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73. Del volgare latino. Parole latine antichissime disusate dagli scrittori aurei, usate da quelli de' bassi tempi e ne' volgari moderni.

On vernacular Latin. Very ancient Latin words unused by the golden writers and used by those of the low period and by the vulgar moderns.

42

[42,1]  Un'altra prova dell'esser la nostra lingua italiana derivata dal volgare di Roma del buon tempo si trae dalle parole antichissime {Latine} poi andate in disuso presso gli scrittori, che ora si trovano nell'italiano, le quali è manifesto che con una successione continuata sono passate da quegli antichissimi tempi sino a noi, perchè nessuno certo l'è andato a pescare negli scrittori antichissimi latini perduti poi ancora prima del nascere della nr̃a[nostra] lingua, come Lucilio Ennio Nevio ec. Di maniera che tra questi antichi che le usavano e noi che le usiamo non bisogna lasciare nessun intervallo voto, perchè non sarebbero più rinate, se non vogliamo dire che sia un caso, il che non si lascerà credere appena agli Epicurei. Dunque non essendoci altra catena tra quegli scrittori e noi che il volgare Latino, giacchè gli scrittori le aveano dismesse, resta che questo si riconosca per conservatore e propagatore all'italiano di quelle voci. Come pausa usata dagli antichi scrittori latini, poi disusata, poi tornata in uso a' tempi bassi e quindi nell'italiano, (v. il Du Cange) certo non saltò da quei secoli antichi ai bassi così per miracolo, (giacchè certo quei miserabili scrittori Latino-barbari non la trassero dagli antichissimi autori forse già perduti e certo a loro o ignoti, o tutt'altro che letti e studiati) ma discese per una via continuata la quale non può esser altro che il popolare latino. E questo credo che si possa parimente dire di moltissime altre voci.

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