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43. Giudizio sulla lirica del Guidi.

Critique of Guidi's poetry.

27-28

[27,1]  Emulo impotente di Pindaro il Guidi cercò la grandezza e per trovarla si raccomandò anche agli Orientali e tolse più forme e immagini dalla scrittura, ma gli mancò la forza sufficiente di fantasia, nè in lui trovo nessuna novità se non per rispetto al suo secolo, avendo sfuggito benchè non affatto le seicentisterie. Nudo intierissimamente d'affetto, in verità non si può dire che abbia disuguaglianze perchè tutte quante le sue canzoni sono coperte {si può dire} ugualmente di uno strato di perfetta e formale mediocrità, e freddezza. Io non so come si possa dire che abbia trasportato ne' suoi versi il fuoco e l'entusiasmo di Pindaro, (così la Biblioteca Italiana num. 8. Bibliografia) quando io, lette tutte le sue canzoni mi trovo come un marmo: e si vede bene ch'egli cerca di grandeggiare e d'innalzarsi, ma la sua grandezza nè si communica col lettore innalzandolo, nè lo percuote e stordisce, restando non dico gonfia (perchè in verità il suo difetto non è la turgidezza) ma vota e senza effetto e questo per due cagioni. L'una la debolezza della sua fantasia, che non gli suggeriva spontaneamente e copiosamente cose grandi, l'altra (che in parte o tutta si riferisce alla prima e solamente è più speciale) che i suoi sublimi che sono sparsi a larghissima mano per tutte le sue Canzoni non sono formati rapidamente dalla scelta τῶν ἄκρων λημμάτων * , come dice Longino, come fa Pindaro e Omero e il Chiabrera, con che vengono ad ἐπιπλήττειν il Lettore e te lo strascinano e sbalzano qua e là stordito e confuso a voglia loro, ma è composto placidissimamente di lunghe enumerazioni di cose di parti d'immagini accozzate e messe una dopo l'altra ordinatamente e in simmetria senza rapidità di stile e freddamente sì che quantunque le immagini {metafore} ec. stieno in regola e però non ci sia turgidezza, contuttociò non fanno altro che un gran fresco perchè il sublime non si può formare in quel modo. In somma ha bisogno di una pagina per formare un quadro o pezzo qualunque sublime, dove Pindaro e il Chiabrera di pochi versi, questi come Dante è nel dipingere, quello com'è Ovidio. La dicitura non ha altro pregio che una purgatezza competente, senz'ombra di proprietà nè d'efficacia;  28 nè anche ha quegli ardiri spessissimo infelici, ma pure alle volte felici del Chiabrera, nè l'oscurità nè veruno di quei difetti, che comunque tali pur paiono aver che fare colla lirica ed esser quasi naturali a un vero lirico, sì come a Pindaro. Lo stesso dico dell'intrinseco dello stile, tanto rispetto all'oscurità quanto all'ardire che nel Guidi non si trova {si può dire} altro ardire se non qualche cosa presa dalla Scrittura, come di sopra ho detto, e quanto a queste cose prese dalla Scrittura io parlo delle canzoni, non della traduzione delle sei Omelie, dove prese un po' più, tenendo dietro al testo di esse, anzi le scelse apposta per tener dietro allo stile Davidico, (quantunque l'abbia fatto senz'ombra di forza annacquatissimamente) che questa traduzione è un vero mostro (per motivo dei pensieri del modo ec. mentre sono Omelie in versi, con citazioni di Padri debolissime stiracchiate schifose) e non merita che se ne dica altro: {e pure son l'ultima e più studiata cosa ch'egli facesse.} Del resto il verso è sonante, e dico sonante perchè non posso dire armonioso se per armonia vogliamo intendere la finezza dell'arte di verseggiare trovata {dagl'italiani} dopo, il ritmo analogo ai sentimenti, la varietà ec. ec.

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