29. 7.bre 1820.
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Dal 2. pensiero della p. 116.
inferite come, {anche} secondo questa sola
considerazione, il Cristianesimo debba aver reso l'uomo inattivo e ridottolo
invece ad esser contemplativo, e per conseguenza com'egli sia favorevole al
dispotismo, non per principio (perchè il cristianesimo nè loda la tirannia, nè
vieta di combatterla, o di fuggirla, o d'impedirla), ma per conseguenza
materiale, perchè se l'uomo considera questa terra come un esilio, e non ha cura
se non di una patria situata nell'altro mondo, che gl'importa della tirannia? Ed
i popoli abituati (massime il volgo) alla speranza di beni d'un'altra vita,
divengono inetti per questa, o se non altro, incapaci di quei grandi stimoli che
producono le grandi azioni. Laonde si può dire generalmente anche astraendo dal
dispotismo, che il cristianesimo ha contribuito non poco a distruggere il bello
il grande il vivo il vario di questo mondo, riducendo gli uomini dall'operare al
pensare e al pregare, o vero all'operar solamente cose dirette alla propria
santificazione ec. Sopra la quale specie di uomini è impossibile che non sorga
immediatamente un padrone. Non è veramente che la religion cristiana condanni o
non lodi l'attività. Esempio un {San}
Carlo Borromeo, un {San}
Vincenzo de Paolis. Ma in primo luogo
l'attività di questi santi
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azioni eroiche (e per questa parte grandi) ed utili, non dava gran vita al
mondo, perchè la grandezza delle loro azioni era piuttosto relativa ad essi
stessi che assoluta, e piuttosto intima e metafisica, che materiale. In secondo
luogo, parendo che il cristianesimo faccia consistere la perfezione piuttosto
nell'oscurità nel silenzio, e in somma nella totale dimenticanza di quanto
appartiene a questo esilio, egli ha prodotto e dovuto produrre cento Pacomi e Macari per un {San}
Carlo Borromeo, ed è certo che lo
spirito del Cristianesimo in genere portando gli uomini, come ho detto, alla
noncuranza di questa terra, se essi sono conseguenti, debbono tendere
necessariamente ad essere inattivi in tutto ciò che spetta a questa vita, e così
il mondo divenir monotono e morto. Paragonate ora queste conseguenze, a quelle
della religione antica, secondo cui questa era la patria, e l'altro mondo
l'esilio. (29. 7.bre 1820.).