[10,1] In Plauto il
sommo pregio è quello della forza comica che non è altro se non quella certa
vivacità dei personaggi ottenuta col mezzo del ridicolo, che nel mentre che
vivifica l'azione (a differenza delle Commedie di terenzio dove c'è gran serietà e però dice Cesare ch'egli manca di forza comica, a ragione, perchè
l'azione importando poco per se e non avendo la importanza della tragedia, se
non è continuamente rallegrata e rinforzata dal ridicolo, resta debole, e come
morta) ottiene il fine della Commedia che è di distogliere
11 dal vizio il che principalmente è operato dal ridicolo. Ma i
costumi ἤϑη presso Plauto sono poco
insigni. Ciascuno opera è vero come dee (almeno per l'ordinario) ma 1. tutte le
fisonomie si rassomigliano: sempre appresso a poco è lo stesso parassito, lo
stesso padre, lo stesso servo traditore, lo stesso figlio scapestrato, la stessa
meretrice, ec. 2. i tratti che qualche volta distinguono un volto dall'altro
sono grossolani: per esempio questa innamorata sarà leale, quest'altra perfida;
questo padre pieghevole, questo duro; questo figlio temperante quest'altro
lussurioso, ed ecco tutto; ec. 3. c'è qualche volta molta naturalezza ora in
qualche scena bellissima che innamora, ora in qualche Commedia intera, ma quivi
le persone dicono quello che ogni uomo in quella situazione direbbe, e benchè le
parlate siano naturalissime, cavate dal vero, e ritratte con grandissima finezza
dalla natura, pure non sono modificate secondo il carattere e il costume
particolare della persona: insomma non si vede in Plauto una figura tutta perfettamente delineata e
ombreggiata, e i costumi che egli dipinge sono del genere, p. e. del padre, o
della specie, p. e. del padre buono o del padre iracondo, e non dell'individuo,
la qual cosa osservo anche in Terenzio, il quale per altro è molto superiore a Plauto per li costumi e {la}
naturalezza, essendo penetrato più addentro nel cuore umano. ec. Qualche volta
anche non è conservata in Plauto la
naturalezza e la verisimiglianza specialmente nel fine delle Commedie dove
talvolta i personaggi si risolvono troppo d'improvviso e a grado del poeta,
essendo stati fin allora di animo diversissimo e anche contrarissimo a quella
tale risoluzione. Ma egli pare che Plauto
{talora} non volendo altro che far ridere e
satireggiare, della verisimiglianza non si curasse, anzi a bello studio cercasse
l'inaspettato, non {già} l'inaspettato verisimile che
si raccomanda in poesia, ma l'inaspettato inverisimile e grossolano che però
appunto è più ridicolo, come nel fine delle Bacchidi dove fa
innamorare all'improvviso per istrazio quei due vecchi venuti all'opposto per
bravare quelle meretrici{{, e in quella scena del Canapo
dove mette una tenzone di licet
licet e di altre tali risposte sempre ripetute, in
un momento caldo e importante, dov'è impossibile che i personaggi badassero
a questi giuochi.}}
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