Bologna. 10. Sett. 1826.
[4196,4]
Egesta - Segesta. V. Forcellini.
[4196,5]
Alla p. 4193.
Q2593363Ἔστι δὲ ὁ λόγος
αὐτῷ (Aἰσχίνῃ τῷ ῥήτορι) Q2593363ὥσπερ αὐτοϕυὴς καὶ
αὐτοσχέδιος, οὐ τοσοῦτον διδοὺς ἀποϑαυμάζειν
τὴν τέχνην τοὐ ἀνδρός, ὅσον τὴν ϕύσιν.
Phot.
Biblioth. cod. 61.
{{V. p.
4208.}}
[4197,2] Diminutivi positivati aggettivi. Bimulus, trimulus, quadrimulus. V. Forcell.
[4197,5] ᾽Eξ ἀρχῆς da capo, per di nuovo ec. Di ciò altrove p. 4083
p.
4117
p.
4124. Si dice anche αὖϑις ἐξ ὑπαρχῆς. V. p. es. Sueton.
Vespas. c. 23. {+᾽Eπάν ἀποϑάνῃς, αὗϑις
ἐξ
ἀρχῆς ἔσῃ}. {+Menander ap. Stob. serm. 104. Q107029507περὶ
τῶν παρ᾽ ἀξίαν εὐτυχoύντων.}
[4197,6]
Alla p. 4194.
- il quale frattanto attribuisce {anch'esso} a politica
e simulazione la sua moderazione nel principio del suo governo (cap. 57.).
[4197,7]
Alla p. 4195.
Teodoro Gadareno, suo maestro di
rettorica in fanciullezza, Q1229963subinde in obiurgando appellabat
eum πηλòν αἵματι πεϕυραμένον. Sueton. cap. 57. E Suetonio stesso chiama la sua indole
Q1229963saeva ac lenta
natura. (ib.
init.)
[4197,8] Che gli uomini abbiano trovate e pongano in opera
delle arti per combattere, soggiogare, recare al loro uso e servigio il resto
della natura animata o inanimata, non è cosa strana. Ma che abbiano trovato ed
usino arti {e regole} per combattere e vincere gli
uomini stessi, che queste arti sieno esposte a tutti gli uomini, e tutti
ugualmente le apprendano ed usino, o le possano apprendere e usare, questo ha
dell'assurdo; perchè se due uomini sanno ugualmente di scherma, che giova la
loro arte a ciascuno de' due? che superiorità ne riceve l'uno sopra l'altro? non
sarebbe per ambedue lo stesso, che ambedue fossero ignoranti della scherma, o
che tutti e due combattessero alla naturale? {+V. p.
4214.} Un libro, una scoperta di Tattica o di strategica o di
poliorcetica ec. pubblicata ed esposta all'uso comune, a che giova? se l'amico e
il nemico l'apprendono del pari, ambedue con più arte e più fatica di prima, si
trovano nella stessissima condizione rispettiva di prima. Il coltivare queste
tali arti, o scienze che si vogliano dire, il proccurarne l'
4198 incremento, e molto più il diffonderne la coltura e la
conoscenza, è la più inutile e strana cosa che si possa fare; è propriamente il
metodo di ottener con fatica e spesa quello che si può ottenere senza fatica nè
spesa; di eseguire artificialmente e di render necessaria l'arte laddove la
natura bastava, e laddove col metodo artificiale non si ottiene il menomo
vantaggio sopra il naturale. Insomma è il metodo di moltiplicare e complicar le
ruote {e le molle} di un orologio, e di far con più
quel medesimo che si poteva fare e già si faceva con meno. Il simile dico della
politica, del macchiavellismo ec. e di tutte le arti inventate per combattere e
superchiare i nostri simili. (Bologna. 10. Sett.
1826.).