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Verità. Nessuna verità si può conoscere perfettamente.

Truth. No truth can be known perfectly.

1090,1 1091,1 1239,1 1838,1

Giova il cercar la prova di verità conosciute.

It is useful to seek the proof of known truths.

1239,1

Modo in cui le grandi verità si scuoprono.

Way in which great truths are discovered.

1347,1 1975,1 2019,2 3269,1 3382,2 3552,2 3881,4 4108,4

Modo in cui si comunicano le grandi verità.

Way in which they (great truths) are communicated.

Vedi Progressi dello spirito umano. See The progress of human spirit. 1583,1

Tutte le verità hanno più facce.

All truths have multiple facets.

1632,1 1766,1 2527,1 3956,3

[1090,1]  Non si conoscono mai perfettamente le ragioni, nè tutte le ragioni di nessuna verità, {anzi nessuna verità si conosce mai perfettamente,} se non si conoscono perfettamente tutti i rapporti che ha essa verità colle altre. E siccome tutte le verità e tutte le cose esistenti, sono legate fra loro assai più strettamente ed intimamente ed essenzialmente, di quello che creda o possa credere  1091 e concepire il comune degli stessi filosofi; così possiamo dire che non si può conoscere perfettamente nessuna verità, per piccola, isolata, particolare che paia, se non si conoscono perfettamente tutti i suoi rapporti con tutte le verità sussistenti. Che è come dire, che nessuna (ancorchè menoma, ancorchè evidentissima e chiarissima e facilissima) verità, è stata mai nè sarà mai perfettamente ed interamente e da ogni parte conosciuta. (26. Maggio 1821.).

[1091,1]  Così, senza la condizione detta qui sopra, non si conoscono mai, nè tutte le premesse che conducono a una conseguenza, cioè alla cognizione di una tal verità, nè tutta la relazione e connessione, o tutte le relazioni e connessioni che hanno le premesse anche conosciute, colla detta conseguenza. (26. Maggio 1821.).

[1239,1]  Spesso è utilissimo il cercar la prova di una verità già certa, e riconosciuta, e non controversa. Una verità isolata, come ho detto altrove pp. 946-47, poco giova, massime al filosofo, e al progresso dell'intelletto. Cercandone la prova, se ne conoscono i rapporti, e le ramificazioni (sommo scopo della filosofia): e si scoprono pure  1240 {{bene spesso}} molte analoghe verità, o ignote, o poco note, o dei rapporti loro, sconosciuti ec: si rimonta insomma bene spesso dal noto all'ignoto, o dal certo all'incerto, o dal chiaro all'oscuro, ch'è il processo del vero filosofo nella ricerca della verità. E perciò i geometri non si contentano di avere scoperta una proposizione, se non ne trovano la dimostrazione. E Pitagora immolò un'Ecatombe per la trovata dimostrazione del teorema dell'ipotenusa, della cui verità era già certo, ed ognuno poteva accertarsene colla misura. Però giova il cercare la dimostrazione di una verità già dimostrata da altri, senza aver notizia della dimostrazione già fatta. Perchè i diversi ingegni prendendo diverse vie, scoprono diverse verità e rapporti, benchè partendo da uno stesso punto, o collimando a una stessa meta o centro ec. (29. Giugno 1821.).

[1838,1]  Ho detto altrove pp. 1090-91 che non si conosce perfettamente una verità se non si conoscono perfettamente tutti i suoi rapporti con tutte le altre verità, e con tutto il sistema delle cose. Qual verità conosceranno dunque bene quei filosofi che astraggono assolutamente {e perpetuamente} da una parte essenzialissima della natura?

