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23. Sett. 1821.

[1775,1]   1775 Consideriamo la gran quantità delle persone imperfette o nella forma o nelle facoltà del corpo, sia dalla nascita, sia per infermità {naturali} sofferte nell'infanzia o nella fanciullezza, prima insomma del perfetto ed intero sviluppo della macchina, e della maturità del corpo. Paragoniamo questo numero di persone imperfette nella loro maturità naturale, a quello degl'individui imperfetti in qualsivoglia specie di animali, avuta ragione della rispettiva numerosità di ciascuna specie, e lo troveremo strabocchevolmente maggiore. Che vuol dir ciò, se non che l'uomo è corrotto, e che il suo stato presente non è quello che gli conviene? Così per certo giudicheremmo e giudichiamo ogni qual volta ci vien fatta qualche simile osservazione intorno a qualunque specie o genere di enti naturali appartenente a qualsivoglia de' tre regni. Solamente a riguardo dell'uomo siamo ben lungi dal pronunziare un tale o simile giudizio; perchè l'uomo  1776 secondo noi, non ha che far colla natura, e le sue imperfezioni derivano non già dall'essersi egli allontanato, ma dal non essersi abbastanza ancora allontanato dalla natura.
[1776,1]  Aggiungo che la sproporzione fra gl'imperfetti della razza umana e delle razze animali, si troverà molto maggiore se si considereranno le razze selvatiche ec. piuttosto che le domestiche. Sebbene ella si troverà grande anche rispetto a queste, perchè queste, malgrado le nostre benefiche cure, sono e saranno assai meno lontane di noi dalla natura. Somma sproporzione si troverà pure fra il numero degl'imperfetti nelle razze umane civili, e quello de' medesimi nelle razze selvagge, montanare, campestri, {laboriose} ec. e così scendendo di mano in proporzione della maggiore o minor civiltà {o corruzione} delle diverse classi e popoli. (23. Sett. 1821.). {V. p. 1805. fine.}