piacevolezza della
persona che influisce pur sempre sull'aria del viso, ha una significazione
notabilmente piacevole; noi potremo accorgerci della sproporzione e sconvenienza
colle forme universali, ma non potremo mai chiamar brutta quella fisonomia, e
talvolta non ci accorgeremo neppure della irregolarità, e se non la consideriamo
attentamente, la chiameremo bella. (17. Agos. 1821.). {{V. p. 1529. capoverso 2.}}
[1539,1] Ho detto qui sopra che il bello è raro, e il brutto
ordinario. Come dunque l'idea del bello deriva dall'assuefazione, e dall'idea
che l'uomo si forma dell'ordinario, il quale giudica conveniente? Deriva, perchè
quello che gli uomini o le cose hanno d'irregolare, non è comune. Tutti questi
son brutti, ma quegli in un modo, questi in un altro. L'irregolarità ha mille
forme. La regolarità una sola, o poche. E gli stessi brutti hanno sempre
qualcosa di regolare, anzi quasi
1540 tutto, bastando
una sola e piccola irregolarità a produr la bruttezza. Così dunque l'uomo si
forma naturalmente l'idea del bello, quando anche non avesse mai veduto altro
che brutti, distinguendo senza pure avvertirlo ciò che le loro forme hanno di
comune, da ciò che hanno di straordinario e quindi irregolare. E posto il caso
che il tale non avesse veduto alcuna persona senza un tale identico difetto, o
che l'avesse veduto nella maggior parte delle persone a lui note, quel difetto
sarebbe per lui virtù, ed entrerebbe nel suo bello ideale. Così accadrebbe nel
paese de' monocoli. E forse può qui aver luogo il caso di una giovane da me
conosciuta, che sino a 25 anni, credè sempre costantemente che nessuno vedesse
dall'occhio sinistro, perch'ella non ci vedeva, e niuno se n'era accorto.
L'immagine pertanto ch'ella si formava della bellezza umana, era di un uomo
cieco da un occhio, ed avrebbe stimato difetto il contrario. (21. Agos.
1821.).
[1718,1]
1718 Il fanciullino non riconosce le persone che ha
veduto una sola o poche volte, s'elle non hanno qualche straordinario distintivo
che colpisca la fantasia del fanciullo. Egli confonde facilmente una persona a
lui poco nota o ignota con altra o altre a lui note, una contrada del suo paese
da lui non ben conosciuta con la contrada in cui abita, un'altra casa colla sua,
un'[un] altro paese col suo ec. ec. ec.
Eppure l'uomo il più distratto, il meno avvezzo ad attendere, il più smemorato
ec. riconosce a prima vista la persona veduta anche una sola volta, distingue a
prima vista le persone nuove da quelle che conosce ec. ec. ec. {+(I detti effetti si debbono distinguere
in proporzione della diversa assuefabilità degli organi de' fanciulli, della
diversa loro forza immaginativa, che rende più o meno vive le sensazioni ec.
ec.)} Applicate questa osservazione a provare che la facoltà di
attendere, e quindi quella di ricordarsi, nascono precisamente dall'assuefazione
generale: applicatela anche alla
mia teoria del bello pp.
1184-201 , del quale io dico che il fanciullo ha debolissima idea, non
lo distingue da principio dal brutto, non conosce nè discerne i pregi o difetti
in questo particolare, se non saltano agli occhi ec. ec. ec. (17.
Settembre, 1821.).
[1750,1] Dicevami taluno com'egli avea molto conosciuto e
trattato sin dalla prima fanciullezza una persona già matura, delle più brutte
che si possano vedere, ma di maniere, di tratto, d'indole, sì verso lui, che
verso tutti gli altri, amabilissime, politissime, franche, disinvolte, d'ottimo
garbo. E che sentendo una volta (mentr'egli era ancora fanciullo, ma
grandicello) notare da un forestiero
1751 l'estrema
bruttezza di quella persona, s'era grandemente maravigliato, non vedendo
com'ella potesse esser brutta, ed avendo sempre stimato tutto l'opposto. Questa
medesima persona era già vecchia quando io nacqui, la conobbi da fanciullo, mi
parve bella quanto può essere un vecchio (giacchè il fanciullo distingue pur
facilmente la beltà giovenile dalla senile), e non seppi ch'ella fosse
bruttissima, se non dopo cresciuto, cioè dopo ch'ella fu morta. E l'idea ch'io
ne conservo, è ancora di persona piuttosto bella benchè vecchia. (C. Galamini.) Così m'è accaduto
intorno ad altre persone parimente bruttissime. (V. Ferri.{)} Della bruttezza
di altre non mi sono accorto, se non crescendo in età ed osservandole
coll'occhio più esercitato ad attendere, e quindi a distinguere, e più
assuefatto alle proporzioni ordinarie ec. (G. Masi.) {V. il principio del pensiero
antecedente.} Tale è l'idea del bello e del brutto ne'
fanciulli. Spiegate questi effetti, e deducetene le conseguenze opportune.
Probabilmente mi saranno anche parse bruttissime
1752
delle persone che poi crescendo avrò saputo o conosciuto essere o essere state
belle (20. Sett. 1821.)
{e anche bellissime.}
[1794,2] Non solo il fanciullo non ha nessun'idea del bello
umano, e ha bisogno dell'assuefazione per acquistarla, ma per perfezionarla, e
gustare tutti i piaceri che può dar la sua vista, è bisogno un'assuefazione
lunga, variata, particolare, e conviene anche per essa divenire intendenti, come
per gustare il bello delle arti, o delle scritture.