[1239,1]  Spesso è utilissimo il cercar la prova di una verità già certa, e riconosciuta, e non controversa. Una verità isolata, come ho detto altrove pp. 946-47, poco giova, massime al filosofo, e al progresso dell'intelletto. Cercandone la prova, se ne conoscono i rapporti, e le ramificazioni (sommo scopo della filosofia): e si scoprono pure  1240 {{bene spesso}} molte analoghe verità, o ignote, o poco note, o dei rapporti loro, sconosciuti ec: si rimonta insomma bene spesso dal noto all'ignoto, o dal certo all'incerto, o dal chiaro all'oscuro, ch'è il processo del vero filosofo nella ricerca della verità. E perciò i geometri non si contentano di avere scoperta una proposizione, se non ne trovano la dimostrazione. E Pitagora immolò un'Ecatombe per la trovata dimostrazione del teorema dell'ipotenusa, della cui verità era già certo, ed ognuno poteva accertarsene colla misura. Però giova il cercare la dimostrazione di una verità già dimostrata da altri, senza aver notizia della dimostrazione già fatta. Perchè i diversi ingegni prendendo diverse vie, scoprono diverse verità e rapporti, benchè partendo da uno stesso punto, o collimando a una stessa meta o centro ec. (29. Giugno 1821.).

[1347,1]  Io non avendo mai letto scrittori metafisici, e occupandomi di tutt'altri studi, e null'avendo imparato di queste materie alle scuole (che non ho mai vedute), aveva già ritrovata la falsità delle idee innate, indovinato l'Ottimismo  1348 del Leibnizio, e scoperto il principio, che tutto il progresso delle cognizioni consiste in concepire che un'idea ne contiene un'altra; il quale è la somma della tutta nuova scienza ideologica. Or come ho potuto io povero ingegno, senza verun soccorso, e con poche riflessioni, trovar da me solo queste profondissime, e quasi ultime verità, che ignorate per 60. secoli, hanno poi mutato faccia alla metafisica, e quasi al sapere umano? Com'è possibile che {di} tanti sommi geni, in tutto il detto tempo, nessuno abbia saputo veder quello, ch'io piccolo spirito, ho veduto da me, ed anche con minori cognizioni in queste materie, di quelle che molti di essi avranno avuto?

[1975,1]  Un uomo di forte e viva immaginazione, avvezzo a pensare ed approfondare, in un punto di straordinario e passeggero vigore corporale, di entusiasmo, {+di disperazione, di vivissimo dolore o passione qualunque, di pianto, insomma di quasi ubbriachezza, e furore,} ec. scopre delle verità che molti secoli non bastano alla pura e fredda e geometrica ragione per iscoprire; e che annunziate da lui non sono ascoltate, ma considerate come sogni, perchè lo spirito umano manca tuttavia delle condizioni necessarie per sentirle, e comprenderle come verità, e perch'esso non può universalmente fare in un punto tutta la strada che ha fatto quel pensatore, ma segue necessariamente la sua marcia, e il suo progresso gradato, senza sconcertarsi. Ma l'uomo in quello stato vede tali rapporti, passa da una proposizione all'altra così rapidamente, ne comprende così vivamente e facilmente il legame, accumula in un momento  1976 tanti sillogismi, e così ben legati e ordinati, e così chiaramente concepiti, che fa d'un salto la strada di più secoli. E forse esso stesso dopo quel punto, non crede più alle verità che allora avea concepite e trovate, cioè o non si ricorda, o non vede più con egual chiarezza, i rapporti, le proposizioni, i sillogismi, e le loro concatenazioni che l'avevano portato a quelle conseguenze. Il mondo alla fine è sempre in istato di freddo, e le verità scoperte nel calore, per grandi che siano non mettono radici nella mente umana, finchè non sono sanzionate dal placido progresso della fredda ragione, arrivata che sia dopo lungo tempo a quel segno. Grandi verità scoprivano certamente gli antichi colla lor grande immaginazione, grandi salti facevano nel cammino della ragione, ridendosi della lentezza, e degl'infiniti mezzi che abbisognano al puro raziocinio ed esperienza per avanzarsi altrettanto, grandi spazi occupati poi da' loro posteri, preoccupavano essi e  1977 conquistavano in un baleno, ma questi progressi restavano necessariamente individuali, perchè molto tempo abbisognava a renderli generali; queste conquiste non si conservavano, anzi erano piuttosto viaggi che conquiste, perchè l'individuo penetrava solamente in quei nuovi paesi, e li riconosceva, senza esser seguito dalla moltitudine che vi stabilisse il suo dominio; i progressi de' grandi individui non giovavano gli uni agli altri, perchè mancanti di una disposizione generale e comune nel mondo, che li rendesse intelligibili gli uni agli altri, mancanti anche di una lingua atta a stabilire, dar corpo, determinare e render a tutti egualmente chiaro quello che ciascun individuo scopriva. Così che gli antichi grandi spiriti penetravano nelle terre della verità, ciascuno isolatamente, e senza aiutarsi l'un l'altro, e quando anche si scontrassero nel cammino, o giungessero ad un medesimo  1978 punto, e quivi casualmente si riunissero, non si riconoscevano; e tornati dalla loro corsa, e narrandola altrui, non s'accorgevano di dir le stesse cose, nè il pubblico se n'avvedeva, perchè non le dicevano allo stesso modo, mancando di un linguaggio filosofico, uniforme; oltre che le stesse ragioni che impedivano all'universale di riconoscere quelle proposizioni per pienamente vere, gl'impediva altresì di scoprire l'uniformità che esisteva tra le proposizioni e i sentimenti di questo e di quel grand'uomo. E così le grandi scoperte de' grandi antichi, appassivano, e non producevano frutto, e non erano applicate, mancando i mezzi e di coltivarle, e di aiutare e legare una verità coll'altra mediante il commercio de' pensieri, e della società pensante. (23. Ott. 1821.).

