4. Feb. 1821.
[611,1]
Alla p. 112.
Prima di Gesù Cristo, o fino a quel
tempo, e ancor dopo, da' pagani, non si era mai considerata la società come
espressamente, e per sua natura, nemica della virtù, e tale che qualunque
individuo il più buono ed onesto, trovi in lei senza fallo e inevitabilmente, o
la corruzione, o il sommo pericolo di corrompersi. E infatti sino a quell'ora,
la natura della società, non era stata espressamente e perfettamente tale.
Osservate gli scrittori antichi, e non ci troverete mai quest'idea del mondo nemico del bene, che si trova a
ogni passo nel Vangelo, e negli scrittori moderni ancorchè profani. Anzi (ed
avevano
612 ragione in quei tempi) consideravano la
società e l'esempio come naturalmente capace di stimolare alla virtù, e di
rendere virtuoso anche chi non lo fosse: e in somma il buono e la società, non
solo non parevano incompatibili, ma {cose} naturalmente
amiche e compagne. (4. Feb. 1821.).