8. Dec. 1823.
[3956,3] Si dice con ragione, massime delle cose umane, {+e terrene,} che tutto è piccolo. Ma
con altrettanta ragione si potrebbe dire, anche delle menome cose, che tutto è
grande, parlando cioè relativamente, come ancor parlano quelli che chiamano
tutto piccolo, perchè nè piccola nè grande non è cosa niuna assolutamente.
Sicchè non è per vero dire nè più ragionevole nè più filosofico il considerare
qualsivoglia cosa umana o qualunque, come piccola, che il considerare essa
medesima cosa come grande, e grandissima ancora, se così piace. E ben vi sono
{quasi} altrettanti aspetti e riguardi, tutti
egualmente
3957 degni di filosofo, altrettanti, dico,
per la seconda affermazione che per la prima. Ed anche il mondo intero e
universo e tutta la università delle cose o esistenti o possibili o
immaginabili, a paragone di cui chiamiamo piccole e menome le cose umane,
terrene, sensibili, a noi note, e simili, può nello stesso modo esser
considerata come piccola e menoma cosa, e d'altro lato come grande e
grandissima. Niente manco che mentre delle cose umane si chiamano piccole
verbigrazia quelle degli oscuri privati a paragone di quelle de' vastissimi e
potentissimi regni, e nondimeno queste ancora, grandissime a paragon di quelle,
si chiamano da' filosofi piccolissime e nulle sotto altro rispetto, è ben
ragionevole che sotto diversi rispetti, quelle eziandio de' privati ed
oscurissimi individui, sieno chiamate, anche da' filosofi, grandi e grandissime,
di grandezza niente men vera o niente più falsa che quella delle cose de'
massimi imperii. (8. Dec. 1823.).