10. Gen. 1821.
[481,1] Quanta sia la forza d'immaginazione nei fanciulli, e
com'ella sia tale che le concezioni derivatene nella prima età, influiscono
grandemente anche nel resto della vita, si può vedere ancora in questa
osservazione minuziosa. Noi da fanciulli per lo più concepiamo una certa idea,
un certo tipo di ciascun nome di uomo: e la natura di questo tipo deriva dalle
qualità delle prime o a noi più cognite e familiari persone che hanno portato
quei tali nomi. Formatoci nella fantasia questo tipo (il quale ancora
corrisponde alle circostanze particolari di quelle persone relativamente
482 a noi, alle nostre simpatie, antipatie ec.) sentendo
dare lo stesso nome ad un'altra persona diversa da quella su cui ci siamo
formati il detto tipo, noi concepiamo subito di quella persona un'idea conforme
al detto tipo. E il nome può essere elegantissimo, e quella tal persona
bellissima: se quel tipo è stato da noi immaginato e formato sopra una persona
odiosa o brutta; anche quell'altra bellissima, ci pare che di necessità debba
esser tale: almeno troviamo una contraddizione tra il nome e il soggetto; o
proviamo una ripugnanza a credere quel soggetto diverso da quel tipo e da
quell'idea ec. Così viceversa e relativamente alle varie qualità dei nomi e
delle persone. Ed anche da grandi, e dopo che l'immaginazione ha perduto il suo
dominio, dura per lungo tempo e forse sempre questo tale effetto, almeno
riguardo ai primi momenti, e proporzionatamente alla forza dell'impressione
ricevuta da fanciulli, e dell'immagine concepita. Io da fanciullo ho conosciuto
familiarmente una Teresa vecchia, e secondo che mi pareva, odiosa. Ed allora e
oggi che son grande provo una certa ripugnanza a persuadermi che {il nome di} Teresa possa appartenere
483 ad una giovane, o bella, o amabile: o che quella che porta questo
nome, possa aver questa qualità: e insomma sentendo questo nome, provo sempre un
impressione e prevenzione sfavorevole alla persona che lo porta. E
ordinariamente l'idea che noi abbiamo dell'eleganza, grazia, dolcezza, amabilità
di un nome, non deriva dal suono materiale di esso nome, nè dalle sue qualità
proprie e assolute, ma da quelle delle prime persone chiamate con quel nome,
conosciute o trattate da noi nella prima età. Anche però viceversa potrà
accadere che noi da fanciulli concepiamo idea della persona, dal nome che porta,
massime se si tratta di persone lontane, o da noi conosciute solamente per nome:
e giudichiamo della persona, secondo l'effetto che ci produce il nome col suono
materiale, o col significato che può avere, o con certe relazioni con altre
idee. E questo ci avviene ancora da grandi, sia per conseguenza dell'idea
concepita nella fanciullezza, sia anche assolutamente: perchè è certo che noi
non ascoltiamo il nome, ovvero il cognome di persona a
noi tanto ignota, che sopra quella denominazione non ci
484 formiamo una tal quale idea sì dell'esterno che dell'interno di
quella persona. Idea più o meno confusa, più o meno viva, secondo le
circostanze; ma ordinariamente chiarissima e vivissima ne' fanciulli, sebbene
per lo più falsissima. E massimamente i fanciulli (sempre lontani
dall'indifferenza), secondo questa idea, si determinano all'odio o all'amore, a
un certo genio o contraggenio verso quelle tali persone, non conosciute se non
per nome. (10. Gen. 1821.).