15. Giugno. 1822.
[2475,2] Chi negherà che l'arte del comporre non sia oggi e
infinitamente meglio e più chiaramente e distintamente considerata, svolta,
esposta, conosciuta, dichiarata {in tutti i} suoi
principii, eziandio più intimi, e infinitamente più divulgata fra gli uomini, e
più nelle mani degli studiosi, e aiutata oltracciò di molto maggior quantità di
esempi e modelli, che non era presso gli antichi? e massime presso quegli
antichi e in quei secoli ne' quali meglio e più perfettamente e immortalmente si
scrisse? Eppure
2476 dov'è oggi in qualsivoglia nazione
o lingua, non dico un Cicerone
(quell'eterno e supremo modello d'ogni possibile perfezione in ogni genere di
prosa), non dico un Tito Livio, ma uno
scrittore che nella lingua e nel gener suo abbia tanto valore quanto n'ha
qualunque non degli ottimi, ma pur de' buoni scrittori greci o latini? E dov'è
poi un numero di scrittori, non dico ottimi, ma buoni, uguale a quello che
n'hanno i greci e i latini? Trovatemelo, se potete, ponendo insieme {tutti} i migliori scrittori di tutte le nazioni
letterate, dal risorgimento delle lettere sino a oggidì. E dico buoni
precisamente in quel che spetta all'arte del comporre, e del saper dire {una cosa,} e
trattare un argomento con tutta la perfezione di quest'arte. Dico buoni
quanto alla lingua loro, qualunqu'ella sia, e perfetti in essa e padroni, come
fu Cicerone della latina, o come lo
furono gli altri scrittori latini e greci, men grandi di Cicerone in questo e nel rimanente, ma pur buonissimi e
classici.
2477 Dico buoni in questo senso, giacchè non
entro nell'arte del pensare, ec. E quel che dico de' prosatori, dico anche de'
poeti, colle stesse restrizioni, e quanto al modo di trattare e significare le
cose immaginate: chè l'invenzione e l'immaginazione {in se
stesse e {{assolutamente}} considerate,}
appartengono a un altro discorso.
[2477,1] Fatto sta che oggi tutti sanno come vada fatto, e
niuno sa fare. Niuno sa fare perfettamente, e pochissimi passabilmente. E gli
ottimi scrittori moderni di
qualunque lingua o tempo, appena si possono paragonare all'ultimo de' buoni antichi. O se gli agguagliano in
qualche parte {o qualità,} o se anche li vincono,
sottostanno loro grandemente in altre parti, e nell'effetto dell'insieme, e nel
complesso delle qualità spettanti all'arte del {ben}
comporre, e ben enunziare i propri sentimenti, e formare un discorso. Siccome
per l'opposto non è sì mediocre scolare di rettorica, il quale abbia pur letto
la rettorica del
Blair, e non ne sappia, quanto al
modo e alla ragione del {ben} comporre, più di Cicerone.
[2478,1]
2478 Tant'è. Secondo l'osservazion del Democrito Britanno Bacon da Verulamio tutte le facoltà ridotte ad arte
steriliscono, perchè l'arte le circonscrive.
*
(Gravina, Della Tragedia, cap. 40. p.
70. principio.). L'arte si trova sempre e perfezionata (ovvero
inventata e formata), e divulgata e conosciuta da tutti, in quei tempi nei quali
meno si sa metterla in pratica. A tempo d'Aristotele non v'erano grandi poeti {greci:}
l'eloquenza romana era già spirata a tempo di Quintiliano (il quale forse, in quanto al modo di
fare, se n'intendeva più di Cicerone).
Lo stesso saper quel che va fatto è cagione che questo non si sappia fare. {Anche qui si verifica che
il troppo è padre del nulla, e che il voler fare è causa di non potere,
ec. ec.} Gli scrupoli, i dubbi, i timori di cader ne'
difetti già ben conosciuti ec. ec. legano le mani allo scrittore, e i più se ne
disperano, e non seguendo nè i precetti dell'arte, nè essendo più a tempo di
seguir la natura propria già in mille modi distorta, stravolta, e alterata
dall'arte, scrivono, come vediamo, pessimamente, benchè sappiano ottimamente
quel che s'abbia da fare a scriver bene. (15. Giugno. 1822).