[2019,2]  I fanciulli con la vivacità della loro immaginazione, e col semplice dettame della natura, scuoprono e vedono evidentemente delle somiglianze e affinità fra cose disparatissime, trovano rapporti astrusissimi, dei quali converrebbe che il filosofo  2020 facesse gran caso, e non si sdegnasse di tornare in qualche parte fanciullo, e ingegnarsi di veder le cose come essi le vedono. Giacchè è certo che chi scuopre grandi e lontani rapporti, scopre grandi e riposte verità e cagioni: e forse perciò il fanciullo sa talvolta assai più del filosofo, e vede chiaramente delle verità e delle cagioni, che il filosofo non vede se non confusamente, o non vede punto, perocch'egli è abituato a pensare diversamente, e a seguire nelle sue meditazioni tutt'altre vie che quelle che seguì naturalmente da fanciullo. (31. Ott. 1821.).

[3269,1]  Il poeta lirico nell'ispirazione, il filosofo nella sublimità della speculazione, l'uomo d'immaginativa e di sentimento nel tempo del suo entusiasmo, l'uomo qualunque nel punto di una forte passione, nell'entusiasmo del pianto; ardisco anche soggiungere, mezzanamente riscaldato dal vino, vede e guarda le cose come da un luogo alto {+e superiore a quello in che la mente degli uomini suole ordinariamente consistere.} Quindi è che scoprendo in un sol tratto molte più cose ch'egli non è usato di scorgere a un tempo, e d'un sol colpo d'occhio discernendo e mirando una moltitudine di oggetti, ben da lui veduti più volte ciascuno, ma non mai tutti insieme (se non in altre simili congiunture), egli è in grado di scorger con essi i loro rapporti scambievoli, e per la novità di quella moltitudine  3270 di oggetti tutti insieme rappresentantisegli, egli è attirato e a considerare, benchè rapidamente, i detti oggetti meglio che per l'innanzi non avea fatto, e ch'egli non suole; e a voler guardare e notare i detti rapporti. Ond'è ch'egli ed abbia in quel momento una straordinaria facoltà di generalizzare (straordinaria almeno relativamente a lui ed all'ordinario del suo animo), e ch'egli l'adoperi; e adoperandola scuopra di quelle verità generali e perciò veramente grandi e importanti, che indarno fuor di quel punto e di quella ispirazione {e quasi μανία e furore} o filosofico o passionato o poetico o altro, indarno, dico, con lunghissime e pazientissime {+ed esattissime} ricerche, esperienze, confronti, studi, {ragionamenti,} meditazioni, esercizi della mente, dell'ingegno, della facoltà di pensare di riflettere di osservare di ragionare, indarno, ripeto, non solo quel tal uomo o poeta o filosofo, ma qualunqu'altro o poeta o ingegno qualunque o filosofo acutissimo e penetrantissimo, anzi pur molti filosofi insieme cospiranti, e i secoli stessi col successivo avanzamento dello spirito umano, cercherebbero di scoprire, {o} d'intendere, o {di} spiegare, siccome  3271 colui, mirando a quella ispirazione, facilmente e perfettamente e pienamente fa a se stesso in quel punto, e di poi {a se stesso ed} agli altri, purch'ei sia capace di ben esprimere i propri concetti, ed abbia bene e chiaramente e distintamente presenti le cose allora concepite e sentite. (26. Agos. 1823.).

