62. Giudizio critico sopra il libretto de Arte dicendi attribuito a Celso.
Critique of the book de Arte dicendi attributed to Celso.
34-36[34,1]
Il
libellus de Arte dicendi pubblicato sotto il nome di Celso da Sisto {a} Popma in
Colonia nel 1569. e ristampato come rarissimo dal
Fabricio in fondo alla
Bibl. Lat. lo giudico un compendio o uno spoglio o
un pezzo compendiato dell'opera di Celso
sull'Eloquenza ch'era parte della grand'opera sulle arti
di cui c'è rimasta la medicina. E raccolgo che sia di Celso dalla facile eleganza o piuttosto facilità
elegante tutta propria di Celso che si
trova in vari luoghetti sparsi per tutto il brevissimo libricciuolo misti a un
rimanente confuso, o inelegante, e anche barbaro e inintelligibile, il che
dimostra l'altra parte del mio giudizio, cioè che questa non sia l'opera intera
di Celso come pare ch'abbia creduto il
Fabricio l. 4. c. 8. fine p. 506. fine, oltrechè come vedo
nel Tiraboschi qui non si trova
35 tutto quello che Quintiliano cita dell'opera di Celso. Anche Curio Fortunaziano
Retore nei Rettorici
latini del Pithou p. 69.
cita Celso. Trovo poi anche parecchi
modi e parole che mi persuadono che il libretto sia cavato veramente da Celso, perchè sono frequenti e
familiari sue nei libri della Medicina, p. e. §. 3. Oratoris artibus nemo instrui potest, nisi cui ingenium et
frequens studium est. Primum animi sit
(assoluto) oportet qędam[quaedam]
{naturalis} ad videndas ediscendasque res potentia. Tum vox, (nota l'omissione del sit
oportet, e la dipendenza di questo periodo dal
precedente familiarissimo a Celso) latus, decor, valetudo, frugalitas, laboris
patientia
*
. E tutto il §. {è di}
maniera {affatto Celsiana.} E §. 4.
Super hoc, per oltre a ciò,
{usitato da Celso,} e la particella ubi per
quando, allorchè
{se} familiariss. a Celso, e usata spesso qui pure, cioè §. 9. e 10. tre volte, 11. due volte, e 17. due
volte. E §. 10. Neque alienum est, ubi longior
fuerit expositio vel narratio, extrema ita finire, ut admoneas quęcunque[quaecunque] dixeris
*
. E ivi poco dopo: Nec semper debet
orator veterum se pręceptis[praeceptis] addicere, sed scire debet
incidere novam materiam quę[quae] novi aliquid postulet
*
. {+E quanto all'incidere, si trova anche in simile maniera §. 11. Evenit ut ante sit
respondendum quam sit ponenda narratio, ut pro Milone: incidit
caussę[caussae] genus quod
summam habet quęstionis[quaestionis]
*
. E ib. ec.} E ib. più sopra: Alterum genus est
in quo utique (modo familiarissimo a Celso) ęque[aeque] supervacua narratio est
*
e
così §. 12. hęc[haec] enim verisimilia sunt,
non utique vera
*
. E §. 13. Cum autem diu
dicere volet, omne argumentum ornatius exequetur.
*
E ivi: Si unum argumentum validum est et unum
frivolum, a valido incipies, frivolum persequeris, rursum validum
repetes
*
. E ivi
Cum aliquibus partibus causa laborat, utilius
ordinem quęstionum[quaestionum]
confundimus, quas ex toto tractare non
expedit
*
. Modo totalmente Celsiano al quale è
familiarissimo quando appo gli altri è se, non altro, raro, a mio parere; e che
quasi solo basterebbe appresso me per farmi credere che il libretto sia cavato
veramente da Celso. Modo del resto
levato di peso dal greco ἐξ ἅπαντος, alla qual lingua s'accosta anche moltissimo
e la maniera {di Celso} in generale, e molti modi frasi locuzioni ec. in
particolare {(e la semplicità}
{e la forma della costruzione tanto del tutto, quanto dei
periodi, del collegamento loro ec.),} come a lingua madre, nel modo
che alla italiana s'accosta come a lingua figlia. Si trova anche nel §. 3. l'avverbio in totum per totalmente,
che, se ben mi ricorda,
36 si trova anche frequentemente
appresso Celso.