Rapporti. Osservazione dei rapporti in filosofia.
Relations. Observation on the relations in philosophy.
1650,1 1836,1 1854 1922,1 3269,1 3881,4[1650,1] Quanto l'immaginazione contribuisca alla filosofia
(ch'è pur sua nemica), e quanto sia vero che il gran poeta in diverse
circostanze avria potuto essere un gran filosofo, promotore di quella ragione
ch'è micidiale al genere da lui professato, {e viceversa il
filosofo, gran poeta,} osserviamo. Proprietà del vero poeta è la
facoltà e la vena delle similitudini. (Omero ὁ ποιητής n'è il più grande e fecondo modello). L'animo in
entusiasmo, {nel caldo della passione qualunque ec.
ec.} discopre vivissime somiglianze fra le cose. Un vigore anche
passeggero del corpo, che influisca sullo spirito, gli fa vedere dei rapporti
fra cose disparatissime, trovare dei paragoni, delle similitudini astrusissime e
ingegnosissime (o nel serio o nello scherzoso), gli mostra delle relazioni a cui
egli non aveva mai pensato, gli dà insomma una facilità mirabile di ravvicinare
e rassomigliare gli oggetti delle specie le più distinte, come l'ideale col più
puro materiale, d'incorporare vivissimamente il pensiero il più astratto, di
ridur tutto ad immagine, e crearne delle più nuove e vive che si possa credere.
{+Nè ciò solo mediante espresse
similitudini o paragoni, ma col mezzo di epiteti nuovissimi, di metafore
arditissime, di parole contenenti esse sole una similitudine ec. Tutte
facoltà del gran poeta, e tutte contenute e derivanti dalla facoltà di
scoprire i rapporti delle cose, anche i menomi, e più lontani, anche delle
cose che paiono le meno analoghe ec.} Or questo è tutto il filosofo:
facoltà di scoprire e conoscere i rapporti, di legare insieme i particolari, e
di generalizzare. (7. Sett. 1821.). {V.
1651
p. 1654.
principio.}
[1836,1] La scienza della natura non è che scienza di
rapporti. Tutti i progressi del nostro spirito consistono nello scoprire i
rapporti. Ora, oltre che l'immaginazione è la più feconda e maravigliosa
ritrovatrice de' rapporti e delle armonie le più nascoste, come ho detto altrove
p.
1650; è manifesto che colui che ignora una parte, o piuttosto una
qualità una faccia della natura, legata con qualsivoglia cosa che possa formar
soggetto di ragionamento, ignora un'infinità di rapporti, e quindi non può non
ragionar male, non veder falso, non iscuoprire imperfettamente, non lasciar di
vedere
1837 le cose le più importanti, le più
necessarie, ed anche le più evidenti. Scomponete una macchina complicatissima,
toglietele una gran parte delle sue ruote, e ponetele da parte senza pensarvi
più; quindi ricomponete la macchina, e mettetevi a ragionare sopra le sue
proprietà, i suoi mezzi, i suoi effetti: tutti i vostri ragionamenti saranno
falsi, la macchina non è più quella, gli effetti non sono quelli che dovrebbero,
i mezzi sono cambiati, indeboliti, o fatti inutili; voi andate arzigogolando
sopra questo composto, vi sforzate di spiegare gli effetti della macchina
dimezzata, come s'ella fosse intera; speculate minutamente tutte le ruote che
ancora lo compongono, ed attribuite a questa o quella un effetto che la macchina
non produce più, e che le avevate veduto produrre in virtù delle ruote che le
avete tolte ec. ec. Così accade nel sistema della natura, quando l'è stato tolto
e staccato di netto il meccanismo del bello, ch'era congegnato e immedesimato
1838 con tutte le altre parti del sistema, e con
ciascuna di esse.
