21. Agos. 1821.
[1539,1] Ho detto qui sopra che il bello è raro, e il brutto
ordinario. Come dunque l'idea del bello deriva dall'assuefazione, e dall'idea
che l'uomo si forma dell'ordinario, il quale giudica conveniente? Deriva, perchè
quello che gli uomini o le cose hanno d'irregolare, non è comune. Tutti questi
son brutti, ma quegli in un modo, questi in un altro. L'irregolarità ha mille
forme. La regolarità una sola, o poche. E gli stessi brutti hanno sempre
qualcosa di regolare, anzi quasi
1540 tutto, bastando
una sola e piccola irregolarità a produr la bruttezza. Così dunque l'uomo si
forma naturalmente l'idea del bello, quando anche non avesse mai veduto altro
che brutti, distinguendo senza pure avvertirlo ciò che le loro forme hanno di
comune, da ciò che hanno di straordinario e quindi irregolare. E posto il caso
che il tale non avesse veduto alcuna persona senza un tale identico difetto, o
che l'avesse veduto nella maggior parte delle persone a lui note, quel difetto
sarebbe per lui virtù, ed entrerebbe nel suo bello ideale. Così accadrebbe nel
paese de' monocoli. E forse può qui aver luogo il caso di una giovane da me
conosciuta, che sino a 25 anni, credè sempre costantemente che nessuno vedesse
dall'occhio sinistro, perch'ella non ci vedeva, e niuno se n'era accorto.
L'immagine pertanto ch'ella si formava della bellezza umana, era di un uomo
cieco da un occhio, ed avrebbe stimato difetto il contrario. (21. Agos.
1821.).