6. Andamenti della letteratura in generale, coll'applicazione o esemplificazione particolare dell'italiana.
General tendencies in literature, with specific application to or examples from the Italian one.
3-4[3,5] Il quattrocento restò dal fare, ma conservava l'idea del
bello incorrotta; però benchè non facesse, pure apprezzava il fatto anzi lo
cercava: quindi l'infinito studio de' Classici e l'erudizione dominante nel
secolo. Il cinquecento col capitale acquistato nel 400. e coll'istradamento del
300 tornò a fare. Ma il seicento perchè era non debole ma corrotto, non
solamente non sapea far bene, ma disprezzava il ben fatto anzi gli dispiacea.
Quindi la dimenticanza di Dante del Petrarca ec. che non si stampavano più.
Nel principio del settecento ripigliammo non le forze, ma solo il buon gusto e
l'amore degli studi classici, e la prima metà di questo secolo somiglia però al
quattrocento, nè si fa molto conto di quest'epoca di risorgimento perchè non
produsse (come il 400) nessun lavoro d'arte fuorchè la Merope, e durò
tanto poco che un uomo stesso potè aver veduto il tempo di corruzione il
risorgimento e il ricadimento. Ricadute le nostre lettere (nella imitazione e
studio degli stranieri) son comparsi nella {seconda}
metà del 700 e principio dell'800 i nostri
4 ultimi lavori
d'arte. Questi sono di quegli {scrittori} che nella
corruzione si conservano illesi, non possono essere stimati da molti ec. Ma
adesso l'arte è venuta in un incredibile accrescimento, tutto è arte e poi arte,
non c'è più quasi niente di spontaneo, la stessa spontaneità si cerca a tutto
potere ma con uno studio infinito senza il quale non si può avere, e senza il
quale a gran pezza l'aveano (spezialmente nella lingua) Dante il Petrarca l'Ariosto ec. e
tutti i bravi trecentisti e cinquecentisti. Questo avviene perchè ora si viene
da un tempo corrotto (oltrechè si sta pure tra' corrotti) e bisogna porre il più
grande studio per evitare la corruzione, principalmente quella del tempo la
quale prima che abbiamo pensato a guardarcene s'è impadronita di noi, e poi
quella dei tempi passati, perchè adesso conosciamo tutti i vizi delle arti e ce
ne vogliamo guardare, e non siamo più semplici come erano i greci e i latini e i
300ti[trecentisti] e i
500ti[cinquecentisti] perchè siamo passati
pel tempo di corruzione e siamo divenuti astuti nell'arte, e schiviamo i vizi
con questa astuzia e coll'arte non colla natura come faceano gli antichi i quali
senza saperne più che tanto pure perchè l'arte era in sul principio e non ancora
corrotta nongli schivavano ma non ci cadevano. Erano come fanciulli che non
conoscono i vizi, noi siamo come vecchi che li conosciamo ma pel senno e
l'esperienza gli schiviamo. E però abbiamo moltissimo più senno e arte che gli
antichi, i quali per questo cadevano in infiniti difetti (non conoscendoli) in
cui adesso non cadrebbe uno scolaro. Vizi d'Omero concetti del Petrarca
grossezze di Dante, seicentisterie
dell'Ariosto del Tasso del Caro traduzione dell'Eneide
ec. E però adesso le nostre opere grandi (pochissime perchè ancora siamo nella
corruzione onde pochissimi emergono) saranno tutte senza difetti, perfettissime,
ma in somma non più originali, non avremo più Omero
Dante l'Ariosto. Esempio manifesto del Parini
Alfieri
Monti ec.. Onde apparisce quel che io
disopra ho detto che dopo che le arti di fanciulle e incorrotte si son fatte
{mature} e corrotte, (come gli uomini di mezza età
viziosi) invecchiando e ravvedendosi, non potranno più ripigliare il vigore
della fanciullezza e giovinezza. Le arti presso i Greci e i latini corrotte una
volta non risorsero più presso noi van risorgendo. primo esempio finora al
mondo, dal quale solo si possono cavare le prove pratiche della mia sentenza. Se
non che i poeti e altri scrittori grandi d'oggi stanno in certo modo agli
antichi del 300 e 500 come i greci dei secoli d'Augusto
{e degli imperatori} p. e. Dionigi Alicarnasseo, Dione, Arriano ad Erodoto
Tucidide
Senofonte: ma questi eran passati
{per un'età} e si trovavano ancora in un'età più
tosto di debolezza che di corruzione.