Eloquenza e naturalezza di chi parla di se medesimo.
Eloquence and naturalness in speaking about oneself.
2929,6 58,5 312,2 60,3[29,6] Chi mi chiedesse qual sia secondo me il più eloquente
pezzo italiano, direi le due canzoni del Petrarca Spirto gentil ec. e Italia mia ec. se concedessi qualche cosa al Tasso ch'era in verità eloquente, e principalmente
parlando di se stesso, ed eccetto il Petrarca, è il solo {italiano veramente}
eloquente. La sventura in gran parte lo fece tale, e l'occorrergli spessissimo
di difendersi ec. o in qualunque modo parlar di se, perch'io sosterrò sempre che
gli uomini grandi quando parlano di se diventano maggiori di se stessi, e i
piccoli diventano qualche cosa, essendo questo un campo dove le passioni e
l'interesse e la profonda cognizione ec. non lasciano campo all'affettazione e
alla sofisticheria cioè alla massima corrompitrice dell'eloquenza e della
poesia, non potendosi cercare i luoghi comuni quando si parla di cosa propria,
dove necessariamente detta la natura e il cuore, e si parla di vena, e di
pienezza di cuore. Onde quello che si dice della utilità derivante agli
scrittori dal trattare materie presenti, a miglior dritto si dee dire del
parlare di se stesso comunque paia a prima vista che il parlar di se non debba
interessar gran fatto gli uditori,
30 cosa falsissima:
e si veda nel migliore e più celebre
pezzo del Bossuet, quello in fine
all'Oraz. di
Condé che effetto fa
l'introduzione di se stesso, al qual pezzo io paragono quello di Cic. nella Miloniana (ch'è forse la sua migliore Orazione come
questo è forse il più gran pezzo di essa) il quale si combina parimente ch'è nel
fine, dove per intenerire i giudici introduce menzione di se stesso, e mi par
che faccia un effetto incredibile, come e più di quello che fa il Bossuet, tanto può l'introdurre se
stesso nei discorsi eloquenti, al contrario di quello che si crede.
[58,5] Una facezia del genere ch'io ho detto in un altro
pensiero p. 41 essere stato proprio degli antichi è quella degli Antiocheni
che dicevano dell'imperatore Giuliano
che aveva una barba da farne corde, (Iulian. in Misopogone) la qual facezia allora applaudita e sparsa
per tutta la città e capace di muover Giuliano a scrivere un libro ironico e giocoso (certo elegante e
negli scherzi si può dir Attico e Lucianesco e infinite volte superiore ai suoi Caesares, senza
sofistumi nello stile nè in altro, e senza affettazioni nè pur nella lingua per
altro elegante e ricca {e ciò perchè questo è un libro
scritto per circostanza e non ἐπιδεικτικός come i Cęsares)} contro gli
Antiocheni, ora ai nostri delicati, francesi ec. parrebbe grossolana, e di
pessimo gusto. {{V. p. 312.}}
[312,2]
Alla p. 58. pensiero
penultimo. Aggiungete che il
313 tempo di Giuliano era tutto sofistico, e tale
egli è in tutte le altre sue opere, tali sono Libanio, Temistio ec. suoi {più famosi scrittori}
contemporanei. Ma nessuno è sofista quando parla di se stesso e per se stesso, e
in un'occasione che mette in vero movimento l'animo suo.
[60,3] A ciò che ho detto in altro pensiero p.
29 intorno all'eloquenza di chi parla di se stesso si può aggiungere e
l'esempio continuo di Cicerone che
piglia nuove forze ogni volta che parla di se come fa tuttora, e quello di Lorenzino de' Medici nella sua Apologia che Giordani crede il più gran pezzo d'eloquenza italiana e non vinto da
nessuno straniero.
61 Ora questo è un'Apologia di se
stesso. Ed è mirabile com'egli che scriveva per se e non poteva andar dietro
alle sofisticherie, abbia trasportata come un Atlante l'eloquenza greca e latina
tutta nel suo scritto dove la vedete viva e tal quale, e tuttavia vi par nativa
e non punto traslatizia con una disinvoltura negli artifizi più fini
dell'eloquenza insegnati e praticati ugualmente dagli antichi, una padronanza
negligenza ec. così nello stile e condotta ordine ec. interno, come
nell'esterno, cioè la lingua ec. inaffettatissima e tutta italiana nella
costruzione ec. quando lo stile e la composizione e i modi anche particolari e
tutto è latino e greco. E ciò mentre gli altri miserabili cinquecentisti volendo
seguire la stessa eloquenza e maestri ec. come il Casa, facevano quelle miserie di composizione di
stile di lingua affettatissima e più latina che italiana. Onde i due soli
eloquenti del cinquecento sono Lorenzino qui e il Tasso
qua e là per tutte le sue opere che ambedue parlano sempre di se e il Tasso più dov'è più eloquente e bello e
nobile ec. cioè nelle lettere che sono il suo meglio. {{La
migliore orazione di Demostene è
quella per la corona.}}