26. Sett. 1821.
[1794,2] Non solo il fanciullo non ha nessun'idea del bello
umano, e ha bisogno dell'assuefazione per acquistarla, ma per perfezionarla, e
gustare tutti i piaceri che può dar la sua vista, è bisogno un'assuefazione
lunga, variata, particolare, e conviene anche per essa divenire intendenti, come
per gustare il bello delle arti, o delle scritture.
1795 Anche per essa, vi bisogna attenzione {{particolare,}} e facoltà generale di attendere, contratta
coll'assuefazione. Il giovane tenuto in stretta custodia, le persone ritirate,
le monache ec. ec. distinguono certo il bello dal brutto, ma il più bello dal
più brutto, se la cosa non è più che notabile, non lo distinguono, non lo
sentono, non hanno nè un giudizio nè un senso fino intorno alla bellezza,
insomma non se intendono. Questo accade anche alle persone di gran talento, di
gran sentimento, ed entusiasmo, se, e finchè si trovano in dette e simili
circostanze, nelle quali quasi tutti si trovano per qualche tempo. Questo accade
alle persone nutrite nella devozione, scrupolose ec. I loro giudizi in questi
particolari sono stranissimi, e forse più strani rispetto al sesso diverso, che
al proprio, appunto per la minore attenzione che v'hanno messo ec. a causa dello
scrupolo. Questo accade agl'ignoranti, rozzi, ec. o sieno villani, o anche delle
classi elevate ec. perchè non hanno l'abito nè quindi la facoltà di attendere
ec. ec. In
1796
{{somma}} non si acquista l'idea della bellezza o
bruttezza umana o qualunque, se non considerando ben bene come gli uomini (o
qualunque oggetto fisico o morale) son fatti. E quindi la bellezza o bruttezza
non dipende che dal puro modo di essere di quel tal genere di cose; il qual modo
non si conosce per idea innata, ma per la sola esperienza, e non si conosce
bene, se non vi si unisce l'attenzione o volontaria, o spontanea ed abituale.
(26. Sett. 1821.)