[3382,2]  È tanto mirabile quanto vero, che la poesia la quale cerca per sua natura {e proprietà} il bello, e la filosofia ch'essenzialmente ricerca il vero, cioè la cosa più contraria al bello; sieno le facoltà le  3383 facoltà le più affini tra loro, tanto che il vero poeta è sommamente disposto ad esser gran filosofo, e il vero filosofo ad esser gran poeta, anzi nè l'uno nè l'altro non può esser nel gener suo nè perfetto nè grande, s'ei non partecipa {+più che mediocremente} dell'altro genere, quanto all'indole primitiva dell'ingegno, alla disposizione naturale, alla forza dell'immaginazione. Di ciò ho detto altrove p. 1383 p. 1650 pp. 3269-71. Le grandi verità, e massime nell'astratto e nel metafisico o nel psicologico ec. non si scuoprono se non per un quasi entusiasmo della ragione, nè da altri che da chi è capace di questo entusiasmo. (Eccetto ch'elle sieno scoperte appoco appoco, piuttosto dal tempo e dai secoli, che dagli uomini, in guisa che a nessuno in particolare possa attribuirsene il ritrovamento, il che spesso accade). La poesia e la filosofia sono entrambe del pari, quasi le sommità dell'umano {spirito,} le più nobili e le più difficili facoltà a cui possa applicarsi l'ingegno umano. E malgrado di ciò, e dell'esser l'una di loro, cioè la poesia, la più utile veramente di tutte le facoltà, sì la poesia,  3384 come la filosofia sono del pari le più sfortunate e dispregiate di tutte le facoltà dello spirito. Tutte l'altre dánno pane, molte di loro recano onore {anche} durante la vita, aprono l'adito alle dignità ec.: tutte l'altre, dico, fuorchè queste, dalle quali non v'è a sperar altro che gloria, e soltanto dopo la morte. Povera e nuda vai, filosofia. * {#1. Petr. Son. La gola, il sonno.} Della sorte ordinaria de' poeti mentre vivono, non accade parlare. Chi s'annunzia per medico, per legista, per matematico, per geometra, per idraulico, per filologo, per antiquario, per linguista, per perito anche in una sola lingua; il pittore eziandio e lo scultore e l'architetto; il musico, non solo compositore ma esecutore, tutti questi son ricevuti nelle società con piacere, trattati nelle conversazioni e nella vita civile con istima, ricercati ancora, onorati, invitati, e quel ch'è più premiati, arricchiti, elevati alle cariche e dignità. Chi s'annunzia solo per poeta o per filosofo, ancorch'egli lo sia veramente, e in sommo grado, non trova chi faccia caso di lui, non ottiene neppure ch'altri gli parli con leggiere testimonianze di stima. La ragione si è che tutti si credono esser filosofi,  3385 ed aver quanto si richiede ad esser poeti, sol che volessero metterlo in opera, o poterlo facilissimamente acquistare e adoperare. Laddove chi non è matematico, pittore, musico ec. non si crede di esserlo, e riguarda come superiori per questo conto a lui ed al comune degli uomini, quei che lo sono. Il genio, da cui principalmente pende e nasce la facoltà poetica e la filosofica, non si misura a palmi, come ciò che si richiede a esser medico o geometra. Quindi nasce che quello ch'è più raro tra gli uomini tutti si credano possederlo. E quindi è che le due più nobili, più {difficili} e più rare, {+anzi straordinarie,} facoltà, la poesia e la filosofia, tutti credano possederle, o poterle acquistare a lor voglia. Oltre che il genio non può essere nè giudicato, nè sentito, nè conosciuto, nè aperçu che dal genio. Del quale mancando quasi tutti, nol sentono nè se n'avveggono quand'ei lo trovano. E il gustare, e potere anche mediocremente estimare il valor delle opere di poesia e di filosofia, non è che de' veri poeti e de' veri filosofi, a differenza delle opere dell'altre facoltà. ec.