[1850,1]
{+Fra' moderni,} i tedeschi, certo
abilissimi nelle materie astratte, sembrano fare eccezione al mio sistema, e son
tutto il fondamento del sistema contrario; giacchè gl'inglesi per indole
spettano piuttosto al mezzodì, come altrove ho detto pp. 1043-44. Ma questi tedeschi ne' quali
l'immaginazione e il sentimento (parlando in genere) è tanto più falso, e
forzato, e innaturale e debole per se stesso, quanto apparisce più vivo ed
estremo (giacchè questa estremità deriva in essi manifestamente da cagione
1851 contraria che negli orientali, il cui clima è
l'{estremo} opposto del loro); questi tedeschi
{il cui spirito} come dice la Staël, (De l'Allem.
{{tom. 1.}} 1. part. ch. 9. 3.me édit. p. 79.)
est presque nul à la
superficie, a besoin d'approfondir pour comprendre, ne saisit rien
au vol
*
; questi tedeschi sempre bisognosi di
analisi, di discussione, di esattezza; questi tedeschi sì generalmente e sì
profondamente applicati da circa due secoli alle meditazioni astratte, e queste
quasi esclusivamente, hanno certo sviluppato delle verità non poche, scoperte da
altri; hanno recato chiarezza a molte cose oscure; hanno trovato non piccole e
non poche verità secondarie; hanno insomma giovato sommamente ai progressi della
metafisica, e delle scienze esatte materiali o no; ma qual grande scoperta,
specialmente in metafisica, è finora uscita dalle tante scuole tedesche ec. ec.?
Quando ha {mai} un tedesco gettato sul gran sistema
delle cose un'occhiata onnipotente che gli abbia rivelato un grande e veramente
1852 fecondo segreto della natura, o un grande ed
universale errore? (giacchè la scoperta delle verità non è ordinariamente altro
che la riconoscenza degli errori.) Il colpo d'occhio de' tedeschi nelle stesse
materie astratte non è mai sicuro, benchè sia liberissimo, (e tale infatti non
può essere senza gran forza d'immaginare, di sentire, e senza una naturale
padronanza della natura, che non hanno se non le grand'anime.) La minuta e
squisita analisi, non è un colpo d'occhio: essa non iscuopre mai un gran punto
della natura; il centro di un gran sistema; la chiave, la molla, il complesso
totale di una gran macchina. Quindi è che i tedeschi son ottimi per mettere in
tutto il loro giorno, estendere, ripulire, perfezionare, applicare ec. le verità
già scoperte (ed è questa una gran parte dell'opera del filosofo); ma poco
valgono a ritrovar da loro nuove e grandi verità. Essi errano anche bene spesso,
malgrado il più fino ragionamento, come chi analizza senza intimamente sentire,
nè quindi perfettamente conoscere, giacchè grandissima
1853 e principalissima parte della natura non si può conoscere senza
sentirla, anzi conoscerla non è che sentirla. Oltrechè a chi manca il colpo
d'occhio non può veder molti nè grandi rapporti, e chi non vede molti e grandi
rapporti, erra per necessità bene spesso, con tutta la possibile esattezza.
L'immaginazione de' tedeschi (parlo in genere) essendo poco naturale, poco
propria {loro,} ed in certo modo artefatta e fattizia,
e quindi falsa benchè vivissima, non ha quella spontanea corrispondenza ed
armonia colla natura che è propria delle immaginazioni derivanti e fabbricate
dalla stessa natura. (Altrettanto dico del sentimento). Perciò essa li fa
travedere e sognare. E quando un tedesco vuole speculare e parlare in grande,
architettare da se stesso un gran sistema, fare una grande innovazione in
filosofia, o in qualche parte speciale di essa, ardisco dire ch'egli
ordinariamente delira. L'esattezza è buona per le parti, ma non per il tutto.
