6. ottobre 1820.
[264,1] Anticamente il cercare e istruirsi in diverse scuole
non serviva come ora ad imparar sempre più, giacchè tutte le scuole seguono gli
stessi principii, e non si diversificano se non per la diversa disciplina che
professano. Ma allora per imparare le dottrine di una scuola, bisognava
disimparare quelle
265 dell'altra, e scegliere quale si
voleva seguire, giacchè ciascuna contraddiceva alle altre. E perciò gli uomini
di un certo ingegno mediocre si attaccavano ad una setta, imparavano i dogmi di
una sola scuola, di quelli erano contenti, e si chiamavano col nome della loro
setta. Altri un poco maggiori d'ingegno o di presunzione introducevano qualche
cangiamento nelle dottrine de' loro maestri, o vi aggiungevano qualche cosa, e
si facevano capi di un nuovo ramo della setta stessa. Gl'ingegni superiori, non
si servivano della istruzione che prendevano in diverse scuole se non per
isceglierne il meglio, o quello che credessero tale, e fondere insieme i dogmi
scelti da varie sette, per formare o di essi soli, o di altri che
v'aggiungessero del proprio, o di un nuovo sistema cavato dalle varie e
discordanti idee acquistate, una nuova scuola e setta, come fece Platone che amò d'istruirsi in varie
scuole, e ascoltò Socrate, (altri due subito dopo la sua morte, nominati dal Laerzio nel principio della vita di Platone), i Pitagorici, gli Egiziani, e voleva
anche ascoltare i maghi di Persia, ma non potè a cagione
delle guerre d'Asia. E
266 delle
varie dottrine imparate e scelte da queste sette compose il suo nuovo sistema.
(6. Ottobre 1820.).