Modo in cui le grandi verità si scuoprono.
Way in which great truths are discovered.
1347,1 1975,1 2019,2 3269,1 3382,2 3552,2 3881,4 4108,4[1347,1] Io non avendo mai letto scrittori metafisici, e
occupandomi di tutt'altri studi, e null'avendo imparato di queste materie alle
scuole (che non ho mai vedute), aveva già ritrovata la falsità delle idee
innate, indovinato l'Ottimismo
1348 del Leibnizio, e scoperto il principio, che
tutto il progresso delle cognizioni consiste in concepire che un'idea ne
contiene un'altra; il quale è la somma della tutta nuova scienza ideologica. Or
come ho potuto io povero ingegno, senza verun soccorso, e con poche riflessioni,
trovar da me solo queste profondissime, e quasi ultime verità, che ignorate per
60. secoli, hanno poi mutato faccia alla metafisica, e quasi al sapere umano?
Com'è possibile che {di} tanti sommi geni, in tutto il
detto tempo, nessuno abbia saputo veder quello, ch'io piccolo spirito, ho veduto
da me, ed anche con minori cognizioni in queste materie, di quelle che molti di
essi avranno avuto?
[1975,1] Un uomo di forte e viva immaginazione, avvezzo a
pensare ed approfondare, in un punto di straordinario e passeggero vigore
corporale, di entusiasmo, {+di
disperazione, di vivissimo dolore o passione qualunque, di pianto, insomma di
quasi ubbriachezza, e furore,} ec. scopre delle verità che molti
secoli non bastano alla pura e fredda e geometrica ragione per iscoprire; e che
annunziate da lui non sono ascoltate, ma considerate come sogni, perchè lo
spirito umano manca tuttavia delle condizioni necessarie per sentirle, e
comprenderle come verità, e perch'esso non può universalmente fare in un punto
tutta la strada che ha fatto quel pensatore, ma segue necessariamente la sua
marcia, e il suo progresso gradato, senza sconcertarsi. Ma l'uomo in quello
stato vede tali rapporti, passa da una proposizione all'altra così rapidamente,
ne comprende così vivamente e facilmente il legame, accumula in un momento
1976 tanti sillogismi, e così ben legati e ordinati, e
così chiaramente concepiti, che fa d'un salto la strada di più secoli. E forse
esso stesso dopo quel punto, non crede più alle verità che allora avea concepite
e trovate, cioè o non si ricorda, o non vede più con egual chiarezza, i
rapporti, le proposizioni, i sillogismi, e le loro concatenazioni che l'avevano
portato a quelle conseguenze. Il mondo alla fine è sempre in istato di freddo, e
le verità scoperte nel calore, per grandi che siano non mettono radici nella
mente umana, finchè non sono sanzionate dal placido progresso della fredda
ragione, arrivata che sia dopo lungo tempo a quel segno. Grandi verità
scoprivano certamente gli antichi colla lor grande immaginazione, grandi salti
facevano nel cammino della ragione, ridendosi della lentezza, e degl'infiniti
mezzi che abbisognano al puro raziocinio ed esperienza per avanzarsi
altrettanto, grandi spazi occupati poi da' loro posteri, preoccupavano essi e
1977 conquistavano in un baleno, ma questi
progressi restavano necessariamente individuali, perchè molto tempo abbisognava
a renderli generali; queste conquiste non si conservavano, anzi erano piuttosto
viaggi che conquiste, perchè l'individuo penetrava solamente in quei nuovi
paesi, e li riconosceva, senza esser seguito dalla moltitudine che vi stabilisse
il suo dominio; i progressi de' grandi individui non giovavano gli uni agli
altri, perchè mancanti di una disposizione generale e comune nel mondo, che li
rendesse intelligibili gli uni agli altri, mancanti anche di una lingua atta a
stabilire, dar corpo, determinare e render a tutti egualmente chiaro quello che
ciascun individuo scopriva. Così che gli antichi grandi spiriti penetravano
nelle terre della verità, ciascuno isolatamente, e senza aiutarsi l'un l'altro,
e quando anche si scontrassero nel cammino, o giungessero ad un medesimo
1978 punto, e quivi casualmente si riunissero, non si
riconoscevano; e tornati dalla loro corsa, e narrandola altrui, non
s'accorgevano di dir le stesse cose, nè il pubblico se n'avvedeva, perchè non le
dicevano allo stesso modo, mancando di un linguaggio filosofico, uniforme; oltre
che le stesse ragioni che impedivano all'universale di riconoscere quelle
proposizioni per pienamente vere, gl'impediva altresì di scoprire l'uniformità
che esisteva tra le proposizioni e i sentimenti di questo e di quel grand'uomo.
