127. Eloquenza di chi parla di se medesimo. Dell'Apologia di Lorenzino de' Medici.
Eloquence in talking about onself. On the Apology by Lorenzino de' Medici.
60-61[60,3] A ciò che ho detto in altro pensiero p.
29 intorno all'eloquenza di chi parla di se stesso si può aggiungere e
l'esempio continuo di Cicerone che
piglia nuove forze ogni volta che parla di se come fa tuttora, e quello di Lorenzino de' Medici nella sua Apologia che Giordani crede il più gran pezzo d'eloquenza italiana e non vinto da
nessuno straniero.
61 Ora questo è un'Apologia di se
stesso. Ed è mirabile com'egli che scriveva per se e non poteva andar dietro
alle sofisticherie, abbia trasportata come un Atlante l'eloquenza greca e latina
tutta nel suo scritto dove la vedete viva e tal quale, e tuttavia vi par nativa
e non punto traslatizia con una disinvoltura negli artifizi più fini
dell'eloquenza insegnati e praticati ugualmente dagli antichi, una padronanza
negligenza ec. così nello stile e condotta ordine ec. interno, come
nell'esterno, cioè la lingua ec. inaffettatissima e tutta italiana nella
costruzione ec. quando lo stile e la composizione e i modi anche particolari e
tutto è latino e greco. E ciò mentre gli altri miserabili cinquecentisti volendo
seguire la stessa eloquenza e maestri ec. come il Casa, facevano quelle miserie di composizione di
stile di lingua affettatissima e più latina che italiana. Onde i due soli
eloquenti del cinquecento sono Lorenzino qui e il Tasso
qua e là per tutte le sue opere che ambedue parlano sempre di se e il Tasso più dov'è più eloquente e bello e
nobile ec. cioè nelle lettere che sono il suo meglio. {{La
migliore orazione di Demostene è
quella per la corona.}}