35. Eloquenza della lirica riconosciuta nel Petrarca, anteposto per questa parte a Orazio e a tutti gli altri. Copia, semplicità e familiarità, e generalmente indole dello stile del Petrarca.
Eloquence in lyric recognized in Petrarch, who is favored in this respect over Horace and everyone else. The copiousness, simplicity, familiarity, and general nature of Petrarch's style.
23[23,5] Quell'affetto nella lirica che cagiona l'eloquenza, e
abbagliando meno persuade e muove più, e più dolcemente massime nel tenero, non
si trova in nessun lirico, nè antico nè moderno se non nel Petrarca, almeno almeno in quel grado: e Orazio quantunque forse sia superiore
nelle immagini e nelle sentenze, in questo affetto ed eloquenza e copia non può
pur venire al paragone col Petrarca: il
cui stile ha in oltre (io non parlo qui solo delle canzoni amorose ma anche
singolarmente e nominatamente delle tre liriche: O aspettata in ciel beata e
bella, Spirto gentil che quelle membra reggi,
Italia
mia ec.) ha una semplicità e candidezza sua propria, che
però si piega e si accomoda mirabilmente alla nobiltà e magnificenza del dire,
(come in quel: Pon mente
al temerario ardir di Serse
ec.
*
) così in tutto il corpo e continuatamente, come nelle
varie parti e in quelle dove egli si alza a maggior sublimità e nobiltà che per
l'ordinario: si piega alle sentenze (come in quel: Rade volte addivien che a l'alte
imprese
*
ec.) quantunque di quelle spiccate non n'abbia
gran fatto in quelle tre canzoni: si piega ottimamente alle immagini delle quali
le tre canzoni abbondano e sono innestate nello stile e formanti il sangue di
esso ec. (come: Al qual
come si legge, Mario aperse sì
'l fianco
*
ec. Di lor vene ove il nostro ferro mise
*
ec.
Le man le avess'io
avvolte entro i capegli
*
ec.)