E così le grandi scoperte de' grandi antichi, appassivano, e non producevano
frutto, e non erano applicate, mancando i mezzi e di coltivarle, e di aiutare e
legare una verità coll'altra mediante il commercio de' pensieri, e della società
pensante. (23. Ott. 1821.).
[2019,2] I fanciulli con la vivacità della loro
immaginazione, e col semplice dettame della natura, scuoprono e vedono
evidentemente delle somiglianze e affinità fra cose disparatissime, trovano
rapporti astrusissimi, dei quali converrebbe che il filosofo
2020 facesse gran caso, e non si sdegnasse di tornare in qualche parte
fanciullo, e ingegnarsi di veder le cose come essi le vedono. Giacchè è certo
che chi scuopre grandi e lontani rapporti, scopre grandi e riposte verità e
cagioni: e forse perciò il fanciullo sa talvolta assai più del filosofo, e vede
chiaramente delle verità e delle cagioni, che il filosofo non vede se non
confusamente, o non vede punto, perocch'egli è abituato a pensare diversamente,
e a seguire nelle sue meditazioni tutt'altre vie che quelle che seguì
naturalmente da fanciullo. (31. Ott. 1821.).
[3269,1] Il poeta lirico nell'ispirazione, il filosofo nella
sublimità della speculazione, l'uomo d'immaginativa e di sentimento nel tempo
del suo entusiasmo, l'uomo qualunque nel punto di una forte passione,
nell'entusiasmo del pianto; ardisco anche soggiungere, mezzanamente riscaldato
dal vino, vede e guarda le cose come da un luogo alto {+e superiore a quello in che la mente degli uomini suole
ordinariamente consistere.} Quindi è che scoprendo in un sol tratto
molte più cose ch'egli non è usato di scorgere a un tempo, e d'un sol colpo
d'occhio discernendo e mirando una moltitudine di oggetti, ben da lui veduti più
volte ciascuno, ma non mai tutti insieme (se non in altre simili congiunture),
egli è in grado di scorger con essi i loro rapporti scambievoli, e per la novità
di quella moltitudine
3270 di oggetti tutti insieme
rappresentantisegli, egli è attirato e a considerare, benchè rapidamente, i
detti oggetti meglio che per l'innanzi non avea fatto, e ch'egli non suole; e a
voler guardare e notare i detti rapporti. Ond'è ch'egli ed abbia in quel momento
una straordinaria facoltà di generalizzare (straordinaria almeno relativamente a
lui ed all'ordinario del suo animo), e ch'egli l'adoperi; e adoperandola scuopra
di quelle verità generali e perciò veramente grandi e importanti, che indarno
fuor di quel punto e di quella ispirazione {e quasi μανία e
furore} o filosofico o passionato o poetico o altro, indarno, dico,
con lunghissime e pazientissime {+ed
esattissime} ricerche, esperienze, confronti, studi, {ragionamenti,} meditazioni, esercizi della mente,
dell'ingegno, della facoltà di pensare di riflettere di osservare di ragionare,
indarno, ripeto, non solo quel tal uomo o poeta o filosofo, ma qualunqu'altro o
poeta o ingegno qualunque o filosofo acutissimo e penetrantissimo, anzi pur
molti filosofi insieme cospiranti, e i secoli stessi col successivo avanzamento
dello spirito umano, cercherebbero di scoprire, {o}
d'intendere, o {di} spiegare, siccome
3271 colui, mirando a quella ispirazione, facilmente e
perfettamente e pienamente fa a se stesso in quel punto, e di poi {a se stesso ed} agli altri, purch'ei sia capace di ben
esprimere i propri concetti, ed abbia bene e chiaramente e distintamente
presenti le cose allora concepite e sentite. (26. Agos. 1823.).
