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8. Sett. 1821.

[1653,2]  Ho detto altrove p. 714 pp. 1176-79 che il troppo produce il nulla, e citato le eccessive passioni e le estreme sventure, {il pericolo presente e inevitabile che dà una forza e tranquillità d'animo anche al più vile, una disgrazia sicura e che non può fuggirsi ec.} che non producono già l'agitazione, ma l'immobilità, la stupidità, una specie di rassegnazione non ragionata; in maniera che l'aspetto dell'uomo in tali casi è bene spesso affatto simile a quello dell'indifferente: ed un bravo pittore non lo farebbe distinguere dall'uomo il più noncurante ec. {+eccetto per un'aria di meditazione stupida, ed una fissazione di occhi in qualsivoglia parte.} Aggiungo  1654 ora che ciò non si deve solamente restringere all'atto, ma anche all'abito d'indifferenza, rassegnazione alla fortuna, insensibilità ec. che è prodotto dall'estrema infelicità e disperazione abituale ec. e puoi vedere la p. 1648. (8. Sett. 1821.).