Ella costituisce lo spirito
1854 de' tedeschi; or ella
o non è buona o non basta alle grandi scoperte. Quando delle parti le più
minutamente ma separatamente considerate si vuol comporre un gran tutto, si
trovano mille difficoltà, contraddizioni, ripugnanze, assurdità, dissonanze e
disarmonie; segno certo ed effetto necessario della mancanza del colpo d'occhio
che scuopre in un tratto le cose contenute in un vasto campo, e i loro
scambievoli rapporti. È cosa ordinarissima anche negli oggetti materiali e in
mille accidenti della vita, che quello che si verifica o pare assolutamente vero
e dimostrato nelle piccole parti, non si verifica nel tutto; e bene spesso si
compone un sistema falsissimo di parti verissime, o che tali col più squisito
ragionamento si dimostrano, considerandole segregatamente. Questo effetto deriva
dall'ignoranza de' rapporti, parte principale della filosofia, ma che non si
ponno ben conoscere senza una padronanza sulla natura, una padronanza ch'essa
stessa vi dia, sollevandovi sopra di se, una forza di colpo d'occhio, tutte le
1855 quali cose non possono stare e non derivano,
se non dall'immaginazione e da ciò che si chiama genio in tutta l'estensione del
termine. I tedeschi si strisciano sempre intorno e appiedi alla verità; di rado
l'afferrano con mano robusta: la seguono indefessamente per tutti gli
andirivieni di questo laberinto della natura, mentre l'uomo caldo di entusiasmo,
di sentimento, di fantasia, di genio, e fino di grandi illusioni, situato su di
una eminenza, scorge d'un'occhiata tutto il laberinto, e la verità che sebben
fuggente non se gli può nascondere. Dopo ch'egli ha comunicato i suoi lumi e le
sue notizie a de' filosofi come i tedeschi, questi l'aiutano potentemente a
descrivere e perfezionare il disegno del laberinto, considerandolo ben bene
palmo per palmo. Quante grandissime verità si presentano sotto l'aspetto delle
illusioni, {e} in forza di grandi illusioni; e l'uomo
non le riceve se non in grazia di queste, e come riceverebbe una grande
illusione! Quante grandi illusioni concepite in un momento
1856 o di entusiasmo, o di disperazione o insomma di esaltamento, sono
in effetto le più reali e sublimi verità, o precursore di queste, e rivelano
all'uomo come per un lampo improvviso, i misteri più nascosti, gli abissi più
cupi della natura, i rapporti più lontani o segreti, le cagioni più inaspettate
e remote, le astrazioni le più sublimi; dietro alle quali cose il filosofo
esatto, paziente, geometrico, si affatica indarno tutta la vita a forza di
analisi e di sintesi. Chi non sa quali altissime verità sia capace di scoprire e
manifestare il vero poeta lirico, vale a dire l'uomo infiammato del più pazzo
fuoco, l'uomo la cui anima è in totale disordine, l'uomo posto in uno stato di
vigor febbrile, {+e straordinario
(principalmente, anzi quasi indispensabilmente corporale),} e quasi di
ubbriachezza? Pindaro ne può essere un
esempio: ed anche alcuni lirici tedeschi ed inglesi abbandonati veramente che di
rado avviene, all'impeto di una viva fantasia e sentimento. {{V. p. 1961.
capoverso ult.}}
[1922,1] Non può nessuno vantarsi di essere perfetto in
veruna umana disciplina, s'egli non è altresì perfetto in tutte le possibili
discipline e cognizioni umane. Tanta è la forza e l'importanza de' rapporti che
esistono fra le cose le più disparate, non conoscendo i quali, nessuna cosa si
conosce perfettamente. Or siccome ciò che ho detto è impossibile all'individuo,
perciò lo spirito umano non fa quegl'immensi progressi che potrebbe fare. E però
certo che se non perfettamente, almeno quanto è possibile, è realmente
necessario di esser uomo enciclopedico, non per darsi a tutte le discipline e
non perfezionarsi o distinguersi in nessuna, ma per esser quanto è possibile
perfetto in una sola. In ciò l'opinione del tempo è ragionevole. Chi almeno
nella superficie non è uomo enciclopedico, non può veramente considerarsi (ed
oggi non si considera) come gran letterato, o insigne in veruna disciplina
intellettuale. Massimamente poi bisogna
1923 essere
enciclopedico dentro il circolo di quelle cognizioni ec. che sebben separate e
distinte, hanno maggiore, e più certo ed evidente rapporto e affinità colla
disciplina da voi professata. (15. Ott. 1821.).