[3382,2] È tanto mirabile quanto vero, che la poesia la quale
cerca per sua natura {e proprietà} il bello, e la
filosofia ch'essenzialmente ricerca il vero, cioè la cosa più contraria al
bello; sieno le facoltà le
3383 facoltà le più affini
tra loro, tanto che il vero poeta è sommamente disposto ad esser gran filosofo,
e il vero filosofo ad esser gran poeta, anzi nè l'uno nè l'altro non può esser
nel gener suo nè perfetto nè grande, s'ei non partecipa {+più che mediocremente} dell'altro genere, quanto
all'indole primitiva dell'ingegno, alla disposizione naturale, alla forza
dell'immaginazione. Di ciò ho detto altrove p. 1383
p.
1650
pp.
3269-71. Le grandi verità, e massime nell'astratto e nel metafisico o
nel psicologico ec. non si scuoprono se non per un quasi entusiasmo della
ragione, nè da altri che da chi è capace di questo entusiasmo. (Eccetto ch'elle
sieno scoperte appoco appoco, piuttosto dal tempo e dai secoli, che dagli
uomini, in guisa che a nessuno in particolare possa attribuirsene il
ritrovamento, il che spesso accade). La poesia e la filosofia sono entrambe del
pari, quasi le sommità dell'umano {spirito,} le più
nobili e le più difficili facoltà a cui possa applicarsi l'ingegno umano. E
malgrado di ciò, e dell'esser l'una di loro, cioè la poesia, la più utile
veramente di tutte le facoltà, sì la poesia,
3384 come
la filosofia sono del pari le più sfortunate e dispregiate di tutte le facoltà
dello spirito. Tutte l'altre dánno pane, molte di loro recano onore {anche} durante la vita, aprono l'adito alle dignità ec.:
tutte l'altre, dico, fuorchè queste, dalle quali non v'è a sperar altro che
gloria, e soltanto dopo la morte. Povera e nuda vai,
filosofia.
*
{#1. Petr.
Son. La gola, il sonno.} Della sorte
ordinaria de' poeti mentre vivono, non accade parlare. Chi s'annunzia per
medico, per legista, per matematico, per geometra, per idraulico, per filologo,
per antiquario, per linguista, per perito anche in una sola lingua; il pittore
eziandio e lo scultore e l'architetto; il musico, non solo compositore ma
esecutore, tutti questi son ricevuti nelle società con piacere, trattati nelle
conversazioni e nella vita civile con istima, ricercati ancora, onorati,
invitati, e quel ch'è più premiati, arricchiti, elevati alle cariche e dignità.
Chi s'annunzia solo per poeta o per filosofo, ancorch'egli lo sia veramente, e
in sommo grado, non trova chi faccia caso di lui, non ottiene neppure ch'altri
gli parli con leggiere testimonianze di stima. La ragione si è che tutti si
credono esser filosofi,
3385 ed aver quanto si richiede
ad esser poeti, sol che volessero metterlo in opera, o poterlo facilissimamente
acquistare e adoperare. Laddove chi non è matematico, pittore, musico ec. non si
crede di esserlo, e riguarda come superiori per questo conto a lui ed al comune
degli uomini, quei che lo sono. Il genio, da cui principalmente pende e nasce la
facoltà poetica e la filosofica, non si misura a palmi, come ciò che si richiede
a esser medico o geometra. Quindi nasce che quello ch'è più raro tra gli uomini
tutti si credano possederlo. E quindi è che le due più nobili, più {difficili} e più rare, {+anzi straordinarie,} facoltà, la poesia e la
filosofia, tutti credano possederle, o poterle acquistare a lor voglia. Oltre
che il genio non può essere nè giudicato, nè sentito, nè conosciuto, nè aperçu che dal genio. Del quale mancando quasi tutti,
nol sentono nè se n'avveggono quand'ei lo trovano. E il gustare, e potere anche
mediocremente estimare il valor delle opere di poesia e di filosofia, non è che
de' veri poeti e de' veri filosofi, a differenza delle opere dell'altre facoltà.
ec.