1795 Anche per essa, vi bisogna attenzione {{particolare,}} e facoltà generale di attendere, contratta
coll'assuefazione. Il giovane tenuto in stretta custodia, le persone ritirate,
le monache ec. ec. distinguono certo il bello dal brutto, ma il più bello dal
più brutto, se la cosa non è più che notabile, non lo distinguono, non lo
sentono, non hanno nè un giudizio nè un senso fino intorno alla bellezza,
insomma non se intendono. Questo accade anche alle persone di gran talento, di
gran sentimento, ed entusiasmo, se, e finchè si trovano in dette e simili
circostanze, nelle quali quasi tutti si trovano per qualche tempo. Questo accade
alle persone nutrite nella devozione, scrupolose ec. I loro giudizi in questi
particolari sono stranissimi, e forse più strani rispetto al sesso diverso, che
al proprio, appunto per la minore attenzione che v'hanno messo ec. a causa dello
scrupolo. Questo accade agl'ignoranti, rozzi, ec. o sieno villani, o anche delle
classi elevate ec. perchè non hanno l'abito nè quindi la facoltà di attendere
ec. ec. In
1796
{{somma}} non si acquista l'idea della bellezza o
bruttezza umana o qualunque, se non considerando ben bene come gli uomini (o
qualunque oggetto fisico o morale) son fatti. E quindi la bellezza o bruttezza
non dipende che dal puro modo di essere di quel tal genere di cose; il qual modo
non si conosce per idea innata, ma per la sola esperienza, e non si conosce
bene, se non vi si unisce l'attenzione o volontaria, o spontanea ed abituale.
(26. Sett. 1821.)
[1914,1] Le persone che nella fanciullezza ci hanno trattati
bene, sono state solite a prestarci dei servigi, ci hanno fatto buona cera, ci
hanno divertiti, ci hanno cagionato dei piaceri colla loro presenza, ci hanno
regalati ec. non ci sono parse mai brutte mentre eravamo in quell'età, per
bruttissime che fossero; anzi tutto l'opposto. E coll'andar del tempo se abbiamo
rettificata quest'idea, non l'abbiamo quasi mai fatto interamente, massime in
ordine al tempo della nostra fanciullezza. Effetto ordinarissimo, che
ciascheduno può notare in se, e raccontare, e sentirselo raccontare, come ho
sentito io le mille volte, con un certo stupore di chi lo raccontava. (14.
Ott. 1821.).
[1930,2] L'{effetto della}
significazione della fisonomia umana, riconosce anch'esso per sua prima cagione
ed origine l'esperienza e l'assuefazione. Il bambino non sa nulla che cosa
significhi
1931 la più viva e marcata fisonomia, e
quindi in ordine alla di lei significazione, non può provarne verun effetto nè
piacevole nè dispiacevole. Col tempo, e tanto più presto quanto egli è più
disposto naturalmente ad assuefarsi, e disposto o assuefatto ad attendere, e
quindi a confrontare, e a legare i rapporti, egli conosce che l'uomo dabbene, o
l'uomo che gli fa carezze ec. ha, o piglia la tale o tal aria di fisonomia ec. e
appoco appoco si forma le idee delle varie corrispondenze che sono tra il di
fuori e il di dentro degli uomini. Ma vi s'inganna assai più degli uomini,
quantunque, anzi perciò appunto ch'egli è più suscettibile d'impressione nelle
cose sensibili ec. ec. ec.
[1945,1] Da tutto ciò si rilevi come l'armonia cioè il bello
sia pura opera e creatura
dell'assuefazione tanto che se questa non esiste non esiste neppur l'idea
dell'armonia, neanche dov'ella parrebbe più naturale. (18. Ott.
1821.).
[2965,1] Così discorrere del fanciullo. Il quale neanche si
può così semplicemente dire che trovi piacevole a vedere la gioventù, appena, e
la prima volta ch'ei la vede; che gli paia, come si dice, bella assolutamente e per se, e più bella della
vecchiezza, al primo vederla.
2966 Ho notato altrove
pp. 1198-99
pp.
1750-52 quanto spesso una persona giovane gli paia, e sia da lui
espressamente giudicata bruttissima, e
una persona vecchia bellissima (ancorchè ella sia a tutti gli altri brutta,
eziandio per vecchia), e ciò per varie circostanze. E i sopraddetti effetti non
hanno luogo nel fanciullo, o non v'hanno luogo costantemente e sicuramente nè in
modo che non sia accidentale e di circostanza, se non dopo essersi sviluppata in
lui la inclinazione naturale verso la gioventù, massime in ordine agl'individui
della propria specie; il quale sviluppo, specialmente ne' paesi meridionali,
accade nel fanciullo assai presto, e molto prima ch'egli sia in grado ec. V. l'Alfieri nella sua Vita.
Accade, dico, almeno in parte. E anche circa il cieco nato che acquisti
improvvisamente il vedere, dubito molto che egli ne' primi momenti, e anche ne'
primi giorni, trovi assolutamente bello, come si dice, l'aspetto della
giovanezza per se medesimo, e più bello che quello della vecchiezza. ec. Del
resto il cieco nato, restando pur cieco, troverà certo più piacevole
2967 p. e. la voce giovanile che la senile, e tutte le
altre sensazioni che gli verranno da persone giovani, in parità di circostanze,
le troverà più piacevoli di quelle che gli verranno da persone vecchie; e l'idea
ch'egli concepirà della giovanezza, qualunque ella sia, sarà per lui più
piacevole, e, come si dice, più bella che la contraria, e piacevole e bella per
se medesima. Ma tutto ciò sarà effetto della inclinazione, e non derivato
originalmente dall'intelletto. ec.
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