[3269,1] Il poeta lirico nell'ispirazione, il filosofo nella
sublimità della speculazione, l'uomo d'immaginativa e di sentimento nel tempo
del suo entusiasmo, l'uomo qualunque nel punto di una forte passione,
nell'entusiasmo del pianto; ardisco anche soggiungere, mezzanamente riscaldato
dal vino, vede e guarda le cose come da un luogo alto {+e superiore a quello in che la mente degli uomini suole
ordinariamente consistere.} Quindi è che scoprendo in un sol tratto
molte più cose ch'egli non è usato di scorgere a un tempo, e d'un sol colpo
d'occhio discernendo e mirando una moltitudine di oggetti, ben da lui veduti più
volte ciascuno, ma non mai tutti insieme (se non in altre simili congiunture),
egli è in grado di scorger con essi i loro rapporti scambievoli, e per la novità
di quella moltitudine
3270 di oggetti tutti insieme
rappresentantisegli, egli è attirato e a considerare, benchè rapidamente, i
detti oggetti meglio che per l'innanzi non avea fatto, e ch'egli non suole; e a
voler guardare e notare i detti rapporti. Ond'è ch'egli ed abbia in quel momento
una straordinaria facoltà di generalizzare (straordinaria almeno relativamente a
lui ed all'ordinario del suo animo), e ch'egli l'adoperi; e adoperandola scuopra
di quelle verità generali e perciò veramente grandi e importanti, che indarno
fuor di quel punto e di quella ispirazione {e quasi μανία e
furore} o filosofico o passionato o poetico o altro, indarno, dico,
con lunghissime e pazientissime {+ed
esattissime} ricerche, esperienze, confronti, studi, {ragionamenti,} meditazioni, esercizi della mente,
dell'ingegno, della facoltà di pensare di riflettere di osservare di ragionare,
indarno, ripeto, non solo quel tal uomo o poeta o filosofo, ma qualunqu'altro o
poeta o ingegno qualunque o filosofo acutissimo e penetrantissimo, anzi pur
molti filosofi insieme cospiranti, e i secoli stessi col successivo avanzamento
dello spirito umano, cercherebbero di scoprire, {o}
d'intendere, o {di} spiegare, siccome
3271 colui, mirando a quella ispirazione, facilmente e
perfettamente e pienamente fa a se stesso in quel punto, e di poi {a se stesso ed} agli altri, purch'ei sia capace di ben
esprimere i propri concetti, ed abbia bene e chiaramente e distintamente
presenti le cose allora concepite e sentite. (26. Agos. 1823.).
[3881,4] Il vino, il cibo ec. dà talvolta una straordinaria
prontezza vivacità, rapidità, facilità, fecondità d'idee, di ragionare,
d'immaginare, di motti, d'arguzie, sali, risposte ec. vivacità di spirito,
furberie, risorse, trovati, sottigliezze grandissime di pensiero, profondità,
verità astruse, tenacità
3882 e continuità ed esattezza
di ragionamento anche lunghissimo e induzioni successive moltissime, senza
stancarsi, facilità di vedere i più lontani e sfuggevoli rapporti, e di passare
rapidamente dall'uno all'altro senza perderne il filo ec. volubilità somma di
mente ec. Questo secondo le condizioni particolari delle persone, ed anche le
loro circostanze sì attuali {in quel punto,} sì
abituali in quel tempo, sì abituali nel resto della vita ec. Ma quello
accrescimento di facoltà prodotto dal vino, {{ec.}} è
indipendente per se stesso dall'assuefazione. E gli uomini più stupidi di
natura, d'abito ec. divengono talora in quel punto spiritosi, ingegnosissimi ec.
{+V. p. 3886.} Questo si applichi alle mie
osservazioni p. 1553
pp. 1819-22
pp. 3197-206
pp. 3345-47 dimostranti che il talento {e le
facoltà dell'animo ec.} essendo in gran parte cosa fisica, e influita
dalle cose fisiche ec. la diversità de' talenti in gran parte è innata, e
sussiste {anche} indipendentemente dalla diversità
delle assuefazioni, esercizi, circostanze, coltura ec. (14. Nov.
1823.).
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