[3552,2]
Alla p. 3388.
Il vino (ed anche il tabacco e simili cose) e tutto ciò che produce uno
straordinario vigore o del corpo tutto o della testa, non pur giova
all'immaginazione, ma eziandio all'intelletto, ed all'ingegno generalmente, alla
facoltà di ragionare, di pensare, e di trovar delle verità ragionando (come ho
provato più volte per esperienza), all'inventiva ec. Alle volte per lo contrario
giova sì all'immaginazione, sì all'intelletto, alla mobilità del pensiero e
della mente, alla fecondità, alla copia, alla facilità e prontezza dello
spirito, del parlare, del ritrovare, del raziocinare, del comporre, {#1. alla prontezza della memoria, alla
facilità di tirare le conseguenze, di conoscere i rapporti ec. ec.}
ec. una certa debolezza di corpo, di nervi ec.
3553 una
rilasciatezza non ordinaria ec. come ho pure osservato in me stesso più volte.
Altre volte all'opposto.
[3881,4] Il vino, il cibo ec. dà talvolta una straordinaria
prontezza vivacità, rapidità, facilità, fecondità d'idee, di ragionare,
d'immaginare, di motti, d'arguzie, sali, risposte ec. vivacità di spirito,
furberie, risorse, trovati, sottigliezze grandissime di pensiero, profondità,
verità astruse, tenacità
3882 e continuità ed esattezza
di ragionamento anche lunghissimo e induzioni successive moltissime, senza
stancarsi, facilità di vedere i più lontani e sfuggevoli rapporti, e di passare
rapidamente dall'uno all'altro senza perderne il filo ec. volubilità somma di
mente ec. Questo secondo le condizioni particolari delle persone, ed anche le
loro circostanze sì attuali {in quel punto,} sì
abituali in quel tempo, sì abituali nel resto della vita ec. Ma quello
accrescimento di facoltà prodotto dal vino, {{ec.}} è
indipendente per se stesso dall'assuefazione. E gli uomini più stupidi di
natura, d'abito ec. divengono talora in quel punto spiritosi, ingegnosissimi ec.
{+V. p. 3886.} Questo si applichi alle mie
osservazioni p. 1553
pp. 1819-22
pp. 3197-206
pp. 3345-47 dimostranti che il talento {e le
facoltà dell'animo ec.} essendo in gran parte cosa fisica, e influita
dalle cose fisiche ec. la diversità de' talenti in gran parte è innata, e
sussiste {anche} indipendentemente dalla diversità
delle assuefazioni, esercizi, circostanze, coltura ec. (14. Nov.
1823.).
[4108,4]
C'est
ainsi que les grands Hommes découvrent, comme par inspiration, des
vérités que les hommes ordinaires n'entendent quelquefois qu'au bout de
cent ans de pratique et d'étude; et celui qui démontre ces vérités après
eux, acquiert encore une gloire immortelle.
*
Thomas
4109
loc. cit. qui dietro, p.
37. Sa géometrie étoit si fort au dessus de son siècle, qu'il
n'y avoit réellement que très peu d'hommes en état de l'entendre. C'est
ce qui arriva depuis à Newton;
c'est ce qui arrive à presque tous les grands hommes. Il faut que leur
siècle coure après eux pour les atteindre.
*
Id. ib. not. 22. p. 143.
(2. Luglio. Festa della Visitazione di Maria Santissima.
1824.).
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