20. Sett. 1821.
[1750,1] Dicevami taluno com'egli avea molto conosciuto e
trattato sin dalla prima fanciullezza una persona già matura, delle più brutte
che si possano vedere, ma di maniere, di tratto, d'indole, sì verso lui, che
verso tutti gli altri, amabilissime, politissime, franche, disinvolte, d'ottimo
garbo. E che sentendo una volta (mentr'egli era ancora fanciullo, ma
grandicello) notare da un forestiero
1751 l'estrema
bruttezza di quella persona, s'era grandemente maravigliato, non vedendo
com'ella potesse esser brutta, ed avendo sempre stimato tutto l'opposto. Questa
medesima persona era già vecchia quando io nacqui, la conobbi da fanciullo, mi
parve bella quanto può essere un vecchio (giacchè il fanciullo distingue pur
facilmente la beltà giovenile dalla senile), e non seppi ch'ella fosse
bruttissima, se non dopo cresciuto, cioè dopo ch'ella fu morta. E l'idea ch'io
ne conservo, è ancora di persona piuttosto bella benchè vecchia. (C. Galamini.) Così m'è accaduto
intorno ad altre persone parimente bruttissime. (V. Ferri.{)} Della bruttezza
di altre non mi sono accorto, se non crescendo in età ed osservandole
coll'occhio più esercitato ad attendere, e quindi a distinguere, e più
assuefatto alle proporzioni ordinarie ec. (G. Masi.)
{V. il principio del pensiero
antecedente.} Tale è l'idea del bello e del brutto ne'
fanciulli. Spiegate questi effetti, e deducetene le conseguenze opportune.
Probabilmente mi saranno anche parse bruttissime
1752
delle persone che poi crescendo avrò saputo o conosciuto essere o essere state
belle (20. Sett. 1821.)
{e anche bellissime.}