[3552,2]  Alla p. 3388. Il vino (ed anche il tabacco e simili cose) e tutto ciò che produce uno straordinario vigore o del corpo tutto o della testa, non pur giova all'immaginazione, ma eziandio all'intelletto, ed all'ingegno generalmente, alla facoltà di ragionare, di pensare, e di trovar delle verità ragionando (come ho provato più volte per esperienza), all'inventiva ec. Alle volte per lo contrario giova sì all'immaginazione, sì all'intelletto, alla mobilità del pensiero e della mente, alla fecondità, alla copia, alla facilità e prontezza dello spirito, del parlare, del ritrovare, del raziocinare, del comporre, {#1. alla prontezza della memoria, alla facilità di tirare le conseguenze, di conoscere i rapporti ec. ec.} ec. una certa debolezza di corpo, di nervi ec.  3553 una rilasciatezza non ordinaria ec. come ho pure osservato in me stesso più volte. Altre volte all'opposto.

[3881,4]  Il vino, il cibo ec. dà talvolta una straordinaria prontezza vivacità, rapidità, facilità, fecondità d'idee, di ragionare, d'immaginare, di motti, d'arguzie, sali, risposte ec. vivacità di spirito, furberie, risorse, trovati, sottigliezze grandissime di pensiero, profondità, verità astruse, tenacità  3882 e continuità ed esattezza di ragionamento anche lunghissimo e induzioni successive moltissime, senza stancarsi, facilità di vedere i più lontani e sfuggevoli rapporti, e di passare rapidamente dall'uno all'altro senza perderne il filo ec. volubilità somma di mente ec. Questo secondo le condizioni particolari delle persone, ed anche le loro circostanze sì attuali {in quel punto,} sì abituali in quel tempo, sì abituali nel resto della vita ec. Ma quello accrescimento di facoltà prodotto dal vino, {{ec.}} è indipendente per se stesso dall'assuefazione. E gli uomini più stupidi di natura, d'abito ec. divengono talora in quel punto spiritosi, ingegnosissimi ec. {+V. p. 3886.} Questo si applichi alle mie osservazioni p. 1553 pp. 1819-22 pp. 3197-206 pp. 3345-47 dimostranti che il talento {e le facoltà dell'animo ec.} essendo in gran parte cosa fisica, e influita dalle cose fisiche ec. la diversità de' talenti in gran parte è innata, e sussiste {anche} indipendentemente dalla diversità delle assuefazioni, esercizi, circostanze, coltura ec. (14. Nov. 1823.).

[4108,4]  C'est ainsi que les grands Hommes découvrent, comme par inspiration, des vérités que les hommes ordinaires n'entendent quelquefois qu'au bout de cent ans de pratique et d'étude; et celui qui démontre ces vérités après eux, acquiert encore une gloire immortelle. * Thomas  4109 loc. cit. qui dietro, p. 37. Sa géometrie étoit si fort au dessus de son siècle, qu'il n'y avoit réellement que très peu d'hommes en état de l'entendre. C'est ce qui arriva depuis à Newton; c'est ce qui arrive à presque tous les grands hommes. Il faut que leur siècle coure après eux pour les atteindre. * Id. ib. not. 22. p. 143. (2. Luglio. Festa della Visitazione di Maria Santissima. 1824.).

