27. Parallelo del modo di descrivere usato da Ovidio e da' poeti descrittivi moderni con quello di Dante.
Comparison of the descriptive mode used by Ovid and by modern descriptive poets with the one used by Dante.
21[21,1] Non solamente bisogna che il poeta imiti e dipinga a
perfezione la natura, ma anche che la imiti e dipinga con naturalezza {anzi non imita la nat.[natura] chi non la imita con naturalezza.} Però Ovidio che senza naturalezza la dipinge,
cioè va tanto dietro a quegli oggetti, che finalmente ce li presenta, e ce li fa
anche vedere e toccare e sentire, ma dopo infinito stento suo, (così che a lui
bisogna una pagina per farci veder quello che Dante ci fa vedere in una terzina) e con una più tosto pertinacia
ch'efficacia; presto sazia, e inoltre non è molto piacevole, perchè non sa
nasconder l'arte, e con quel tanto aggirarsi {intorno}
agli oggetti (non solo per una pericolosa intemperanza e incontentabilità, ma
anche perchè egli senza molti tratti non ci sa subito disegnar la figura, e se
non fosse lungo non sarebbe evidente) fa manifesta la diligenza, e la diligenza
nei poeti è contraria alla naturalezza. Quello che nei poeti dee parer di
vedere, oltre gli oggetti imitati, è una bella negligenza, e questa è quella che
vediamo negli antichi, maestri di questa necessarissima e sostanziale arte,
questa è quella che vediamo nell'Ariosto, Petrarca ec. questa
è quella che pur troppo manca anche ai migliori e classici tra i moderni, questa
è quella che col sentimentale e col sistema del Breme, e nelle poesie {moderne} de' francesi, non si ottiene, e poi non si ottiene; chè
questo stesso sentimentale scopre una certa diligenza ec. scopre insomma il
poeta che parla ec.