[1073,1] Certo è che l'invenzione dei nomi numerali fu delle
più difficili, e l'una delle ultime invenzioni de' primi trovatori del
linguaggio. L'idea di quantità, non solo assoluta e indeterminata (anzi questa è
meno difficile, essendo materiale e sensibile l'idea del più e del meno, e
quindi della quantità indeterminata), ma anche determinata, anche relativa a
cose materialissime, considerandola bene, è quasi totalmente astratta e
metafisica. Quando noi vediamo le cinque dita della mano, ne concepiamo subito
il numero,
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{perchè l'idea del numero} è collegata nella mente
nostra mediante l'abito, e l'uso della favella, coll'idea che ci suscita il
vedere una quantità d'individui facili a contare, o di cui già sappiamo il
numero. E l'idea di contare vien dietro alla detta vista, per la detta ragione.
Non così l'uomo privo de' nomi numerali. Egli vede quelle cinque dita come tante
unità, che non hanno fra loro alcuna relazione {o
attinenza} numerica (come in fatti non l'hanno per se stesse), {componenti una} quantità indefinita, (della quale non
concepisce se non se un'idea confusa, com'è naturale trattandosi d'indefinito),
e non gli si affaccia neppure al pensiero l'idea di poterla determinare, o di
contare quelle dita. Meno metafisica è l'idea dell'ordine. Giacchè (seguitando a
servirci dell'esempio della mano) che {+il pollice, ossia il primo dito, stia nel principio della serie, che}
l'indice, cioè il secondo dito, venga dopo quello che è nel principio della
mano, cioè il pollice, e che il medio {cioè il terzo}
succeda a questo dito, e sia distante dal pollice un dito d'intervallo; sono
cose che cadono sotto i sensi, e che destano facilmente l'idea di {primo di} secondo e di terzo e via discorrendo. Lo
stesso potremmo dire di un filare d'alberi ec.