[1583,1]  Nessuno vede più degli altri, ma qualcuno osserva e combina più degli altri. Quello che accade nelle scienze fisiche, accade nelle metafisiche e morali. In quelle e in queste, una scoperta fatta si comunica e partecipa a chicchessia. Un ragionamento ben espresso e sviluppato il quale conduca alle verità le più remote dall'opinione e dalla cognizione comune, può subito essere inteso dallo stesso volgo. Ognuno può vedere da che uno ha veduto. ec. ec. (29. Agos. 1821.). {{V. p. 1767.}}

[1632,1]  Si suol dire che tutte le cose, tutte le verità hanno due facce {diverse o contrarie,} anzi infinite. Non c'è verità che prendendo l'argomento più o meno da lungi, e camminando per una strada più o meno nuova, non si possa dimostrar falsa con evidenza ec. ec. ec. Quest'osservazione (che puoi molto specificare ed estendere) non prova ella che nessuna verità nè falsità è assoluta, neppure in ordine al nostro modo di vedere e di ragionare, neppur dentro i limiti della concezione e ragione umana? (5. Sett. 1821.). {{V. p. 1655. fine.}}

[1766,1]  Ho detto altrove che anche il filosofo può essere originale come il poeta p. 1383 pp. 1650-51 , e distinguersi dagli altri nel diverso modo di trattare le stessissime verità. Aggiungo ora che non solo a' diversi individui, ma ad un medesimo individuo che soglia pensare, le stessissime verità si presentano in vari tempi sotto sì diversi aspetti (dico le stesse verità, e non le stesse cose, dalle quali diversamente vedute si tirano diverse e contrarie proposizioni) che egli stesso se non ha più che buona memoria e penetrazione e attenzione,  1767 appena le riconosce per quelle verità che ha già vedute (o anche scoperte) e considerate ec. Così che il filosofo (siccome il poeta) può in una stessa verità diversificarsi ed essere originale, non che rispetto agli altri, anche a se stesso. (22. Sett. 1821.).

[2527,1]  Ho discorso altrove p. 1632 di quello che si suol dire, ch'ogni proposizione ha due aspetti, e dedottone che ogni verità è relativa. Notate che ogni proposizione, {ogni teorema, ogni oggetto di speculazione, ogni cosa} ha non solo  2528 due ma infinite facce, sotto ciascuna delle quali si può {considerare, contemplare,} dimostrare e credere con ragione e verità. E in tanto si dice che n'abbia due, in quanto d'ogni proposizione si può dir pro e contra, dimostrarla vera e falsa, e sostenere così la tal proposizione, come la sua contraria. {+E ogni proposizione e verità sussiste e non sussiste in quanto al nostro intelletto, e anche per se.} E d'ogni cosa si può affermar questo o quest'altro, e parimente negarlo. Il che più vivamente e dirittamente dimostra come non sussiste verità assoluta. (29. Giugno, 1822. dì di S. Pietro e mio natalizio.)

[3956,3]  Si dice con ragione, massime delle cose umane, {+e terrene,} che tutto è piccolo. Ma con altrettanta ragione si potrebbe dire, anche delle menome cose, che tutto è grande, parlando cioè relativamente, come ancor parlano quelli che chiamano tutto piccolo, perchè nè piccola nè grande non è cosa niuna assolutamente. Sicchè non è per vero dire nè più ragionevole nè più filosofico il considerare qualsivoglia cosa umana o qualunque, come piccola, che il considerare essa medesima cosa come grande, e grandissima ancora, se così piace. E ben vi sono {quasi} altrettanti aspetti e riguardi, tutti egualmente  3957 degni di filosofo, altrettanti, dico, per la seconda affermazione che per la prima. Ed anche il mondo intero e universo e tutta la università delle cose o esistenti o possibili o immaginabili, a paragone di cui chiamiamo piccole e menome le cose umane, terrene, sensibili, a noi note, e simili, può nello stesso modo esser considerata come piccola e menoma cosa, e d'altro lato come grande e grandissima. Niente manco che mentre delle cose umane si chiamano piccole verbigrazia quelle degli oscuri privati a paragone di quelle de' vastissimi e potentissimi regni, e nondimeno queste ancora, grandissime a paragon di quelle, si chiamano da' filosofi piccolissime e nulle sotto altro rispetto, è ben ragionevole che sotto diversi rispetti, quelle eziandio de' privati ed oscurissimi individui, sieno chiamate, anche da' filosofi, grandi e grandissime, di grandezza niente men vera o niente più falsa che quella delle cose de' massimi imperii. (8. Dec. 1823.).