[24,3] Nuova strada per gl'italiani s'aperse il Chiabrera, solo veramente Pindarico,
non escluso punto Orazio, sublime alla
greca Omerica e Pindarica, cioè dentro grandi ma giusti limiti, e non
all'orientale come il Filicaja
sublime, colla conveniente e greca semplicità, per mezzo dell'accozzamento τῶν λημμάτων
*
,
come dice Longino, cioè di certe parti della cosa che unite tutte insieme
formano rapidamente il sublime, e un sublime, come dico, rapido inaffettato e in
somma pindarico; robusto nelle immagini, {sufficientemente} fecondo nell'invenzione e nelle novità, facile
appunto come Pindaro a riscaldarsi
infiammarsi, sublimarsi anche per le cose tenui, e dar loro al primo tocco
un'aria grande ed eccelsa. Fu ardito {caldo veemente
urtantesi nelle cose, ardito} nelle voci (come instellarsi
inarenare) nelle locuzioni nelle costruzioni, nel
trarre dal greco e latino le forme così de' sentimenti, (come: Canz. 70.
Eroica: Meco non vo' che vaglia sì
sconsigliata voce
*
, e altrove: A me non scenda in cor sì ria
parola
*
: e nota ch'io dico le forme de' sentimenti e non i
sentimenti) come delle parole, nel che alle volte fu felice, come: Canz.
Eroica 23: Qual non fe scempio sanguinoso
acerbo L'aspro cor dell'Eacide superbo
*
? Canz.
eroica 71: Sol fe contrasto il gran sangue
di Guisa
*
ec. Imitò anche bene i greci e Pindaro e Orazio nell'economia del comportamento. E certo alle
volte è nobilissimo tanto pel sentim. quanto per le parole: ma pochissimi pezzi
finiscono di piacere; non arriva quasi mai, non ostante quello che s'è detto del
suo stile estrinseco alla felicità d'espressione, e alla bellezza della
composizione delle parole d'Orazio, è
oscuro assai spesso per le costruz. gli equivoci (non già voluti, come i
seicentisti, ma non avvertiti o trascurati) la soppressione delle idee
intermedie ne' passaggi (se ben questa è naturale, perchè
25 il poeta fervido quantunque non passi mai da un pensiero all'altro
senza una qualche cagione e occasione che è come il legame delle diverse idee,
nondimeno questo legame essendo sottilissimo lo salta facilmente, o anche non
saltandolo affatto, il lettore non lo arriva a vedere) e anche nel passare per
es. dalle premesse alla conseguenza ec. insomma è sovente sconnesso, (ma questa
potrebbe anche essere una lode per la verita[verità] dell'imitazione dell'affetto e dell'estro, e tutto questo
difetto dell'oscurità lo ha comune con Pindaro) ha qualche macchia di seicentisteria, che però è rara e non
farebbe gran caso; ha qualche metafora non seicentesca affatto, ma troppo
ardita, alla pindarica sì, ma soverchiamente ardita, come Canz. Eroica 14. dice dell'armi di
Toscana: Elle non tra i
confin del patrio lito, Quasi belve in covili, Ma fero udir gentili Per
le strane foreste aspro ruggito
*
:
Canz. Eroica 41. chiama le vele: le tessute penne;
*
(se ben quella del ruggito si potrebbe difendere colla similitudine che precede,
delle belve, onde si riferisse a quella, cioè la metafora non fosse più
semplicemente delle armi ruggenti, ma cambiate in fiere o assomigliate alle
fiere e così ruggenti, per una enallage pindarica) fa forza alla lingua nelle
voci (come le composte alla greca: ondisonante ec. che
la nostra lingua non ama) nelle forme trasportate dal greco e lat.
infelicemente, (giacchè non sempre anzi non sovente è felice come ho detto di
qualche volta) nelle locuzioni nelle costruzioni; e quel ch'è più e che
l'uccide, è disugualissimo ridondante di pezzi deboli {pel
sentimento} anzi anche di Canzoni o intere o quasi; di stile per
l'ordinario infelice lingua incolta (neglexit linguę cultum
*
, dice il Gravina nella lettera latina al Maffei, e così è) sì che non
sono se non rarissimi quei pezzi dei quali si possa dire tutto il bene, e in
cui, quando anche l'immagini e i sentimenti sieno perfetti il che non è tanto
raro, l'esteriore dello stile non abbia difetti che saltano grandissimamente
all'occhio e disgustano. Che s'egli avesse avuto scelta (delectum rerum et limam
amisit
*
, dice verissimamente il Gravina
l. c.) e
lima (delle quali forse e massime della seconda non era capace) sarebbe il più
gran lirico pindarico che abbia qualunque nazione antica e moderna, da non
potersegli paragonare nè Orazio nè verun
altro eccetto lo stesso Pindaro.
Questi difetti principalmente (di scelta e di lima tanto per le cose che per le
parole, giacchè gli altri accennati di sopra non son tanto gravi, e già si sa
che un gran poeta deve aver grandi difetti, sì che se non fossero altro che
quelli, io non dubiterei di tenerlo tuttavia per un gran lirico) fecero che
siccome era nato {effettivamente} il suo lirico
all'Italia, così anche le venne meno, giacchè non si
può dire che sieno buone poesie liriche i versi del Chiabrera, ma solamente che questi fu vero poeta
lirico.