20. Maggio 1823.
[2703,1] La voce popolare bobò che
significa presso di noi uno spauracchio de' fanciulli simile al μορμώ ec. dei
greci, alle Lammie de' latini ec.
2704 (V. il mio Saggio sugli errori
popolari) non è altro che un sostantivo formato dalle due
voci bau bau (colla solita mutazione dell'au in o), o piuttosto le
stesse due voci sostantivate, e ridotte a significare una persona o spettro che
manda fuori quelle voci bau bau. Le quali sono voci
antichissime e comuni ai greci che con essi[esse] esprimevano l'abbaiare dei cani, e quindi fecero il verbo
βαΰζειν; ai latini che ne fecero nello stesso senso il verbo baubari, e a noi che ne abbiamo fatto baiare e quindi abbaiare (se
pur questi verbi non vengono dal suddetto latino), onde il francese antico abaïer e il moderno aboyer
de' quali verbi vedi il Dizionario di Richelet.
{Vedi
anche la pag.
2811-13.} Ma dall'esprimere la voce de' cani, le
parole bau bau passarono a significare una voce che
spaventasse i fanciulli. {V. la Crusca in Bau.} Quindi il nostro Bobò sostantivo di persona. Presso i francesi bobo è voce {parimente} puerile che significa
un petit mal, cioè quello che le nostre balie
dicono bua, la qual
2705 voce
fu pur delle balie latine, ma con altro significato, cioè con quello che le
nostre dicono bumbù, o come ha la
Crusca, bombo. V. Forcellini. I Glossari non hanno nulla al proposito. (20.
Maggio 1823).