[27,1] Emulo impotente di Pindaro il Guidi cercò la
grandezza e per trovarla si raccomandò anche agli Orientali e tolse più forme e
immagini dalla scrittura, ma gli mancò la forza sufficiente di fantasia, nè in
lui trovo nessuna novità se non per rispetto al suo secolo, avendo sfuggito
benchè non affatto le seicentisterie. Nudo intierissimamente d'affetto, in
verità non si può dire che abbia disuguaglianze perchè tutte quante le sue
canzoni sono coperte {si può dire} ugualmente di uno
strato di perfetta e formale mediocrità, e freddezza. Io non so come si possa
dire che abbia trasportato ne' suoi versi il fuoco e l'entusiasmo di Pindaro, (così la Biblioteca Italiana num.
8. Bibliografia) quando io, lette tutte le sue canzoni mi trovo come un marmo: e si vede bene ch'egli
cerca di grandeggiare e d'innalzarsi, ma la sua grandezza nè si communica col
lettore innalzandolo, nè lo percuote e stordisce, restando non dico gonfia
(perchè in verità il suo difetto non è la turgidezza) ma vota e senza effetto e
questo per due cagioni. L'una la debolezza della sua fantasia, che non gli
suggeriva spontaneamente e copiosamente cose grandi, l'altra (che in parte o
tutta si riferisce alla prima e solamente è più speciale) che i suoi sublimi che
sono sparsi a larghissima mano per tutte le sue Canzoni non sono formati
rapidamente dalla scelta τῶν ἄκρων λημμάτων
*
, come dice Longino, come fa Pindaro e Omero e il Chiabrera, con
che vengono ad ἐπιπλήττειν il Lettore e te lo strascinano e sbalzano qua e là
stordito e confuso a voglia loro, ma è composto placidissimamente di lunghe
enumerazioni di cose di parti d'immagini accozzate e messe una dopo l'altra
ordinatamente e in simmetria senza rapidità di stile e freddamente sì che
quantunque le immagini {metafore} ec. stieno in regola
e però non ci sia turgidezza, contuttociò non fanno altro che un gran fresco
perchè il sublime non si può formare in quel modo. In somma ha bisogno di una
pagina per formare un quadro o pezzo qualunque sublime, dove Pindaro e il Chiabrera di pochi versi, questi come Dante è nel dipingere, quello com'è Ovidio. La dicitura non ha altro pregio che una
purgatezza competente, senz'ombra di proprietà nè d'efficacia;
28 nè anche ha quegli ardiri spessissimo infelici, ma pure alle volte
felici del Chiabrera, nè l'oscurità
nè veruno di quei difetti, che comunque tali pur paiono aver che fare colla
lirica ed esser quasi naturali a un vero lirico, sì come a Pindaro. Lo stesso dico dell'intrinseco dello stile,
tanto rispetto all'oscurità quanto all'ardire che nel Guidi non si trova {si può
dire} altro ardire se non qualche cosa presa dalla Scrittura, come di
sopra ho detto, e quanto a queste cose prese dalla Scrittura io parlo delle
canzoni, non della traduzione delle sei Omelie, dove prese un po' più, tenendo
dietro al testo di esse, anzi le scelse apposta per tener dietro allo stile
Davidico, (quantunque l'abbia fatto senz'ombra di forza annacquatissimamente)
che questa traduzione è un vero mostro (per motivo dei pensieri del modo ec.
mentre sono Omelie in versi, con citazioni di Padri debolissime stiracchiate
schifose) e non merita che se ne dica altro: {e pure son
l'ultima e più studiata cosa ch'egli facesse.} Del resto il verso è
sonante, e dico sonante perchè non posso dire armonioso se per armonia vogliamo
intendere la finezza dell'arte di verseggiare trovata {dagl'italiani} dopo, il ritmo analogo ai sentimenti, la varietà ec.
ec.